Bce, Draghi: Pil e inflazione in rafforzamento

di Daniele Chicca
14 Dicembre 2017 18:46

La Bce ha mantenuto invariata la forward guidance sui tassi e anche le dichiarazioni sul piano di accomodamento monetario che da gennaio proseguirà al ritmo di 30 miliardi di euro di acquisti di Bond al mese, fino almeno a fine settembre. Nella conferenza stampa successiva alla decisione sui tassi, Mario Draghi ha osservato che ci sono segnali forti di ripresa dell’inflazione e di un bel ritmo di crescita per l’economia. Sono fattori importanti dal momento che la Bce manterrà intatte le politiche di stimolo monetario finché la traiettoria dell’inflazione non mostrerà un andamento sostenuto verso l’obiettivo del 2% fissato dalle autorità di politica monetaria. Draghi ha sottolineato al contempo “la necessità di misure di accomodamento monetario ampie”, per rilanciare produttività e potenziale di crescita.

L’inflazione sottostante, aiutata dalle nostre politiche di stimolo, dovrebbe crescere in maniera graduale”, ha dichiarato il presidente della Bce. Le proiezioni dell’inflazione per l’area euro sono per un’espansione dell’1,5% per il 2017, dell’1,4% nel 2018 (contro il +1,2% previsto a settembre), dell’1,5% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020. I dati sui prezzi al consumo dell’anno prossimo sono stati rivisti al rialzo principalmente per le revisioni riguardanti le componenti più volatili come cibo ed energia. Quanto all’economia nel 2017 il Pil dovrebbe crescere del 2,4% quest’anno (dato più alto del 2,2% stimato a settembre), del 2,3% nel 2018 (contro l’1,8% antecedentemente comunicato), dell’1,9% (e non più dell’1,7%) nel 2019 e dell’1,7% nel 2020. I debiti dei governi rimangono alti, ha avvertito Draghi, e un rafforzamento dell’economia rimane una priorità.

La Bce, sottolinea Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca di SPDR ETFs per l’area EMEA, “si è concentrata sulle notizie positive provenienti dai dati, rivedendo potenzialmente le previsioni per il prossimo anno sulla base di forti dati sulla produzione. Allo stesso tempo, l’inflazione rimane ostinatamente bassa, elemento che peserà sulla volontà di normalizzare o irrigidire la politica monetaria troppo rapidamente. Tuttavia, nella settimana precedente all’incontro, i titoli di stato denominati in euro hanno registrato un rally e anche la curva si è appiattita”. L’euro si è portato in area 1,1860 dollari prima di retrocedere a quota $1,180.

Dopo aver provato a riportarsi sopra 1,1850, l'euro è ritornato in area 1,18, anche in seguito alle buone vendite al dettaglio USA di novembre

In ottica investimenti “nel 2018 affrontare l’andamento della curva dell’euro sarà più difficile e lo stesso vale per il profilo rischio/rendimento dei bond sovrani denominati in euro, qualora la normalizzazioni della politica monetaria dovesse essere effettuata più rapidamente di quanto anticipato. Ulteriori sviluppi legati all’inflazione rappresentano ancora la chiave di volta ma l’inflazione salariale faticherà a fare il suo ingresso nell’Eurozona nel suo complesso”.

Anche gli analisti di State Street Global Advisors non si attendono grandi movimenti nei mercati finanziari. Secondo Timothy Graf, responsabile macro strategy per l’area EMEA, “i mercati dei tassi e del reddito fisso dovrebbero gestire senza problemi il comunicato della BCE e le dichiarazioni del presidente Mario Draghi. Il focus sul prossimo anno diventa ancora più importante: se si porrà fine al quantitative easing e ai tassi negativi, l’inflazione dovrà migliorare ulteriormente e mantenersi su un livello più alto di quello attuale”.

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Daniele Chicca 14 Dicembre 201714:54

Draghi ha detto che “siamo sempre più fiduciosi nel ritmo dell’inflazione” anche se l’1,7% del 2020 non è considerato interamente soddisfacente dalla Bce.

Daniele Chicca 14 Dicembre 201715:05

Le revisioni “vanno nella giusta direzione”, ha dichiarato Draghi durante la sessione domanda e risposta. L’ipotesi di varare un piano di acquisto di bond societari non è stata dibattuta. “Si tratta di una possibilità più remota oggi di quanto non fosse sei mesi fa”, secondo Draghi. Le cifre sull’inflazione non sono cambiate di tanto e questo ha fatto sì che la moneta unica perdesse un po’ di slancio.

Quanto alla guidance, Draghi ha ricordato che non è stata discussa l’eventualità di non prendere più in considerazione il rapporto tra QE e inflazione. Le linee guida sui tassi di interesse otterranno una maggiore importanza. Sul Forex l’euro è salito ai massimi di seduta di 1,1860 dollari per via delle revisioni al rialzo sul Pil ma poi è retrocesso un po’ a quota 1,1824 dollari quando Draghi non ha espresso convinzione sull’andamento al rialzo dell’inflazione. In questo senso il presidente si è limitato a dire che la Bce ha fiducia che raggiungerà gli obiettivi di inflazione.

Daniele Chicca 14 Dicembre 201715:28

Julien-Pierre Nouen, Chief Economic Strategist di Lazard Frères Gestion, sottolinea che “durante buona parte di questa conferenza stampa non sono state presentate novità significative. Avendo già rivelato gli aspetti chiave del programma di acquisto di asset per l’anno prossimo durante l’ultimo meeting di ottobre, Mario Draghi ha confermato il suo ormai noto discorso sulla sicurezza del buon funzionamento delle misure della BCE e riguardo la necessità di persistere e pazientare”.

“Non sono stati forniti altri dettagli in merito a come la BCE gestirà il tapering a partire da settembre prossimo, considerando che Draghi intende mantenere una certa flessibilità. Secondo alcuni membri del consiglio direttivo, la BCE dovrebbe adottare una strategia più equilibrata in merito all’uscita dal quantitative easing, ma Draghi potrebbe giustificare la propria politica con i recenti dati sull’inflazione, che sono risultati deboli nonostante una prospettiva di crescita molto forte”.

Daniele Chicca 14 Dicembre 201715:30

Darren Williams, Senior European Economist di AllianceBernstein, osserva che “nonostante la Banca Centrale Europea continui a lanciare messaggi da colomba, Francoforte è chiaramente avviata alla chiusura del Quantitative Easing. La fine del programma di acquisto titoli dovrebbe scattare nel settembre 2018, o per lo meno nella sua parte più consistente. L’Eurotower potrebbe decidere infatti di dilungarsi nel quarto trimestre 2018, un’azione più dimostrativa che di impatto effettivo”.

“Per una stretta sui tassi, invece, dovremo aspettare ancora. Ci attendiamo che la prima revisione del tasso sui depositi possa avvenire nella prima metà del 2019, mentre per il tasso di rifinanziamento il termine potrebbe essere la seconda metà dello stesso anno”. Le previsioni degli economisti si basano sulla graduale evoluzione nelle dinamiche decisionali della Bce, all’interno delle quali i ritmi di crescita hanno assunto più importanza rispetto alle aspettative di una brusca accelerazione dell’inflazione. “Se i prezzi dovessero salire in maniera sorprendente, tuttavia, la risposta di Francoforte dovrebbe essere molto più aggressiva, cosa che i mercati al momento non stanno prezzando”.