Economia

Bce, Draghi: Pil e inflazione in rafforzamento

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La Bce ha mantenuto invariata la forward guidance sui tassi e anche le dichiarazioni sul piano di accomodamento monetario che da gennaio proseguirà al ritmo di 30 miliardi di euro di acquisti di Bond al mese, fino almeno a fine settembre. Nella conferenza stampa successiva alla decisione sui tassi, Mario Draghi ha osservato che ci sono segnali forti di ripresa dell’inflazione e di un bel ritmo di crescita per l’economia. Sono fattori importanti dal momento che la Bce manterrà intatte le politiche di stimolo monetario finché la traiettoria dell’inflazione non mostrerà un andamento sostenuto verso l’obiettivo del 2% fissato dalle autorità di politica monetaria. Draghi ha sottolineato al contempo “la necessità di misure di accomodamento monetario ampie”, per rilanciare produttività e potenziale di crescita.

L’inflazione sottostante, aiutata dalle nostre politiche di stimolo, dovrebbe crescere in maniera graduale”, ha dichiarato il presidente della Bce. Le proiezioni dell’inflazione per l’area euro sono per un’espansione dell’1,5% per il 2017, dell’1,4% nel 2018 (contro il +1,2% previsto a settembre), dell’1,5% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020. I dati sui prezzi al consumo dell’anno prossimo sono stati rivisti al rialzo principalmente per le revisioni riguardanti le componenti più volatili come cibo ed energia. Quanto all’economia nel 2017 il Pil dovrebbe crescere del 2,4% quest’anno (dato più alto del 2,2% stimato a settembre), del 2,3% nel 2018 (contro l’1,8% antecedentemente comunicato), dell’1,9% (e non più dell’1,7%) nel 2019 e dell’1,7% nel 2020. I debiti dei governi rimangono alti, ha avvertito Draghi, e un rafforzamento dell’economia rimane una priorità.

La Bce, sottolinea Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca di SPDR ETFs per l’area EMEA, “si è concentrata sulle notizie positive provenienti dai dati, rivedendo potenzialmente le previsioni per il prossimo anno sulla base di forti dati sulla produzione. Allo stesso tempo, l’inflazione rimane ostinatamente bassa, elemento che peserà sulla volontà di normalizzare o irrigidire la politica monetaria troppo rapidamente. Tuttavia, nella settimana precedente all’incontro, i titoli di stato denominati in euro hanno registrato un rally e anche la curva si è appiattita”. L’euro si è portato in area 1,1860 dollari prima di retrocedere a quota $1,180.

Euro sceso a 1,180
Dopo aver provato a riportarsi sopra 1,1850, l’euro è ritornato a 1,18, anche in seguito alle buone vendite al dettaglio Usa (MPS)

In ottica investimenti “nel 2018 affrontare l’andamento della curva dell’euro sarà più difficile e lo stesso vale per il profilo rischio/rendimento dei bond sovrani denominati in euro, qualora la normalizzazioni della politica monetaria dovesse essere effettuata più rapidamente di quanto anticipato. Ulteriori sviluppi legati all’inflazione rappresentano ancora la chiave di volta ma l’inflazione salariale faticherà a fare il suo ingresso nell’Eurozona nel suo complesso”.

Anche gli analisti di State Street Global Advisors non si attendono grandi movimenti nei mercati finanziari. Secondo Timothy Graf, responsabile macro strategy per l’area EMEA, “i mercati dei tassi e del reddito fisso dovrebbero gestire senza problemi il comunicato della BCE e le dichiarazioni del presidente Mario Draghi. Il focus sul prossimo anno diventa ancora più importante: se si porrà fine al quantitative easing e ai tassi negativi, l’inflazione dovrà migliorare ulteriormente e mantenersi su un livello più alto di quello attuale”.