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Anche l’Italia aderisce alla Blockchain Partnership

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Non c’è solo la legge di Bilancio: il governo è convinto di aver fatto fare all’Italia un altro passo importante per alimentare lo sviluppo e la crescita economica quando ha firmato un’alleanza sulla blockchain. L’Italia, uno dei paesi rimasti più indietro e più scettici nei confronti delle nuove tecnologie legate al mondo delle criptovalute e della blockchain sulla quale si basano, ha invece deciso di entrare a far parte del gruppo di paesi europei firmatari.

L’Europa, che nei casi di Svizzera e Malta ha già apparati normativi volti a regolare e favorire l’introduzione della blockchain nell’industria e nell’economia reale (tanto che l’isola del Mediterraneo viene chiamata “Blockchain Island“), ha intenzione di giocare un ruolo di primo piano nello sviluppo delle tecnologie blockchain.

Sono ventuno i paesi dell’Unione Europea (Austria, Belgio, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Norvegia) che hanno già sottoscritto gli impegni della cosiddetta “European Blockchain Partnership” in occasione del Digital Day 2. In un secondo momento si sono uniti Grecia, Romania, Danimarca e Cipro, secondo quanto annunciato in una nota dal ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio.

“L’Italia ne era inspiegabilmente rimasta fuori, almeno fino ad oggi. Lo scopo principale della collaborazione tra gli Stati membri sarà lo scambio di esperienze e competenze in campo tecnico e normativo, soprattutto al fine di promuovere la fiducia degli utenti e la protezione dei dati personali, aiutare a creare nuove opportunità di business e stabilire nuove aree di leadership dell’Ue a beneficio dei cittadini, dei servizi pubblici e delle aziende”.

Le potenzialità e gli usi della tecnologia blockchain

Di Maio è poi entrato più nel dettaglio spiegando che “a livello regolamentare si tenderà alla creazione di un ambiente flessibile, che rispetti le leggi dell’Unione Europea attraverso chiari modelli amministrativi. Ad oggi la Commissione europea ha investito oltre 80 milioni di euro in progetti legati al Blockchain e circa 300 milioni di euro sono previsti per lo sviluppo della tecnologia entro il 2020. A febbraio di quest’anno la Commissione ha lanciato inoltre il ‘Blockchain Observatory and Forum‘, che rappresenta uno degli archivi più completi sulla blockchain a livello globale.

La rete Blockchain, una sorta di libro mastro decentralizzato di dati e informazioni immutabili, viene ritenuta una tecnologia innovativa per tutte le possibili applicazioni utili nell’economia reale. Per via della sua immutabilità e del fatto che le informazioni vengono condivise senza dover passare da alcun mediatore, il sistema consente di effettuare operazioni con maggiore efficienza e rapidità. La trasparenza e condivisione delle informazioni consente al contempo di garantire maggiore sicurezza.

Tra i possibili usi della blockchain nel commercio e nell’economia reale, oltre ai pagamenti digitali e trasferimenti di denaro, si possono citare le supply chain alimentari, le auto senza pilota, il mondo finanziario ma anche della beneficenza e della medicina. La rete più avere anche una grande utilità nel settore pubblico, per esempio in ambito giuridico o di assistenza medica, nel campo del welfare oppure per velocizzare e snellire la burocrazia.

Una cosa è sicura: la blockchain ha le potenzialità per rivoluzionare il nostro modo di vivere e di fare affari. Nel campo degli investimenti e delle transazioni di denaro il cambiamento è già in atto. Come ha scritto l’Harvard Business Review in uno studio, “la blockchain farà al mondo della finanza quello che Internet ha fatto per il mondo dei media“.