Economia

Pmi Eurozona, crescita ai minimi di 20 mesi

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ROMA (WSI) – L’attività economica dell’area euro ha visto il ritmo della crescita rallentare ai minimi di venti mesi alla fine del terzo trimestre, un esempio delle difficoltà incontrate dai politici della regione a ravvivare la crescita e dare slancio all’inflazione.

I dati dimostrano anche che se viene a mancare il traino della Germania, dove il settore dei servizi è rimasto praticamente congelato nel periodo preso in esame da Markit, la crescita dell’attività economica rimarrà stagnante.

L’indice Pmi composito dell’Eurozona ha subito un calo attestandosi a 52,6 punti a settembre, dopo i 52,9 riportati in agosto. Sono i dati preminari pubblicati da Markit. Il settore terziario ha registrato un indebolimento, mentre il manifatturiero ha visto un miglioramento.

Bce ricorrerà presto a nuove misure

I tre indici chiave (servizi, manifatturiero e composito) sono rimasti sopra l’area dei 50 punti che divide una fase di espansione da una di contrazione, ma preoccupa la frenata della Germania. Secondo l’economista Rob Dobson dell’istituto Markit la Bce farà ricorso ad altre manovre di stimolo monetario entro fine anno. Sempre che riesca a trovare un modo per creare uno schema legale che scongiuri di incorrere in cause legali.

“Se il quadro generale mostra una crescita trimestrale molto lenta vicina allo 0,3%, resta inoltre chiaro che la ripresa economica è ancora fragile e non riesce a generare alcun tipo di traino reale. Conseguentemente, la creazione di posti di lavoro risulta esitante, con un livello occupazionale che è infatti aumentato al tasso più debole da aprile”.

La frenata del mese in corso è dovuta in gran parte all’indebolimento della locomotiva europea, dove i servizi hanno registrato una crescita praticamente nulla. Markit fa sapere che alla luce degli ultimi dati degli indici Pmi il Pil dovrebbe essere aumentato dello 0,3% nel terzo trimestre dell’anno, una variazione simile a quella vista nel secondo trimestre.

I prezzi al consumo sono saliti per la prima volta in più di un anno, ma di poco, un’indicazione del fatto che le pressioni inflative rimangono fiacche e pressoché immutate.