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Wall Street: prevalgono le vendite. Torna paura stretta Fed

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NEW YORK (WSI) – Wall Street chiude in rosso una seduta altalenante. Dopo la recente corsa che ha permesso ai principali listini di toccare nuovi massimi 2016, sembrano prevalere le prese di beneficio. Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione, scese sui minimi di 43 anni, hanno riacceso il timore che la Federal Reserve possa tornare ad alzare i tassi nei mesi a venire. Si guarda gia’ a giugno, una tempistica che nelle settimane scorse era vista come meno probabile.

Altri dati macroeconomici Usa hanno pero’ deluso: e’ il caso del Superindice dell’economia, cresciuto a marzo meno delle stime, e l’indice manifatturiero della Fed di Philadelphia, tornato a contrarsi. Dal canto suo la Banca centrale europea oggi ha lasciato invariati i tassi di riferimento cosi’ come il suo programma di acquisto di bond ma ha spiegato di essere pronta a usare “tutti gli strumenti a disposizione” per garantire il ritorno dell’inflazione al target di riferimento. In conferenza stampa Mario Draghi ha sottolineato che all’Eurotower non si e’ discusso di stimoli soprannominati “helicopter money”.

L’indice composito dei tecnologici Nasdaq-100 segna -0,05% a 4.954 punti. Il Dow Jones cede lo 0,63% a 17.982 punti e anche l’S&P 500 in calo dello 0,52% a 2.091 punti. I rendimenti dei Treasuries decennali, nel frattempo, sono saliti ai massimi da aprile. Sul valutario l’euro ha bruciato i guadagni iniziali.

Sul fronte americano interesse per le notizie macro sul mercato del lavoro: le richieste iniziali di sussidi la settimana scorsa sono calate al minimo dal 1973, battendo le previsioni degli analisti. L’indice della Fed di Philadelphia ha fatto invece molto peggio delle attese. Il superindice economico si è invece espanso ma lo ha fatto in maniera modesta.

Prosegue inoltre la stagione delle trimestrali: General Motors ha battuto le previsioni e Verizon ha visto crescere i profitti, mentre dopo la chiusura sono attese Alphabet, la holding a cui fa capo Google, e Microsoft. American Express da parte sua ha archiviato il trimestre con un Eps in calo da 1,48 dollari a 1,45 a fronte di ricavi in crescita dell’1,7% a 8,09 miliardi, facendo meglio delle aspettative che erano per un risultato di 1,35 dollari e 8 miliardi di giro di affari.

Il contratto a giugno del greggio ha chiuso in calo invertendo rotta rispetto ai rialzi iniziali, mandati in fumo con il rafforzamento del dollaro. La divisa americana ha iniziato a corre sulla scia del dato sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione Usa, scese sui minimi di 43 anni, e i commenti del governatore della Banca centrale europea. Il contratto a giugno al Nymex ha perso 1 dollaro, il 2,3%, a quota 43,18 dollari al barile.

Nel durante era salito dino a 44,49 dollari, massimi di cinque mesi. Nonostante lo scivolone odierno, il Wti e’ in rialzo di circa il 60% dai minimi pluriennali registrati a febbraio, quando arrivo’ vicino ai 26 dollari al barile.

Per i titoli di stato americani la seduta è all’insegna delle vendite e, dunque, dei ribassi, con i rendimenti, che si muovono in senso inverso ai prezzi, in aumento. Gli yield decennali, benchmark del settore, si attestano in aumento all’1,868%, contro l’1,852% della chiusura di ieri.