Riforma del lavoro
Il Jobs Act è la riforma del lavoro attuata, a partire dal 2014, dal Governo, allora presieduto da Matteo Renzi, attraverso una serie di decreti legislativi. Il termine deriva dalla legge statunitense promulgata nel 2012 dal presidente Barak Obama in favore delle piccole imprese, denominata Jumpstart Our Business Startups Act. Tuttavia, nel nostro Paese, questa riforma ha avuto più ampio respiro e ha coinvolto il mondo del lavoro su vasta scala.
Jobs Act: come funziona
L’idea di una riforma del lavoro viene proposta da Renzi mentre alla guida del governo presiedeva ancora Enrico Letta. In linea generale il contenuto si orientava verso la semplificazione del regolamento sindacale, la costituzione di un’agenzia nazionale per l’impiego e l’entrata in vigore di un contratto unico a tutele crescenti per favorire le assunzioni. Assunte le redini del governo, Renzi dà avvio alla riforma dividendola in due provvedimenti i quali verranno promulgati rispettivamente nel marzo e nel dicembre del 2014.
I mezzi attraverso cui il Jobs Act si propone di favorire l’impiego e migliorare la condizione del diritto al lavoro sono svariati.
Si parte da una semplificazione della selva di tipologie di contratti di lavoro, mirando a un taglio netto dei contratti che favoriscono condizioni di precariato, come i contratti a progetto e i CoCoPro, e verranno favorite, invece, forme contrattuali a tempo indeterminato con caratteristiche che le renderanno più appetibili e convenienti per le aziende.
Previste, inoltre, l’introduzione di nuove indennità sostitutive della Aspi e di un trattamento della disoccupazione commisurato al trascorso contributivo del disoccupato; una riorganizzazione del sistema di cassa integrazione e un miglioramento delle linee attuative dei contratti di solidarietà.
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