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Tonfo mercati: per Monti la colpa e’ dei dubbi sullo scudo limita spread

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Roma – Il “grande nervosismo” sui mercati e sullo spread “ha poco a che fare con i problemi specifici dell’Italia”, piuttosto dipende dalle “notizie, dichiarazioni e indiscrezioni sull’applicazione” delle decisioni prese dal vertice Ue e dovrebbero “essere implementate senza rumore e in tempi brevi”. Così il premier Mario Monti da Soci dopo aver chiarito di non ritenere necessario un vertice europeo straordinario perche’ nell’ultimo summit si sono fatti “rilevanti passi avanti”.

Troppi tentennamenti in Europa e poche risorse per lo scudo anti-spread, l’Italia non c’entra. Sono queste, insomma, le ragioni dell’ennesimo tonfo della borsa e dell’ulteriore impennata nello spread di bond italiani e bonos spagnoli. Eppure, lo stesso premier ammette che per ora sarebbe inutile tornare a far sedere i leader europei intorno al tavolo. Non fino a quando la Corte costituzionale tedesca non avrà sciolto il nodo gordiano che rende zoppo il fondo salva-Stati. L’analisi del presidente del Consiglio arriva al termine dell’ennesimo ‘lunedi’ nerò per le borse e per il differenziale con i bund tedeschi. Lo spread alla fine si attesta a quota 516, e Piazza Affari, dopo aver perso il 5%, recupera per fermarsi a -2,7%. Poteva andare peggio, ma il Professore sa che questo è solo l’inizio. Per questo mette le cose in chiaro. Mentre i listini precipitano e il differenziale schizza, è impegnato nella prima bilaterale con Vladimir Putin. Nella dacia sul Mar Nero del presidente russo, il premier monitora sul telefonino l’andamento dei mercati. Decide però di non modificare il programma. Anche per non dare l’impressione dell’emergenza.

Le notizie che rimbalzano dall’Italia e dalla Spagna, però, tengono banco. E’ lui stesso a parlarne con lo ‘zar’ del Cremlino: la situazione nell’Eurozona è “difficile”, ma proprio per questo dobbiamo “rafforzare i rapporti nell’economia reale, industriale e commerciale”. E in questo, dice Monti a Putin, la Russia rappresenta un partner “strategico” per l’Italia. Durante la conferenza stampa congiunta, sollecitato dai giornalisti, il premier è costretto ad articolare meglio la sua analisi. Dapprima con una certa cautela. Sull’ipotesi di chiedere un vertice europeo straordinario, ad esempio, risponde di non ritenere,”oggi”, necessario un simile passo. Il summit di fine giugno, sottolinea, ha già fatto “passi avanti” per risolvere la crisi dei debiti sovrani. Poi però ammette che i principi non si sono tradotti in fatti. “E’ ovvio che come rivela lo spread c’é grande nervosismo sui mercati”, ma ciò “ha poco a che fare con l’Italia” e dipende semmai da “notizie e indiscrezioni” sull’applicazione delle decisioni prese a Bruxelles. Accordo che invece, a suo avviso, dovrebbe essere “implementato senza rumore e in tempi brevi”. Vuole evitare “allarmismi”, ma è lui stesso a riconoscere che lo scudo così come ipotizzato non basta.

Maggiori risorse per l’attuale Efsf e il futuro Esm (i due fondi salva-Stato che dovrebbero, su richiesta, comprare titoli dei Paesi ‘virtuosi’ in difficoltà) farebbero “ovviamente” comodo, ma “non credo sia molto facile ottenerle nel breve periodo”. Ancora più utile sarebbe la concessione della “licenza bancaria” al Fondo permanente, in modo da consentire all’Esm di attingere alle munizioni della Bce. Ma anche su questo – è costretto a precisare, senza però citare la Germania – ci sono “resistenze”. Eccolo il punto: Monti sa bene che tedeschi (ma anche finlandesi e olandesi) da quell’orecchio non ci vogliono proprio sentire. Proverà a spiegare le sue ragioni nel tour diplomatico che in Agosto lo porterà prima ad Helsinky e poi, dopo una tappa a Madrid, forse all’Aia. Ma i tempi non sono ancora maturi per riaprire il negoziato: a bloccare tutto c’é il pronunciamento della Corte tedesca sulla costituzionalità dell’Esm. Atteso solo a settembre. Ecco perché sarebbe inutile chiedere un vertice straordinario. Ed ecco perché l’Italia farebbe meglio per ora a puntare sull’ “economia reale”.