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Tassi negativi: ecco l’unico investimento migliore dei contanti

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GINEVRA (WSI) – Il contesto non è dei più favorevoli per investire, per usare un eufemismo. In tutto il mondo la ripresa economica stenta, mentre inflazione e rendimenti sono ai minimi storici nei paesi industrializzati. I tassi di crescita mondiale saranno vicini al 5% in termini nominali (3% reale + 2% inflazione) che si possono confrontare con un tasso di oltre il 7,5% registrato nel decennio precedente.

Al contempo, la politica monetaria delle banche centrali ha ormai un effetto placebo sempre più ridotto. Di conseguenza, secondo il responsabile investimenti della Banca cantonale del Vaud, il quale ha partecipato a una sessione domanda e risposta con i lettori del quotidiano svizzero Le Temps, “bisognerà aspettare riforme politiche fiscali meno restrittive e sopratutto delle riforme economiche sensate, come incentivare gli investimenti nei settori più promettenti (biotech), modernizzare le infrastrutture più vecchie, favorire la flessibilità del mercato del lavoro senza onde di choc sociale”.

Ma per questo ci vorrà del tempo, stando alle stime dell’analista Fernando Martins Da Silva. Più che le tensioni geopolitiche a preoccupare Da Silva è la morosità della crescita e dell’inflazione che limitano il potenziale al rialzo dei mercati. Dopo il rally del 2012-2015, ora si trovano sul loro valore adeguato.

Sui mercati azionari, che ormai hanno finito la benzina, bisognerà fare i conti con una certa spiccata volatilità. Le sacche di crescita più sicure si troveranno quindi nei singoli settori e in titoli che hanno dividendi solidi e che sono in grado di offrire rendimenti interessanti rispetto alle obbligazioni.

Per chi può permettersi di correre qualche rischio in più, l’economista dice che alcuni mercati emergenti e società cicliche, nel settore dell’energia e industriale, premesso che la crescita già modesta non si indebolisca. Ma bisognerà comunque accontentarsi di un +5% massimo nei prossimi 18 mesi piuttosto che di un +10%.

Mercati a prova di crisi?

Il potenziale più promettente, seppur accompagnato da punti interroativ e dai rischi più alti, si trova in alcuni mercati in via di sviluppo, che hanno sofferto del rallentamento della crescita cinese, del crollo delle materie prime o di crisi interne, come nel caso del Brasile.

Tutto dipenderà dalla capacità della Cina di stabilizzare la sua economia nei prossimi trimestri. È “in questo paese che risiede il potenziale di rialzo dei prezzi più elevato”.

Un investimento migliore (più sicuro) dei contanti?

“L’orizzonte d’investimento è forse un po’ corto, ma penso che si possa puntare su titoli azionari di qualità che garantiscono dividendi buoni (farmaceutici, beni al consumo durevoli)”, dice Da Silva, consigliando anche di puntare su qualche bond con un rischio di credito in grado di offrire ancora rendimenti interessanti.

Detto questo, “bisogna sicuramente conservare una porzione di cash, perché nel contesto attuale si intravedono un bel po’ di incertezze all’orizzonte (Cina, Brexit, utili trimestrali societari)”.

Investimento a rischio zero non esiste

Per definizione, e non solo per chi fa un investimento oggi, un rischio zero è un’utopia.

Sfortunatamente con le politiche eterodosse delle banche centrali, il rendimento dei titoli a rischio molto basso è diventato addirittura negativo nel mondo della finanza mondiale. “Una soluzione sarebbe quella di prendere qualche rischio, ma diluirlo sulla durata (qualche anno)”.

Quanto ai prodotti derivati o strutturati, sono molto diversi tra loro sia in termini di complessità che di rischi. “Quello che importa per un loro utilizzo eventuale è di capire bene come funzionano, che siano coerenti con un obiettivo preciso e di fare attenzione alla qualità e palmares di chi li emette”.

Fonte:Le Temps