Fondo Salva Stati pagina 6
Non ci sarebbero tempo e risorse per rivolgersi al fondo salva stati EFSF. Gilles Moec, economista di Deutsche Bank, parla dei rischi di un contagio in Italia e Spagna (VEDI VIDEO ALL’INTERNO). Le banche iberiche costituiscono un problema serio.
Angela sotto accusa in Germania: l’accordo sulla Grecia minaccia “di castrare il parlamento tedesco”, aumentando invece l’influenza dell’Europa su questioni fiscali. E gli sforzi non saranno sufficienti: si parla gia’ di un terzo pacchetto di aiuti.
O per la precisione mentre i rendimenti rischiano di risalire. Negli ultimi giorni gli spread si sono ristretti, ma Spagna e Italia sono ancora in una zona di pericolo (vedi grafico all’interno). Per i mercati il punto di non ritorno e’ 6,5%. Bisognava salvare Atene un anno fa. L’intesa non conforta i detentori di bond Piigs.
Accordo a Bruxelles per il secondo salvataggio della Grecia. Il «Piano Marshall» per Atene (c’e’ stata una guerra?) e’ un palcoscenico global per il presidente francese, e’ lui che annuncia: “109 miliardi dall’Unione Europea e oltre 135 miliardi dai privati”. Solita solfa: debito che alimenta debito che alimenta debito. Cioe’: un’Europa (e tutti noi) a buffo.
Dopo la Cina anche Tokyo fara’ il possibile per contribuire alla stabilizzazione delle finanze d’Europa. “Vorremmo proseguire gli sforzi per sostenere il Portogallo”, assicura il ministro delle Finanze (nella foto). Euro su.
Evitato il sell off, anche grazie a Wall Street che ha dato prova di tenuta. L’euro ha riagguantato la soglia degli $1,38. Lo yen ha recuperato terreno dopo le vendite iniziali. A Milano ha brillato Lottomatica.
Tonfi per titoli assicurativi e riassicurativi dopo il pesante catalisma. A New York, l’euro sfonda al ribasso quota $1,38. Petrolio in calo di piĂą del 2% sia per i futures quotati a New York che per il Brent.
Appoggiare la candidatura del governatore della Banca d’Italia al vertice della Bce servirebbe a liberarsi del candidato n.1 al governo tecnico, nel dopo-Berlusconi. Il ministro aggiunge: “Manovra da 30 miliardi a marzo, priva di fondamento”.
A una prima occhiata le cifre sembrano positive. Ma non lo sono se si tiene conto del tracollo del tasso di partecipazione alla forza lavoro. Dollaro e petrolio ai massimi di seduta. Listini +2% in settimana. Dow aggrappato ai 12.000.
Le cifre non sono eccezionali ma per gli economisti la strada intrapresa e’ quella giusta per uscire dalla crisi: tasso di disoccupazione ai minimi di oltre due anni. Da febbraio creati 1 milione di posti. Reazione del dollaro.