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Borsa Milano corre. Ma Draghi ha già fallito

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MILANO (WSI) – Le Borse europee avanzano per la prima volta in tre sedute, mentre Wall Street è sostenuta dal rimbalzo delle materie prime, che aiuta gli indici azionari e in particolare l’S&P 500 a difendere il bastione tecnico, rappresentato dal livello di supporto in area 1.980. Positiva la chiusura di Borsa Milano, che si allontana comunque dai massimi testati durante la sessione. Il Ftse Mib chiude con un progresso +1,06% a 18.208,92.

Banche contrastatea trainare al rialzo il listino, tutt’altro. Mps cede quasi -1%, Bper è positiva con +1,64%, ma BPM -1,23% e BP -2,95% sono sotto pressione. Unicredit +0,84%, ma Ubi banca perde terreno. Salgono invece sulla scia di forti speculazioni di mercato i titoli Mediaset, quasi +7% e anche Telecom, il cui appeal speculativo si smorza tuttavia nel finale.

Nelle sale operative della Borsa di Milano e delle altre piazze d’Europa, questa settimana è aumentata l’incertezza circa le conseguenze che avranno su economia e mercati le manovre di espansione monetaria che Mario Draghi annuncerà domani, giorno dell’evento dell’anno: la riunione in cui la Bce dovrebbe potenziare ulteriormente il Quantitative Easing e ridurre i tassi di deposito già negativi. Le misure intraprese fin qui non hanno avuto gli effetti sperati come dimostra anche la volatilità, ai massimi dal 2008.

Ormai le due misure vengono date per scontato dai mercati, che hanno assistito a dati macro da cui è emersa una fase di deflazione in almeno 11 paesi dell’area euro. Ma non si sa quanto i bazooka e congegni monetari vari saranno efficaci, dal momento che i piani senza precedenti di iniezione di liquidità non hanno dato i risultati sperati, per usare un eufemismo. La ripresa va ancora a rilento e i prezzi al consumo sono vicini o sotto allo zero.

Calano i mercati asiatici, scivolando dai massimi di due mesi, mentre in Europa i listini sono incerti dopo il ritracciamento – per la verità senza troppi patemi – di ieri, causato più che altro dai deboli dati sulla bilancia commerciale pubblicati in Cina. Le esportazioni sono crollate del 25%, alimentando i timori circa un rallentamento della seconda economia al mondo. Penalizzata dalla corsa dello yen, la Borsa di Tokyo è scesa ai minimi di oltre una settimana. L’indice Nikkei ha perso lo 0,8%.

Sul valutario, l’avvicinarsi della riunione della banca centrale europea mette sotto ulteriori pressioni l’euro, che scende sotto $1,10, ma che poi, stretto nella morsa della volatilità, riagguanta la soglia. Lo yen invece torna a essere una delle divise favorite dai mercati, anche grazie ai dati macro pubblicati in Cina, che hanno compromesso l’appetito per il rischio. Detto questo, durante la sessione di Wall Street, il dollaro rivede quota JPY 113.

Tra le materie prime, si stabilizzano metalli e minerali dopo la seduta peggiore da novembre. Oro in flessione a 1.254 dollari l’oncia, ma comunque l’inizio d’anno nel 2016 rimane il migliore dal 1974. Il future sul Petrolio Wti conquista anche quota 37 dollari al barile. I prezzi vengono aiutati dal calo della produzione negli Stati Uniti, ma a impedire rialzi più consistenti contribuiscono la forza del dollaro e i timori circa un indebolimento della domanda. Brent sopra $40 dopo i massimi in tre mesi testati ieri, quando ha superato quota $41.

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