C’è da aspettarsi un rallentamento per il mercato obbligazionario mondiale, specie in Europa dove il braccio di ferro tra Italia e Unione Europea sul deficit rischia di compromettere il sentiment. A dirlo è Saxo Bank nel suo ultimo report trimestrale in cui viene presentato l’outlook sulle varie classi di asset principali di mercato.
Per Steen Jakobsen, Chief Economist e CIO del gruppo, “siamo alla svolta su molti fronti, geopolitico, economico” e sotto il profilo del futuro della globalizzazione”. Il prossimo trimestre sarà caratterizzato da un calo della volatilità se l’approccio della Fed sarà meno aggressivo, se la Cina impartirà misure di espansione monetaria e se verrà trovato un compromesso sul budget UE.
Se invece ci sarà un incremento dell’escalation, per i mercati saranno guai. “Non scommetterei contro la seconda ipotesi”, dice Jakobsen, che però dice di rimanere fiducioso nelle prospettive di mercato, non per la speranza espressa da politici e consensus di mercato, bensì perché intravede “un nuovo ciclo di allentamento monetario” in risposta alla brutta situazione che si è venuta a creare in diverse aree.
“L’economia Usa ha toccato l’apice del periodo di espansione – il potente cocktail rappresentato da tagli alle tasse senza coperture, rimpatrio dei capitali e spese fiscali allegre hanno alimentato la crescita negli Stati Uniti ma si tratta di effetti una tantum che pian piano svaniranno verso la fine dell’anno”.
Bond europei minacciati da disputa Ue-Italia
Althea Spinozzi, Bond Specialist della banca, sostiene che il quarto trimestre vedrà i bond sovrani europeo indebolirsi. “La prova del settore è a rischio per via delle richieste che il governo italiano ha avanzato alla Commissione europea, che non sono solo confinate al dibattito sul piano di bilancio 2019, ma che vanno oltre”.
Con tutta probabilità, secondo Spinozzi, “dopo che l’Italia che ha chiarito che non ha alcuna intenzione di piegarsi alla volontà di Bruxelles” e con l’Ue che ha già spiegato che non può fare concessioni, “si va verso un’escalation delle tensioni“.
“Sebbene il governo italiano sia una brutta gatta da pelare, riteniamo che sia da escludere uno scenario di ‘Italexit’. L’economia italiana è troppo dipendente da quella dell’area euro e la moneta unica complica le cose per quanto riguarda un eventuale divorzio”.
Lega e M5S lo hanno già escluso, ma in ogni caso anche volendo “è impossibile che i partiti coinvolti propongano di dire addio all’Eurozona senza perdere grossa parte dei loro voti”.
Questo perché i cittadini italiani, sebbene rimangano i più euro scettici di tutta Europa, “si troverebbero in una posizione di maggiore debolezza rispetto a quando c’era l’euro” al posto della lira.
“Le contraddizioni e la fragilità dei mercati finanziari, in un contesto di volatilità in aumento – scrive sempre la società di investimenti nel Quarterly Outlook di fine 2018 – iniziano a venire alla luce e sebbene gli spread creditizi saranno messi sotto uno stress notevole nel quarto trimestre, “non prevediamo una pioggia di vendite esagerata, a meno che l’economia Usa non rallenti e si diriga gradualmente verso una fase di recessione”.
Gli investitori hanno dunque tempo a disposizione per adeguare le loro strategie, bilanciare i rischi e posizionarsi per un possibile calo dei mercati obbligazionari nel 2019 e 2020. Il mercato attuale offre poi ancora diverse opportunità di guadagno, secondo Saxo Bank, specie nella parte breve delle curva dei rendimenti.
Anzi i trader più attenti potrebbero sfruttare un momento difficile dei Bond per comprare titoli a valori vantaggiosi: “gli investitori possono approfittare degli episodi di volatilità cui andremo incontro per fare il loro ingresso su titoli robusti”, dalle buone credenziali, a un prezzo più conveniente.
Un altro fenomeno a cui prestare attenzione riguarda i paesi in via di Sviluppo. Da quando è scoppiata la grande crisi finanziaria nel 2008 a oggi, i mercati emergenti hanno sfruttato le condizioni favorevoli, caratterizzate da tassi ai minimi record e investitori a caccia di rendimenti decenti, per emettere sempre più debito in valute straniere robuste. E la maggior parte di questi bond è denominato in dollari.