Economia

Le previsioni di mercato di Fugnoli: “Bce ultra espansiva”

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La Bce ha ritrovato una certa credibilità tra gli investitori, per lo meno a giudicare dalla reazione dei mercati all’ultima riunione di politica monetaria, forse la più importante degli ultimi anni perché sancisce il primo passo dell’iter che porterà alla fine delle misure straordinarie ultra accomodanti. Ma in compenso ha tradito la fiducia dei più falchi.

Secondo Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, nella conferenza del 26 ottobre Mario Draghi è stato difatti ancora più colomba di quanto si immaginava il mercato. “Sommando i 120 miliardi di novembre e dicembre con i 270 dei primi nove mesi del 2018 arriviamo a 390 miliardi, pari al 40 per cento delle emissioni di debito pubblico dell’eurozona dei prossimi 12 mesi”, sottolinea l’analista autore di uno dei report settimanali più seguiti a Piazza Affari, “Il Rosso e il Nero”.

Il mercato si aspettava che sarebbe stata annunciata la “fine certa del Qe, ma Draghi ha detto che la macchina non si fermerà all’improvviso e continuerà anzi a correre finché l’inflazione non si sarà avvicinata al 2 per cento (non prima del 2020, nelle previsioni della Bce)”. In Germania, dove tutti hanno la fobia dell’iperinflazione, sono preoccupati.

Una giornalista della Frankfurter Allgemeine Zeitung, giornale liberale e duro oppositore di Draghi, gli ha chiesto maliziosamente se la Bce è disposta ad accelerare la fine del Qe nel caso economia e inflazione vadano meglio del previsto e la risposta è stata negativa. “L’asimmetria è evidente. In caso di sorprese negative, più Qe, in caso di sorprese positive il programma resta invariato”.

“C’è poi il reinvestimento dei titoli in scadenza. Nulla vieta alla Bce di sostituire titoli brevi in scadenza con titoli lunghi o lunghissimi. Poiché l’ammontare medio mensile in scadenza sarà di 10-15 miliardi, la Bce avrà a disposizione per molti anni a venire uno strumento importante per influenzare l’andamento della curva e avrà un’arma in più di soccorso in caso di complicazioni politiche in Spagna o in Italia“.

Previsioni su dollaro e Borse

In questo preciso momento il dollaro americano ha tre fattori che giocano a suo favore, secondo Fugnoli:

la Bce ultraespansiva, la possibilità di Taylor governatore della Fed e la riforma fiscale. “È possibile che il mercato provi a spingersi fino a $1,15. Per chi ha dollari sarebbe un buon livello per uscire. Non è il caso di aspettare livelli ancora più favorevoli perché né Taylor né la riforma sono garantiti”.

Le borse europee, in particolare gli esportatori tedeschi, ricevono dalla Bce e dall’euro più debole una spinta, ma anche qui non è il caso di farsi ambizioni eccessive. Quanto agli utili societari europei pubblicati sin qui, secondo Fugnoli “sono buoni, ma non strepitosi”,