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Petrolio e tassi rischiano di far deragliare la locomotiva indiana

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La recente corsa dei prezzi delle materie prime potrebbe mettere un freno alla crescita dell’India, importatore netto di metalli e petrolio.  Sono diversi i report degli analisti pubblicati negli ultimi giorni che individuano l’aumento dei prezzi dell’oro nero come un pericolo per il subcontinente indiano nel 2018.

L’aumento dei prezzi delle materie prime – secondo un’opinione condivisa da molti economisti – finirà per mettere sotto pressione le finanze del governo indiano, ma anche i profitti aziendali. Come se non bastasse, l’incremento delle quotazioni del greggio aumenterà inoltre l’inflazione importata, rallentando la crescita che sulla carta appare spettacolare. Sotto il macigno del petrolio rischiano di perdere colpi soprattutto le compagnie aeree e quelle automobilistiche.

In base alle previsioni di Nomura, ogni $ 10 al barile del prezzo peggiorerà il saldo fiscale dello 0,1% e il saldo delle partite correnti dello 0,4% rispetto al PIL.

Un’opinione condivisa anche da Vik Mehrotra, ceo della società di consulenza Venus Capital, secondo cui i target di prezzo da guardare con preoccupazione sono i 70 dollari al barile.

Ad allungare un’ombra sulla crescita dell’India non è tuttavia solo il prezzo del petrolio. Mehrotra si aspetta rischi di deragliamento per la locomotiva indiana possano arrivare anche dalla politica monetaria restrittiva inaugurata dalla Fed e della Bce. Politiche che la Banca centrale indiana non potrà ignorare, adottando a sua volta manovre restrittive.

Rischi a parte, Nomura e Morgan Stanley vedono comunque rosa e per il 2018 si aspettano una crescita dell’economia indiana del 7,5%. Moody’s prevede che nei prossimi 3-4 anni il Pil accelererà all’8%. Meno ottimista Bank of America Merrill Lynch, che non si aspetta più di un +7,2%.