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Nuovo governo, Fidelity: “c’è panico nell’aria” sui mercati

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Negli ultimi giorni nelle sale operative “c’è una sensazione di panico nell’aria“: lo ha riferito al Financial Times il portfolio manager di Fidelity David Simner, second cui “gli investitori stanno tentando in tutti i modi di ridurre il rischio rappresentato dalle conseguenze che si stima avranno le spese allegre pianificate dal nuovo governo”.

Questo, secondo il manager, “hanno naturalmente suscitato timori circa le dinamiche future del fardello del debito pubblico, in un paese che ha già un carico molto pesante” da alleggerire. Molti investitori, dice Simner, rimangono in modalità di attesa, per vedere se “il mercato testa un nuovo livello al ribasso che può offrire un’opportunità di consolidamento”.

Sebbene oggi sui mercati obbligazionari si nota un allentamento della tensione, con i rendimenti dei BTp decennali che scendono in area 2,32% dopo essere saliti sui massimi da giugno 2014, c’è ancora nervosismo per le misure fiscalmente irresponsabili che il governo guidato da M5S e Lega si appresta a varare, a prescindere dalle persone che verranno cooptate per ricoprire l’incarico di ministri.

Lo Spread con i Bund omologhi tedeschi si era ampliato fino a 194 punti base mercoledì e anche rispetto agli altri titoli del debito sovrano dell’area euro, i prezzi di quelli italiani perdono quota e i tassi crescono. È un segnale di nervosismo legato alla situazione politica e dimostrano che l’Italia deve ancora guardarsi alle spalle. Ancora di più se si pensa che il contagio ha iniziato a propagarsi nel settore bancario, dove si teme un aggravarsi della situazione relativa ai crediti deteriorati.

I bond di MPS sono venduti mentre crescono le preoccupazioni sullo stato degli npl iscritti nei bilanci delle banche. Lega e M5S hanno annunciato che aboliranno le leggi con cui si consente agli istituti di credito di recuperare i debiti con i cittadini italiani senza passare per vie legali. I titoli degli specialisti dello smaltimento dei debiti inesigibili come Cerved e DoBank stanno pagando cara in Borsa questa prospettiva.

Non sono tanto la velleità anti europeiste a preoccupare i trader. Al mercato non piace l’idea che per stimolare l’economia e rilanciare la ripresa, che prosegue a stento nella terza economia dell’area euro, il governo anti sistema voglia imporre misure che andranno a mettere a repentaglio la stabilità dei conti pubblici, proprio in un momento in cui l’unico compratore netto di BTp è la Bce, la quale peraltro si appresta a fine anno (tra settembre e dicembre) a staccare la spina al QE.