Economia

Moneta parallela all’euro: Berlusconi spaventa i mercati

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A quasi sei anni dalla sua caduta, l’81enne Silvio Berlusconi sembra voler ritornare sulla scena politica italiana e in un’intervista rilancia una sua vecchia idea: introdurre una moneta parallela all’euro.

A sostegno della sua proposta Berlusconi mette in campo le preoccupazioni politiche più che economiche. A maggio con tutta probabilità si terranno le elezioni e le alleanze sono ancora tutte da definire. A sinistra il Pd con l’ex premier Matteo Renzi è in pole position ma deve fare i conti con il Movimento Cinque stelle: entrambi viaggiano sul 30% dei consensi nei sondaggi. A destra son tre i partiti che si spalleggiano: Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia, un trio che raggiunge anch’esso il 30% ma il problema è che ancora non c’è alcuna alleanza elettorale.

La proposta di una moneta parallela (o complementare) lanciata da Berlusconi in un’intervista concessa al quotidiano Libero domenica scorsa è un pallido tentativo di trovare un’intesa con l’ala più anti euro della sfera della destra per le prossime elezioni di inizio 2018. L’idea è stata anche avanzata, senza il risultato sperato, dalla candidata del Front National alle presidenziali francesi Marine Le Pen.

In ogni caso nessun partito ad oggi ha molte speranze di vincere le elezioni del prossimo ano, tuttavia una coalizione di centro destra potrebbe sbaragliare i suoi avversarsi. Questo perché il Pd ispira poco entusiasmo tra gli elettori, mentre i Cinque Stelle devono fare i conti con l’esperienza di governo del comune di Roma dove la loro esponente Virginia Raggi non si sta dimostrando ancora all’altezza.

Se dovesse vincere la destra, Berlusconi non potrebbe diventare premier, perché sconta ancora una condanna definitiva per frode fiscale ma senza dubbio cercherà di influenzare la politica governativa. Ma la sua influenza da ‘dietro le quinte’ sulle scelte e sull’agenda politiche sarebbe fondamentale.

Da qui i timori dei mercati finanziari a cui l’idea della moneta parallela di Berlusconi non piace, come scrive il Financial Times e in ogni caso non piace la possibilità che sta emergendo che l’Italia in meno di un anno avrà un governo che include forze politiche, ben due coalizioni su tre di quelle favorite, intenti a ripensare l’adesione della nazione alla moneta unica e la struttura dell’area euro in generale, anche se è bene ricordare che l’Italia è l’unico paese in cui la crisi della zona euro non è mai andata via.

Dopo le parole di Berlusconi sale tensione sui Btp

Sul mercato secondario intanto cresce in nervosismo e a pagare lo scotto sono i prezzi dei titoli di Stato italiani. Il rendimento decennale è salito al 2,169%, i massimi da circa un mese, mentre lo Spread con i Bund analoghi si è ampliato a 175 punti base. Gli operatori e gli analisti citano le nuove emissioni in vista sul mercato primario e le prospettive di un tapering, ovvero di un processo di graduale riduzione del programma di acquisto di Bond della Bce, che sarebbe giustificato dal miglioramento dell’economia in Eurozona. Vincenzo Longo di IG cita la possibilità di un rialzo dei tassi di interesse nella regione.

Nel report odierno di mercato gli analisti Mps Capital Services fanno notare che con la fine dell’estate il clima elettorale in Italia aspettando il voto a inizio 2018 potrebbe “scaldarsi” con un impatto inevitabile sui titoli di Stato e sulla fiducia nel paese. In questo senso pesano anche le parole di Berlusconi, leader ‘da casa’ di Forza Italia, sull’utilizzo di una moneta complementare. L’andamento negativo dei Btp mette sotto pressione i titoli bancari come Unicredit, Ubi Banca e Pop Emilia.

“Sono (investitori) esteri che vendono sui timori innescati da Berlusconi. È una cosa improbabile, come d’altra parte lo era l’elezione di Le Pen, ma il mercato ne risente”, riferisce a Reuters un trader italiano.