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Mobile Banking: sale la quota di italiani che effettua operazioni tramite smartphone

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La PSD2 ha accelerato senza dubbio l’apertura e la creazione di interazioni tra banche e attori esterni. Gli effetti sono evidenti. Differenti istituti bancari hanno iniziato a lavorare sulle API e allocato risorse economiche in area legale per gestire la normativa “Payment Service Directive 2”. Parlare di Open Banking è tuttavia limitante, siamo già nella direzione dell’Open Finance (che include anche l’Open Insurance) il cui obiettivo è quello di aprirsi alle opportunità di business esterne all’azienda, agli altri attori che possono portare innovazione.

 

Le startup attive e i servizi offerti

In Italia attualmente sono attive 326 startup Fintech & Insurtech in grado di raccogliere, a livello di finanziamenti, un volume pari a 654 milioni di euro. I settori in cui operano sono eterogenei: dai servizi bancari a quelli tecnologici orientati al mondo finanziario e assicurativo.

Ben il 73% ha avviato almeno un una partnership con altri attori, in gran parte dei casi non finanziari. Il principale asset delle partnership con le startup secondo le aziende è la possibilità di accedere a nuove tecnologie come API, Big Data Analytics e Artificial Intelligence – ha dichiarato Filippo Renga, co-Direttore dell’Osservatorio FinTech & InsurTech.

I servizi assicurativi (coperture su vita, casa, credito, assicurazioni su infortuni) sono quelli offerti più frequentemente dai principali attori “non Finance”, a seguire prestiti e finanziamenti (come per esempio credito al consumo, mutui o leasing) e infine pagamenti, quali carte di credito o mobile payment. Poco contemplati i servizi di depositi e risparmi e i servizi di investimento. Il 35% dei protagonisti non finanziari offre anche servizi non strettamente collegati al proprio core business e diretti a nuovi clienti. In questo caso si parla di Open Finance Oriented. Basti pensare ad Amazon o Tencent, Tech company che al momento offrono la loro gamma di servizi finanziari fuori dall’Europa e che ben presto potrebbero estendersi in Europa.

 

Il rapporto degli italiani con il FinTech

Dall’indagine presentata oggi al convegno “Fintech & Insurtech: è tempo di alleanze”- presso il Politecnico di Milano – dall’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Nielsen è emerso che ben il 50% degli utenti attivi su Internet tra i 18 e i 74 anni (38,7 milioni) conosce almeno un servizio FinTech/InsurTech e un italiano su tre ne utilizza almeno uno. I pagamenti via mobile sono il servizio più apprezzato, a seguire la fruizione dei chatbot per poter comunicare con la propria banca e la possibilità di effettuare prelievi senza carta tramite smartphone. Meno utilizzate, invece, le polizze istantanee/on demand e le assicurazioni con premi basati sul comportamento.

Nell’ambito del risparmio gestito, gli italiani per investire i propri risparmi si affidano ancora ai tradizionali operatori: banche, poste e SGR. Cambia molto la dinamica se si tien in considerazione però la fascia d’età: gli utenti tra i 18/24 anni si affiderebbero meno alle banche e più ai produttori di smartphone o startup; di contro, gli utenti tra i 55 e i 74 anni sono più “tradizionalisti” e si affidano a banche e servizi postali.

 

 

Chi acquisterebbe una polizza?

Più della metà degli italiani avverte un bisogno di maggiore protezione ma solo il 44% si assicurerebbe poi effettivamente. Una percentuale irrisoria accenderebbe una polizza online: solo il 20% valuterebbe tale opzione qualora la procedura si rivelerebbe semplice. Per rimanere al centro dell’attenzione, le compagnie assicurative dovranno in futuro garantire velocità nella risoluzione dei problemi, nel liquidare i sinistri e nella trasparenza della polizza.

E’ tempo di alleanze?

I servizi finanziari non sono più esclusiva di attori del settore finanziario. Son ben 48 le piattaforme attive in Europa tramite le quali è permesso scambio di dati, attivazioni di servizi e aggregazione di idee. La maggioranza si colloca su servizi tradizionali in ambito banking. Dunque le banche tradizionali non esisteranno più? No, semplicemente si “alleeranno” con quelle realtà in grado capire quali sono le fette di mercato dove stanno emergendo nuovi bisogni, “unicorni” che macinano già numeri importanti come Monzo, Revolut, Starling e N26 con milioni di clienti, soprattutto giovani.

Un matrimonio che vede ancora difficoltà a causa di limiti culturali secondo i relatori presenti in sala.

“Storicamente il settore finanziario e bancario è sempre stato poco incline al cambiamento, ma oggi il settore delle banche è in profonda trasformazione: l’ingresso di nuovi player non bancari, l’affermarsi delle FinTech, l’introduzione della direttiva PSD2 stanno ponendo le banche di fronte a nuove sfide e alla necessità di modificare l’approccio nell’offerta di servizi ai clienti. ” – ha affermato Paolo Gianturco, Senior Partner | Business Operations & FinTech Leader di Deloitte nel corso della tavola rotonda ” Offerta e domanda: quale innovazione”?