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Mercati: Trump e liquidità zero tra i maggiori rischi

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NEW YORK (WSI) – La scarsa liquidità e l’alta volatilità dei mercati non sono fenomeni affatto passeggeri e anzi sono due elementi con cui gli operatori di Borsa dovranno fare i conti anche nei mesi successivi al referendum sulla Brexit.

“Volatilità regnerà per i prossimi mesi. Bisogna guardare al fenomeno su tre livelli diversi: politico, sociale ed economico. Razionalmente non penso che per il Regno Unito abbia senso abbandonare l’Unione Europea, ma nell’attuale contesto, fatto di crescente radicalismo, paura, eccetera, non è da escludere”, ha dichiarato Virginie Maisonneuve, fondatrice e managing director di Maisonneuve Global Advisor.

Tra gli altri problemi citati dagli analisti figurano la deflazione, nuovi choc dei prezzi del petrolio e l’elevato livello delle quotazioni di Borsa, con i mercati che a questi prezzi si possono considerare sopravvalutati. Guardando ai grafici, inoltre, si scopre che il picco dell’indice VIX della volatilità non è di buon auspicio per il paniere allargato di Wall Street.

L’analista di Oppenheimer Ari Wald ha pubblicato un grafico in cui fa vedere come negli ultimi 25 anni ha pagato come strategia quella di essere contarian rispetto al resto del mercato quando il VIX ha mostrato un balzo dei livelli di paura del mercato, proprio come successo la settimana scorsa. Addirittura il listino azionario americano potrebbe scendere fino a quota 700 punti.

Il Grafico del Vix e dell'S&P 500 dal 1990 a oggi

Dopo Orlando sale rischio vittoria di Trump

Un allarme rosso per i mercati è rappresentato dalla prospettiva che il candidato dei Repubblicani Donald Trump possa spuntarla alle elezioni di novembre sulla rivale del partito Democratico Hillary Clinton. Le sue chance di vittoria sono aumentate dopo la strage di Orlando in una discoteca gay perpetuata per mano di un uomo sedicente affiliato con l’ISIS.

Nazionalismo latente, politiche di accoglienza dei migranti fallimentari, protezionismo in un mondo globalizzato, rabbia contro le élite politiche e populismo: sono tutti e cinque fattori che accomunano i promotori del fronte del No all’Europa e la campagna elettorale del ricco magnate dell’immobiliare.

I due fenomeni politici più discussi e più sorprendenti dell’anno, rappresentati dalla crescita di popolarità di Trump e dal successo della campagna del “Leave” in vista del voto di giovedì sulla Brexit, si somigliano molto.

Pochi avevano previsto un tale successo delle due campagne, che hanno reso la corsa alla Casa Bianca e l’esito del voto sull’appartenenza del Regno Unito all’Ue quanto mai incerti. Una differenza sostanziale sta nel fatto che mentre per la Brexit il tempo è ormai scaduto e l’arrivo della gara – almeno a giudicare dagli ultimi sondaggi – sarà sul filo di lana, alle elezioni americane di novembre mancano ancora cinque mesi e tutto può succedere.