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Mercati credono in ritorno volatilità, Anima consiglia comunque di comprare azioni

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Quasi tutte le classi di asset, fatta eccezione per la sterlina e pochi altri attivi, hanno registrato una prova da ricordare nel primo trimestre. La Borsa di Milano è stata seconda solo alla piazza di Shanghai, ma bisogna vedere se riusciranno a tenere il passo, viste anche le tante incertezze sul fronte della Brexit, della guerra commerciale sino americana e delle divisioni in Europa.

Molto dipenderà dalla stagione delle trimestrali alle porte e dalle intenzioni e azioni delle banche centrali. Un outlook degli utili societari migliore del temuto dovrebbe scongiurare una “apocalisse” per i mercati azionari. Ma i trader puntano ad ogni modo sulla fine della calma, per lo meno in Borsa. Tanto è vero che le scommesse sul ritorno della volatilità sono ai massimi dal 2012.

Anima predilige ancora le asset class più rischiose

Secondo gli esperti di Anima, le banche centrali contribuiranno a scongiurare gli scenari più negativi. Gli sviluppi dal contesto politico e soprattutto “i toni più concilianti da parte di Bce e Federal Reserve spiegano la nostra preferenza per le classi di investimento più rischiose”, scrive l’asset manager indipendente più grande in Italia in una nota riservata ai professionisti del settore investimenti.

Il team gestionale di Anima conferma dunque “un approccio tattico e selettivo indirizzato alla ricerca di quei segmenti di mercato in grado di offrire ancora valore”. Il motivo principale è l’atteggiamen­to più accomodante del previsto – e “destinato a protrarsi nel tempo” – da parte delle due banche centrali. A questo si è aggiunta una “attenuazione delle preoccupazioni sul fronte politico e geopolitico”.

Per quanto riguarda, invece, il fronte delle tensioni com­merciali, i mercati continuano a credere in un accordo, nel futuro prossimo, tra Cina e Stati Uniti. Tuttavia, sottolineano da Anima, “ancora manca una data per l’incontro decisivo fra il presidente americano Trump e il Presidente della repubblica cine­se Xi Jinping: nel frattempo le negoziazioni proseguono serrate, soprattutto sulle delicate tematiche relative alla protezione della proprietà intellettuale”.

Scommesse sul ritorno della volatilità ai massimi dal 2012

Durante il miglior primo trimestre in venti anni di tempo per l’azionario globale, i trader hanno incominciato a investire miliardi di dollari in prodotti finanziari che rendono maggiormente qualora dovessero riaffacciarsi turbolenze di mercato. Si tratta di un trend motivato dalle paure di un rallentamento dell’economia in Europa, negli Stati Uniti e in Cina.

Citando l’inflazione fredda e il deterioramento delle prospettive economiche, la Bce ha deciso di varare nuovi piani di stimoli e rimandare il rialzo di tassi ad almeno il 2020. L’economia dell’area euro non è la sola ad aver ancora bisogno di politiche monetarie di sostegno.

La Cina ha varato un piano di stimolo per ravviare le sue attività, sempre meno produttive rispetto agli ultimi anni di crescita poderosa nonostante leverage e indebitamenti privati e pubblici da record. E in Usa la Fed, non volendo farsi trovare impreparata in caso di rallentamento, ha annunciato che non rispetterà la tabella di marcia dei dot plot, lasciando probabilmente i tassi guida dove sono nel 2019.

L’indice S&P 500 e le altre Borse mondiali dovrebbero insomma risvegliarsi dal periodo di calma apparente. L’era dei Riccioli d’Oro – caratterizzata da bassa inflazione e crescita costante – sembra ormai alle spalle, e secondo un numero crescente di operatori di mercato è lecito aspettarsi una qualche scossa.

Lo dicono dati e trend sugli investimenti: i flussi di denaro affluito nei fondi comuni ETF che fruttano guadagni quando l’indice Cboe della volatilità sale, hanno raggiunto i 2 miliardi di dollari alla fine di marzo. I numeri, riportati da Bloomberg, rappresentano un record, essendo il livello più alto da sette anni esatti (dal primo trimestre del 2012).