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Mercati assuefatti, Cina e materie prime in difficoltà

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Dopo lo scampato pericolo Le Pen i mercati finanziari si concentrano sui prossimi appuntamenti elettorali dell’anno in Europa (legislative francesi, Regno Unito, Germania e forse Italia) ma soprattutto sui rischi di hard landing e scoppio di bolla del credito in Cina. Ieri l’indice della Volatilità Vix è sceso ai minimi da febbraio 2007 e l’azionario viaggia sempre su livelli record, nonostante la reazione poco euforica all’elezione di Macron, già scontata dai mercati. Ciononostante gli ultimi dati deboli pubblicati dalla seconda potenza economica mondiale hanno fatto suonare il campanello d’allarme.

I fondamentali dell’economia e in particolare il rallentamento della domanda in Cina mettono sotto pressione le materie prime. I prezzi del petrolio (contratto Wti) sono tornati a scambiare sotto i 45 dollari al barile sui mercati energetici, mentre la squadra di analisti di Goldman Sachs sottolinea che stavolta nonostante il ciclo di rialzo dei tassi della Fed, la corsa delle commodities potrebbe essere deragliata da tre fattori di rischio principali. Oltre alla già citata frenata della domanda di metalli industriali e altre risorse di base in Cina, elementi “pericolosi” sono l’andamento degli affari del gas di scisto americano e l’irrigidimento monetario più graduale del solito in America.

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