I mercati ritrovano slancio dopo la pioggia di vendite delle prime due sedute settimanali. Lo Spread tra BTp e Bund decennali scambiano a quota 239 punti base mentre il rendimento del due anni quota 2,19%. Sono livelli che non si possono paragonare a quelli toccati all’apice della crisi del debito sovrano in Europa. Allora lo Spread superò i 500 punti base, e il gap sulla scadenza a due anni testò addirittura i 750 punti base, ai massimi dalla fine della crisi della lira nel 1993. Per contestualizzare, il rendimento medio tra i BTp e i Bund decennali nel corso dei 20 anni di vita dell’euro è stato di 106,9 punti base, mentre la media degli ultimi 25 anni è di 152,6.
Il rendimento medio sulla scadenza a due anni è stato di 64,6 punti base da quando c’è l’euro, mentre negli ultimi 25 anni era di 116,3. Per il decennio precedente alla nascita della moneta unica, la media dello spread era di 384. Sergio Mattarella, il capo del Quirinale, ha detto ai partiti anti sistema di chiamarlo quando sono pronti per proporre un primo ministro. Qualcosa si muove. Luigi Di Maio, leader del M5S, ha detto che sta provando a convincere la Lega a dare al paese un governo politico. Il progetto di un governo tecnico neutrale guidato da Carlo Cottarelli è stato dunque messo in stand-by dalla presidenza. Matteo Salvini ha annullato tutti gli impegni e i comizi di campagna elettorale nel Nord d’Italia per incontrarsi con Di Maio a Roma. Al professore anti euro Paolo Savona è stato proposto un altro dicastero, diverso da quello dell’Economia, in un governo guidato da Giuseppe Conte.
Quanto all’euro, è in difficoltà ma scambia sopra i livelli minimi toccati nella primavera del 2017: in aprile, prima del primo turno delle elezioni presidenziali francesi, la moneta unica ha chiuso la seduta pre elettorale a 1,0725 dollari. C’era la possibilità che si arrivasse a una sfida finale (secondo turno) tra due candidati alla presidenza anti europeisti come Jean-Luc Mélenchon e Marine Le Pen. Il rendimento a breve tra Bund e Treasuries valeva 195 punti base in quel momento, contro i 309 di oggi. Alla fine della crisi del debito greco a giugno 2010, l’euro era sceso del 10% sul dollaro su base annuale. Quando Mario Draghi salvò l’euro con la sua frase “whatever it takes”, nel luglio del 2012, l’euro era sceso del 15% anno su anno. Anche all’apice della tragedia greca a luglio 2015, l’euro aveva perso il 15% rispetto all’anno prima.
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È un momento di tregua per i mercati finanziari dopo le fibrillazioni di lunedì e martedì ma i BTp hanno perso un po’ di spinta dopo i rialzi iniziali oggi. Questo andamento sta mettendo un po’ sotto pressione anche l’euro, con gli investitori che preferiscono rimanere alla finestra in attesa di ricevere nuove indicazioni più chiare sulla formazione di un governo politico in Italia.
Dopo aver raggiunto quota 1,1724 in seduta, l’euro scambia nuovamente in area 1,17 dollari. Il rendimento del titolo di Stato italiano a due anni è tornato sopra l’1% e al momento quota 1,2% circa. Il minimo di giornata è stato testato a 0,79%. Si teme che la crisi istituzionale in Italia non sia finita e che anche un governo meno euroscettico del previsto non si riveli alla fine molto responsabile dal punto di vista fiscale in un paese che ha il secondo debito più grande dell’area euro. Le agenzie di rating con i loro ripetuti allarmi sulla stabilità creditizia non aiutano.
Intorno a mezzogiorno la Borsa di Milano è tuttora positiva (+0,65%) dopo aver testato punte al rialzo di anche l’1,3% in area 22.100 punti.
Se si guarda alla prova a lungo raggio, c’è ancora molta strada da fare per la Borsa di Milano, tuttavia, per recuperare le perdite pesanti subite negli ultimi giorni di tensione politica.
Proprio ora che la crisi di governo in Italia sembra avviata a concludersi con la nascita di un esecutivo ‘politico’ guidato da Lega e M5S, i timori di una guerra commerciale hanno innervosito gli investitori. Wall Street scambia poco variata, con l’ottimismo suscitato dalle notizie di un incontro tra Di Maio e Salvini per riaprire la partita di governo che viene offuscato dalla paura che gli Stati Uniti e l’Unione Europea si sfidino sul terreno dei dazi. Le tensioni sono iniziate a farsi sentire sulle contrattazioni di Borsa e sul mercato delle materie prime da quando in marzo il presidente Donald Trump ha deciso di imporre il 25% di dazi sull’acciaio importato e il 10% sull’alluminio, proveniente da Ue, Canada e Messico.
Nell’ambito della campagna di stampo protezionista “America First” voluta da Trump, Washington vuole imporre le tariffare “punitive” su alluminio e acciaio alle importazioni provenienti dall’UE a partire da giovedì mattina, secondo quanto riferito da alcune fonti ai media. Il Segretario Usa al Commercio, Wilbur Ross, ha riferito che l’escalation della disputa commerciale dipenderà dalla reazione del blocco europeo. La guerra commerciale ha provocato turbolenze nei mercati oggi, ma anche favorito i titoli di alcuni gruppi industriali americani attivi nel mercato di riferimento, come Steel Dynamics, AK Steel e US Steel guadagnano tra il 3,3% e il 4,4%, mentre il colosso dell’alluminio Alcoa fa un balzo del 2,3%. Un altro titolo che approfitta della situazione è General Motors, che fa un rialzo dell’11,3% dopo che il gruppo giapponese SoftBank ha deciso di investire $2,25 miliardi nella sua divisione di auto senza pilota.
Proprio ora che la crisi di governo in Italia sembra avviata a concludersi con la nascita di un esecutivo ‘politico’ guidato da Lega e M5S, i timori di una guerra commerciale hanno innervosito gli investitori. Wall Street scambia poco variata, con l’ottimismo suscitato dalle notizie di un incontro tra Di Maio e Salvini per riaprire la partita di governo che viene offuscato dalla paura che gli Stati Uniti e l’Unione Europea si sfidino sul terreno dei dazi. Le tensioni sono iniziate a farsi sentire sulle contrattazioni di Borsa e sul mercato delle materie prime da quando in marzo il presidente Donald Trump ha deciso di imporre il 25% di dazi sull’acciaio importato e il 10% sull’alluminio, provenienti da Ue, Canada e Messico.
Nell’ambito della campagna di stampo protezionista “America First” voluta da Trump, Washington vuole imporre le tariffare “punitive” su alluminio e acciaio alle importazioni provenienti dall’UE a partire da giovedì mattina, secondo quanto riferito da alcune fonti ai media. Il Segretario Usa al Commercio, Wilbur Ross, ha riferito che l’escalation della disputa commerciale dipenderà dalla reazione del blocco europeo. La guerra commerciale ha provocato turbolenze nei mercati oggi, ma anche favorito i titoli di alcuni gruppi industriali americani attivi nel mercato di riferimento, come Steel Dynamics, AK Steel e US Steel guadagnano tra il 3,3% e il 4,4%, mentre il colosso dell’alluminio Alcoa fa un balzo del 2,3%. Un altro titolo che approfitta della situazione è General Motors, che fa un rialzo dell’11,3% dopo che il gruppo giapponese SoftBank ha deciso di investire $2,25 miliardi nella sua divisione di auto senza pilota.
Il governo M5S-Leta alla fine si farà: all’Economia dovrebbe arrivare Giovanni Tria, docente a Tor Vergata. La notizia secondo cui Pierluigi Ciocca (una vita in Bankitalia) ha smentito un suo coinvolgimento nel governo M5S-Lega come ministro del Tesoro ha influito negativamente sugli scambi di mercato.
L’indice Ftse Mib, che era arrivato a guadagnare oltre il 2%, in chiusura perde lo 0,06%. Pagano dazio soprattutto le banche, virate quasi tutti in rosso in concomitanza con il riemergere di tensioni su BTp. Lo spread tra Btp e Bund decennale è risalito a 260 punti base.
La Borsa di Milano rimbalza spinta dalle speranze che nasca un governo politico in Italia, un evento che metterebbe fine a una delle più gravi crisi istituzionali mai viste dalla nascita della Repubblica. Lo Spread si restringe sia sulla scadenza decennale (a 133 punti base), sia su quella a due anni (a 146 punti base). A Piazza Affari non a caso due dei tre titoli migliori di seduta (Poste Italiane e Generali) sono gli intermediari che hanno più Btp iscritti a bilancio. L’altra azione che guadagna più del 2% in mattinata è Finecobank.