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Borse: tiene banco crisi governo, prende piede ipotesi esecutivo tecnico

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Lo scenario politico italiano domina il mercato finanziario con gli investitori che guardano alla possibilità che il partito del non voto possa rallentare l’ipotesi di elezioni anticipate, caldeggiate dalla Lega, o che il Quirinale possa valutare un governo tecnico. Ipotesi, quest’ultima, che alimenta la paura di una patrimoniale.

Lo spread tra BTp e Bund resta attorno a quota 240 punti base in avvio di settimana, sul mercato secondario telematico Mts, sui valori della chiusura di venerdì. Il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005365165) e il pari durata tedesco è indicato in avvio a 240 punti (241 punti il finale di venerdì dai 209 punti base della chiusura di giovedì). Resta sui valori della vigilia anche il rendimento dei BTp decennale benchmark che si muove all’1,84%, invariato da venerdì dopo l’1,54% che aveva archiviato giovedì.

A proposito di mercato del reddito fisso, secondo le stime di Banca Intesa, da qui a fine anno, il governo dovrà recuperare sul mercato circa 125 miliardi di euro (lordi) per vivere e onorare le scadenze attraverso l’emissione di titoli di Stato a breve, medio e lungo termine.  Solo a settembre scadono BoT e BTp per 56 miliardi. Da gennaio a oggi, il Tesoro ne ha già recuperati 284 miliardi. Cifra che ha consentito all’esecutivo di finanziare il suo fabbisogno e di avere in cassa, nel Conto di disponibilità del Tesoro, qualcosa come 78 miliardi di euro.

Nel frattempo, Piazza Affari prova a riscattarsi dal venerdì nero (-2,48% il Ftse Mib) innescato dall’avvio formale della crisi di Governo in Italia con la mozione di sfiducia presentato dalla Lega all’attuale esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Il Ftse Mib sale dello 0,8% mentre Francoforte e Parigi salgono dell’1%. Resta maggiore invece la tensione sui titoli di Stato italiani con il rendimento del BTp decennale sopra l’1,8% e lo spread nell’area di 240 punti.

Nel complesso comunque i mercati finanziari sembrano prendere respiro dalle pressione che permangono sul fronte dei rapporti commerciali tra Stati Uniti e Cina con le dichiarazioni del presidente di Trump di venerdì sera che non hanno alleggerito i toni: per Trump gli Usa non sono pronti a raggiungere un accordo con Pechino. Oltre all’azionario, anche l’oro scende verso quota 1490 dollari l’oncia (a 1492)

Sul mercato valutario da segnalare la discesa sotto 1,12 del rapporto euro/dollaro: all’apertura dei mercati continentali, il cambio si attesta a 1,1186 da 1,1215 di venerdì sera. In leggera risalita la moneta giapponese che tratta a 105,40 yen per un dollaro (da 105,69 di venerdì sera) e a 118,08 yen per un euro (da 118,30). Petrolio in calo a 54,3 dollari al barile nel Wti settembre e a 56,38 dollari al barile nel Brent ottobre.