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Mercati attendisti, ecco cosa potrebbe fare la Fed di Yellen

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Sui mercati azionari globali è improbabile che ci saranno grandi movimenti, prima del discorso che Janet Yellen, numero uno della Fed, proferirà in occasione del Simposio sulla politica monetaria, organizzato dalla Federal Reserve Bank di Kansas City come ogni anno, a Jackson Hole, nello stato dello Wyoming. Yellen parlerà venerdì 26 agosto.Attenzione anche ai movimenti dei prezzi del petrolio, che continuano a perdere terreno sulla scia di un nuovo commento di Goldman Sachs

Così Vincenzo Longo, market strategist di IG, commenta l’inizio della settimana di contrattazioni dell’azionario europeo.

“Partenza di settimana contrastata per le borse europee, con i volumi che risentono ancora del clima vacanziero legato alla stagione estiva. Gli operatori presenti al desk, però, continuano a guardare alle Banche centrali e, in particolare alle dichiarazioni che arrivano dai vari membri Fed, in ultimo quelle hawkish (da falco) del vice governatore, Stanley Fischer. Proprio per questo motivo cresce sempre di più l’attesa per il Symposium di Jackson Hole, in Wyoming, che inizierà giovedì e che vedrà protagonista la numero uno della Fed, Janet Yellen, nel pomeriggio di venerdì. Il dubbio sul rialzo dei tassi della Fed rimane al centro dell’attenzione del mercato e non verrà sciolto in quell’occasione. Ci aspettiamo toni attendisti da parte dei vari membri, ma con una prevalenza a tenere il mercato pronto per un ritocco entro la fine dell’anno. Nonostante il dato deludente sul Pil del 2° trimestre, che tra l’altro sarà rivisto proprio questo venerdì,crediamo che i dati non siano brutti da allontanare un rialzo del costo del denaro nel 4° trimestre dell’anno.

L’impressione che abbiamo e che la Fed voglia lasciare aperta la porta a qualsiasi manovra, evitando che il mercato si culli troppo su una stance ancora super accomodante, che potrebbe poi portare a violente ripercussioni nel caso di un’azione. Ragionando sul timing, è difficile che la Fed muova i passi prima delle elezioni presidenziali del 5 novembre. Così le riunioni del 20-21 settembre e quelle dell’1-2 novembre non dovrebbero portare ad alcuna manovra, mentre quella del 13-14 dicembre potrebbe essere la più appropriata, a distanza, tra l’altro, di un anno dal primo rialzo dal 2006. In questo momento le aspettative incorporate nei Fed Fund Future danno al 55% la probabilità di un ritocco proprio a dicembre (il livello più alto toccato dal referendum sulla Brexit). I dati macro (insieme alle presidenziali) saranno il catalizzatore per una simile manovra quindi. Questa settimana il focus sarà sugli ordini di beni durevoli di luglio e sulla seconda lettura del Pil relativa al 2° trimestre. Nonostante la delusione della prima lettura, la revisione dovrebbe essere migliorativa tanto da cancellare le brutta figura del mese scorso”.