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Mattarella: dimissioni dopo ok manovra. Strategia Renzi: subito al voto

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella congela la crisi provocata dalle dimissioni di Matteo Renzi dopo la sconfitta del SI al referendum costituzionale. La priorità per il presidente della Repubblica è l’approvazione della manovra: si punta a un ok lampo, forse anche venerdì, attraverso lo strumento della fiducia “tecnica” alla legge di bilancio .

Così Mattarella in una nota:

“A seguito dell’esito del referendum costituzionale tenutosi nella giornata di ieri (Renzi) ha comunicato di non ritenere possibile la prosecuzione del mandato del governo e ha pertanto manifestato l’intento di rassegnare le dimissioni”. “Il Presidente della Repubblica – si legge ancora – considerata la necessità di completare l’iter parlamentare di approvazione della legge di Bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento”.

Mattarella era stato già abbastanza chiaro nel volere congelare la crisi, con una nota che era arrivata già nel primo pomeriggio:

Vi sono “impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all’altezza dei problemi del momento”.

Si punta insomma a un’approvazione della legge di bilancio in temi record. Il disegno di Mattarella, tuttavia, potrebbe essere più difficile di quanto lui stesso speri.

L’ok alla manovra non è scontato, dal momento che sia il centrodestra che Sinistra Italiana non avrebbero intenzione di partecipare a un accordo tra governo e opposizioni per il via libera definitivo al testo.

L’obiettivo di Mattarella sarebbero anche quello, tra l’altro, di non apportare alcuna modifica alla legge, in modo da evitare l’obbligo di un passaggio alla Camera.

Si prevede intanto per la giornata di oggi una conferenza dei capigruppo indetta dal presidente del Senato Pietro Grasso, per capire se ci siano le fondamenta per arrivare a un’approvazione della manovra il più velocemente possibile.

Intanto Angelino Alfano, nella trasmissione Porta a Porta:

“Se dovessi puntare una fiche, un euro, direi che noi andiamo a votare non in primavera ma in inverno, a febbraio 2017“.

Alfano parla così dopo i rumor e le dichiarazioni che sono trapelate nelle ultime ore. Renzi avrebbe di fatto già pensato di dare attuazione a una strategia ben precisa, forte di quel 40% che il fronte del SI ha saputo comunque portare a casa. Così La Repubblica riporta quello che definisce il grido di battaglia del premier:

Non lascio la bandiera delle elezioni anticipate a Grillo e agli altri. Se lo facciamo il Pd è morto, fa la fine che ha fatto dopo aver appoggiato il governo Monti“.

Il piano viene confermato dallo stesso Lotti che scrive su Twitter:

“Abbiamo preso il 40 per cento nel 2012 e nel 2014. Ripartiamo dal 40 per cento preso domenica “.

Ma arriva subito l’altolà dell’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema: Intervistato da Bianca Berlinguer, D’Alema consiglia a Renzi di deporre le armi, e gli consiglia di “essere meno fazioso e a cercare di capire anche le ragioni degli altri”.

Continua:

“Uno, dopo che ha preso tre-quattro sberle si ferma a ragionare. Renzi aveva detto che si sarebbe dimesso e lo ha fatto. Ma sarebbe stato ragionevole se si fosse dimesso dopo averci fatto perdere Roma, Torino e tante altre città. Lì ha perso come segretario del Pd. Il referendum è un referendum. Il governo è un’altra cosa”.

Dunque, che dovrebbe fare il premier dimissionario?

“Cercare di riunire il Pd anzichè andare avanti con protervia verso lo scontro. C’è qualche cattivo consigliere che lo spinge in quella direzione”. D’altronde, secondo l’ex premier “un quarto dell’elettorato del Pd ha votato no. E se consideriamo l’elettorato del centrosinistra nel suo complesso sono ancora di più, ci sono milioni di no. Se fossi il segretario del Pd, invece di dire ‘riparto dal mio 40%’, che non ha senso perché alle politiche molti di quelli che hanno votato Sì voteranno centrodestra, mi preoccuperei di recuperare quei milioni di elettori di centrosinistra che hanno votato No”.