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M5S: Di Maio incoronato nuovo leader

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È scaduto oggi a mezzogiorno il termine ultimo per presentare la candidatura a primo ministro del MoVimento 5 Stelle e di conseguenza anche a leader del partito. A sfidare il favorito Luigi Di Maio non c’è nessun esponente del M5S all’altezza, bensì sette comparse di basso profilo. L’unica parlamentare degli sfidanti è Elena Fattori, vice presidente della Commissione Agricoltura al Senato, gli altri sono ex consiglieri comunali (vedi trafiletto in fondo).

Dopo le primarie il confondatore Beppe Grillo e Davide Casaleggio continueranno a operare dietro le quinte, con Grillo che conserverà il ruolo di “padre nobile” del movimento nato otto anni fa. Ma si sta gradualmente verificando quello che lo zoccolo duro del movimento auspicava da tempo: una forza con un nuovo leader in grado di emanciparsi dai padri padroni Grillo e Casaleggio Associati. Di Maio, candidato in pectore, dovrà essere in grado di mettere in pratica il programma senza scontentare né la base né i padri nobili.

Luigi Di Maio, attuale vicepresidente della Camera, è per ora l’unico nome di spicco che ha presentato la sua candidatura dopo che gli altri nomi grossi Alesandro Di Battista e Roberto Fico hanno rinunciato. Il primo ha ufficializzato che sosterrà Di Maio ma le ragioni del suo passo indietro verranno rese note sabato prossimo a Rimini. Quanto a Fico, il deputato campano ha lasciato intendere di preferire il posto di sindaco di Napoli a quello di premier italiano.

Secondo le indiscrezioni dell’agenzia Adnkronos Fico, che nei mesi scorsi aveva espresso l’intenzione di voler sfidare il vicepresidente della Camera, ha cambiato idea e alla fine non si presenterà, aprendo di fatto un’autostrada all’elezione di Di Maio. Nella serata di domenica Grillo, dicono i media generalisti per placare gli animi della frangia più ortodossa del partito di cui farebbe parte Fico, si è recato a Roma, ma pare non abbia ricevuto ufficialmente nessuno.

Fico e quelli del M5S a lui vicini sono contrari alla regola secondo cui il vincitore delle primarie sarà anche il capo politico del M5S, ruolo finora tenuto formalmente da Grillo. In realtà questo potrebbe essere proprio l’asso nella manica del futuro candidato premier per presentarsi come politico da “prendere sul serio”. A questo proposito Fico non ha nemmeno apprezzato l’avvicinamento di Di Maio ai cosiddetti poteri forti.

Dopo che Di Maio ha partecipato al Forum Ambrosetti di Cernobbio, il giudice Imposimato simpatizzante del M5S e candidato del partito alla Presidenza della Repubblica nelle ultime elezioni da cui è emerso vincitore Sergio Mattarella, ha stroncato il vice presidente della Camera, accusato di voler scendere a patti con il “nemico” o per lo meno con i “nemici della democrazia”.

“Che tristezza che il candidato premier del M5S Luigi Di Maio”, ha scritto il giudice su Facebook, “sieda a Cernobbio con un esponente della trilaterale, che voleva la riforma della costituzione. Il dialogo con i nemici della democrazia non è tollerabile. È la fine dell’alternanza”.

Di Maio, che ha goduto di un’esposizione mediatica notevole pari solo a quella di Di Battista, è stato da anni ritenuto come il naturale candidato alla presidenza del Consiglio del M5S. L’avellinese, classe 1986, è fortemente appoggiato da Grillo e dalla Casaleggio Associati.

Il Financial Times da parte ha denunciato di recente la “scarsa trasparenza dei capi” del M5S, mentre il Pd è passato come era prevedibile all’attacco parlando di primarie fasulle: “Buffonarie finite prima di iniziare”. Le regole sono state criticate dall’opposizione perché secondo loro costituiscono un apparato normativo plasmto ad hoc per permettere a Di Maio, indagato, di candidarsi.

La novità infatti rispetto al passato è che agli esponenti del movimento indagati non sono viene automaticamente vietato di partecipare, bensì viene richiesto loro di comunicare i carichi pendenti. Le regole prevedono che si possono candidare solo

  • coloro i quali hanno già ricoperto un incarico da portavoce del M5S a livello nazionale o locale;
  • chi non si è dimesso durante l’esercizio del mandato;
  • chi non ha cambiato gruppo politico durante la legislatura.

Più che l’impianto normativo appena citato, il quotidiano finanziario britannico critica il ruolo poco chiaro della società Casaleggio Associati all’interno del M5S, un ruolo che sarebbe “coperto da segretezza”.

Di Battista ha scritto che “tra poco si inizierà a votare e invito alla massima partecipazione”. “A colui che sarà candidato faccio un grande in bocca al lupo ricordandogli che avrà un compito meraviglioso: quello di portare avanti il programma votato da migliaia di iscritti. Ringrazio tutte le persone che in queste ore mi hanno scritto chiedendomi di candidarmi. È meraviglioso avere tutto questo sostegno. Allo stesso tempo sono sicuro che la mia scelta sia quella giusta”.

M5S: i sette semi sconosciuti che sfidano Di Maio per la leadership
M5S: i sette semi sconosciuti che sfidano Di Maio per la leadership (dal Corriere della Sera)