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Morgan Stanley: l’investimento deve essere socialmente responsabile. Soprattutto per i Millennial

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Investire in “società sostenibili”, che mettono cioè in atto politiche rispettose dell’ambiente e volte alla creazione di un mondo più equo, sta diventando una priorità irrinunciabile per gli investitori.

Lo mette in evidenza un recente sondaggio del Morgan Stanley Institute for Sustainable Investing, da cui emerge che circa l’85% degli investitori americani hanno un forte interesse nei confronti dei cosiddetti investimenti socialmente responsabili. Tale percentuale sale al 95% quando si passa ad analizzare le scelte dei millennial.

Un trend che affonda le radici nell’idea sempre più diffusa, in base alla quale ciò che si fa con i propri risparmi può avere un’influenza su questioni importanti, come per esempio i cambiamenti climatici.

Il sondaggio, condotto su 1.000 investitori attivi negli Stati Uniti, mette tuttavia in evidenza che, nonostante le intenzioni, solo poco più della metà degli intervistati è effettivamente impegnata in “almeno un’attività di investimento sostenibile”.

Va detto che quello degli investimenti socialmente responsabili è una tendenza solo relativamente nuova.
Secondo un rapporto del Global Steering Group for Impact Investment, già negli anni ’60, investitori politicamente consapevoli iniziarono a utilizzare i loro fondi per “attirare l’attenzione su questioni sociali e ambientali, spianando così la strada allo sviluppo dei primi fondi di investimento socialmente responsabile (SRI),

Al momento, sul mercato è possibile imbattersi in una varietà di fondi basati su un numero infinito di questioni sociali e politiche: ci sono quelli che evitano come la peste le azioni di produttori di armi, per esempio, o quelli che invece sono focalizzati su società che promuovono l‘uguaglianza di genere.
Al momento, secondo il rapporto di Morgan Stanley, i cambiamenti climatici rappresentano il principale tema di interesse.
In altre parole, chi compra vuole la certezza di acquistare azioni di società che ritengono buoni amministratori dell’ambiente o almeno non attivamente dannosi.