Mercati

Le prospettive di mercato in vista del rialzo dei tassi Fed

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Con un mercato del lavoro americano sempre più “stretto”, il rafforzamento delle prospettive di crescita globale e lo scenario di un possibile rialzo dell’inflazione unito al restringimento del bilancio da 4.500 miliardi della Fed, non sono pochi a temere che il mercato obbligazionario potrebbe finire sotto pressione. La stretta monetaria di 25 punti base domani è data per scontata dagli analisti, ma quelli di Fidelity, per citarne solo alcuni, sono convinti che “il rialzo che la Fed opererà a giugno sarà l’ultimo per il 2017”.

Secondo Bill Blain, strategist and head of capital markets presso Mint Partners, non è detto che ciò avvenga nonostante queste ragionevoli premesse; l’analista lo ha scritto nella sua nota “Blain’s Morning Porridge” in vista dell’imminente rialzo dei tassi della Federal Reserve. Blain non sembra convinto dell’interpretazione data da Goldman Sachs riguardo alla recente fase di correzione sui titoli tecnologici, secondo cui tale calo sarebbe sintomatico del fatto che i tassi bassi non possono più coesistere con una crescita economica sana.

“La realtà è che il settore tech è stato il migliore negli Usa dal 2009. Allora i listini Consumer Discretionary (cui fa parte Amazon) e quello tecnologico contavano il 26% della capitalizzazione di mercato totale, ora tale quota è salita al 36%”. Inoltre, altri settori, come l’Healthcare, hanno bilanciato le perdite di quello tecnologico. Insomma, secondo Blain, si tratterebbe di una correzione di tipo “classico”.

All’interno della sua nota complessivamente ottimista sulle prospettive dei mercati, Blain ha dedicato un capitolo alla possibilità di una crisi bancaria in Italia. Anche in questo caso, scrive lo strategist, non bisognerebbe farsi prendere dal panico visto che, per quanto riguarda le banche venete, “nello scenario peggiore il Fondo interbancario coprirebbe le possibili perdite dei depositanti da 11 miliardi di euro”, anche se questo potrebbe essere evitato attraverso la ricapitalizzazione di cui si parla ormai da tempo. In questo secondo caso, tuttavia, serve una mediazione con l’Europa e l’aiuto di capitali anche privati, cui è condizionato il nulla osta di Bruxelles.

Secondo François Rimeu, Head of Cross Asset di La Française AM, una stretta monetaria “non sarebbe una sorpresa visto che il rialzo è stato già pienamente prezzato dai mercati”. “Ci aspettiamo che il messaggio sarà quello di continuare a ribadire il fatto che la debolezza dell’inflazione è transitoria, ma anche che i dati sull’inflazione sono stati deludenti recentemente e quindi varrà la pena monitorarli da vicino”.

Di conseguenza, l’indice ‘core’ PCE – secondo Rimeu – “potrebbe essere rivisto al ribasso quest’anno e forse anche nel 2018. Anche il tasso di disoccupazione dovrebbe essere rivisto al ribasso, anche se ancora non sappiamo come sarà la stima della Fed sul NAIRU. Per quanto riguarda le proiezioni economiche e le aspettative da parte dei membri del Fomc, ci aspettiamo un piccolo cambiamento nelle proiezioni di crescita del PIL rispetto all’ultima previsione”.

Per quanto riguarda la politica di normalizzazione del bilancio ‘monstre’, “il mercato è in attesa di maggiore chiarezza. Quando inizierà il processo e a quali condizioni, difficile dirlo al momento, ma considerando lo stato attuale delle cose, non sarebbe una sorpresa se l’iter partisse entro la fine dell’anno. In questo scenario, non vediamo significativi cambiamenti né sul fronte dei tassi Usa né sul dollaro”.