Mercati

Le agenzie aggiornano i rating di Ubs e Credit Suisse

L’operazione di salvataggio di Credit Suisse, che dovrebbe portare a un matrimonio con la storica rivale Ubs, è finita sotto la lente d’ingrandimento degli analisti. Moody’s e S&P Global Ratings hanno preannunciato una revisione al taglio dei rating del colosso bancario, che è stata salvata dal fallimento.

Sotto osservazione con implicazioni positive da parte di S&P i rating di Credit Suisse. L’agenzia ha intenzione di equipararli a quelli di Ubs, che ultimamente si è vista confermare i rating (A-/A-2), mentre l’outlook è passato da negativo a stabile: il motivo di questa decisione è da additare alla pressione sull’affidabilità creditizia legata ai rischi, che potrebbero derivare dall’esecuzione dell’acquisizione.

Tra le decisioni prese da S&P vi è anche il taglio del rating sugli strumenti di capitale ibridi AT1, che sono stati emessi da Credit Suisse e che l’agenzia ha deciso di ridurre a C da B e da B+, a seguito della decisione dell’Autorità di regolamentazione dei mercati (FINMA), che ha provveduto ad azzerarli, per un valore vicino ai 17 miliardi di franchi svizzeri. S&P, comunque, potrebbe non fermarsi qui: ha, infatti, preannunciato un altro declassamento a D. L’agenzia di rating ritiene che il default di questi strumenti possa essere una certezza virtuale.

Ubs al vaglio di Moody’s

Anche Moody’s ha deciso di rivedere i rating di Credit Suisse, ponendoli sotto osservazione per un probabile e possibile upgrade, dopo che, almeno in precedenza, aveva deciso di metterli nel mirino per un ipotetico taglio. In questo caso, la decisione è stata presa a seguito dell’annuncio dell’acquisizione da parte di Ubs, che, almeno in linea teorica, dovrebbe avere delle implicazioni positive per il secondo gruppo bancario della Svizzera.

Moody’s, inoltre, ha deciso di confermare i rating di Ubs: confermati, quindi, il rating senior unsecured (A3), Additional Tier 1 (Baa3) quello sui depositi a lungo termine (Aa2), il rating sul debito senior non garantito a lungo termine (Aa3) e il Baseline Credit Assessment (a3).

L’agenzia di rating, in estrema sintesi, ritiene che l’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs abbia sulla carta il potenziale, almeno a tempo debito, per migliorare significativamente il franchising Ubs. Un impatto positivo potrebbe esserci anche per la gestione patrimoniale e per l’investment banking. È attesa, inoltre, una vera e propria riduzione dei costi operativi, che potrebbe portare a risparmiare qualcosa come 8 miliardi di dollari.

Chi ha fatto l’affare della vita

Secondo Davide Serra, ceo del fondo Algebris, Ubs avrebbe fatto l’affare della propria vita. Non è mai avvenuto nella storia che una banca sia riuscita, nel corso di una sola notte, ad aumentare il proprio Nav – Net Asset Value – del 70%. Questa è una notizia sicuramente positiva per gli stakeholder di Ubs.

Sentito dal quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”, Serra ha spiegato che “la Finma ha certamente sorpreso con la modifica della legge fatta da un giorno all’altro e con il capovolgimento della seniority della struttura del capitale. Questo non è mai successo ed è chiaramente un errore politico molto spiacevole. Nel frattempo, la dichiarazione della Bce di questa mattina, che ha sempre rispettato la struttura del capitale delle banche dell’Ue, fornisce un chiarimento importante”.

Serra ritiene che non ci sarà un impatto strutturale a lungo termine sugli At1 in Europa, al di fuori della Svizzera. Si tratta di strutture di capitale del G20 che esistono in tutto il mondo. Secondo Serra, queste obbligazioni, che provvedono ad assorbire le perdite, fanno parte del tessuto del debito bancario e rimarranno tali in Europa e negli Stati Uniti con Basilea 3.