
Dobbiamo prepararci a mesi di bracci di ferro e combattimenti tra Italia, Bce e Unione Europea. Il nuovo governo italiano ha ottenuto la fiducia delle aule parlamentari e ora si appresta infatti a lanciare il guanto di sfida alle varie autorità europee. L’Italia però, come ricorda Bloomberg, non deve aspettarsi un trattamento di favore e anzi sarà trattata com il Regno Unito dopo la Brexit.
Il nuovo primo ministro, un professore 53enne mezzo sconosciuto che è stato definito la marionetta dei due leader di partito Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ha detto in Parlamento di non vedere l’ora di sedersi attorno a un tavolo con i membri della Commissione Europea per discutere della possibilità di avere deficit più alti, ma sta per scontrarsi cntro la dura realtà. “Imparerà presto che l’Ue non è disposta ad ascoltare”, scrive Ferdinando Gugliano sulle pagine online dell’agenzia di stampa.
Nel suo discorso in Senato Giuseppe Conte ha promesso che il governo seguirà un’agenda fatta di tagli alle tasse e spese nel welfare più consistenti. Ma Bruxelles, Berlino e Francoforte difficilmente faranno concessioni sul fronte del deficit e del debito.
La coalizione anomala e anti sistema Lega-M5S punta a ottenere una “crescita sostenibile e stabile”, con il ministro dell’Economia Giovanni Tria che ha un piano per incrementare gli investimenti pubblici senza compromettere la traiettoria di rientro del debito pubblico, il secondo più grande d’Europa dopo la Grecia.
Il presidente del Consiglio ha fatto notare che il “debito pubblico è assolutamente sostenibile”, ma che ha bisogno di essere ridotto attraverso la crescita. L’unione monetaria deve essere orientata verso i bisogni dei cittadini e deve trovare un equilibrio migliore, più efficiente tra quelle che sono le responsabilità e quella che dovrebbe essere la solidarietà. La Germania non ha alcuna intenzione, tuttavia, di fare concessioni su questo punto.
In altre parole, come sottolinea Simon Derrick, analista Forex di BNY Mellon, la linea del fronte con Francoforte (Bce), Berlino (Germania) e Bruxelles (Unione Europea) è stata tracciata. Il problema dell’Italia è che è ostaggio della Bce. Sono bastate le parole da falco di alcuni dei suoi membri circa l’abbandono del bazooka monetario a fine 2018 oppure una riduzione del numero di BTp acquistati sul mercato, per mettere sotto pressione i titoli di Stato italiani e fare salire gli interessi.
Acquisti di BTp dipendono dal rispetto delle leggi Ue
Il governo Merkel, nel frattempo, ha chiarito la sua posizione. Il giornale Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung ha chiesto alla Cancelliera cosa pensasse della proposta presente nella primissima bozza di governo secondo cui l’esecutivo giallo-verde aveva intenzione di chiedere alla Bce di condonare 250 miliardi di euro di debiti italiani. Merkel ha detto che “la solidarietà tra i partner europei non dovrebbe mai portare a un’unione del debito, quanto piuttosto ad aiutare gli altri paesi ad aiutarsi da soli”.
Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann (che potrebbe prendere il posto di Draghi alla fine del suo mandato nel 2019) ha specificato questa settimana che “se introducesse una maggiore condivisione dei rischi fiscali, l’area euro potrebbe creare incentivi di dubbia natura”.
Intanto l’istituto centrale di Francoforte ha sfidato l’Italia sul terreno del programma di acquisti di Bond. Il vicepresidente uscente Vitor Constâncio ha spiegato in un’intervista allo Spiegel Online che gli aiuti al mercato obbligazionario italiano sono interamente vincolati al rispetto delle leggi e dei vincoli fiscali dell’UE.
Il neonato governo “del cambiamento” ha già visto cosa significa. La Bce ha ridotto il numero di BTp acquistati la scorsa settimana e così lo Spread è tornato ad ampliarsi. Negli ultimi 30 anni almeno due volte i mercati italiani hanno vissuto momenti di panico (nel 1992 e nel 2011) e in entrambi i casi era maggio.
Bce gioca con il fuoco, “mostra il dito medio” all’Italia
La verità è che l’Italia rimane ostaggi della Bce e della liquidità offerta da Mario Draghi ogni giorno. I Bond governativi italiani finiranno per perdere terreno se Francoforte smette di acquistarli sul secondario. Se il Quantitative Easing terminerà alla fine di quest’anno, l’Italia deve rimboccarsi le maniche.
Secondo alcuni commentatori di mercato stranieri, come Lisa Abramowicz di Bloomberg, lo spettacolo delle ultime 48 ore della Bce e dei suoi esponenti è la prova che si vuole dare una lezione all’Italia, per dimostrare cosa succederebbe se l’Italia dovesse minacciare veramente di uscire dall’euro e quando si staccherà la spina al QE.
Con una metafora colorita Abramowicz ha detto durante un podcast che “la Bce sta mostrando il dito medio all’Italia”. Anne Mathias, Global Rates e FX strategist di Vanguard, ha risposto dicendo che una “parte della natura del parlare del parlare della fine del QE ha a che fare con l’Italia, in particolare visto che stanno riducendo la mole di debito italiano da acquistare”.
Secondo Mathias, la Bce sta cercando di mandare un messaggio all’Italia: “Questa è la nostra festa, siete i benvenuti, ma se volete andarvene, non sarà un compito facile per voi”. In pratica, la Bce vuole mostrare all’Italia come sarebbe un futuro senza gli aiuti della Bce.
Alimentare un rafforzamento dell’euro e un incremento dei rendimenti per via dei timori di normalizzazione delle politiche monetarie della Bce dopo anni di droghe monetarie è un modo per destabilizzare il mercato e mandare un messaggio anche agli investitori: i momenti di grazia e calma piatta sono alle spalle.
La domanda che pone Abramowicz è: “l’economia europea è in grado di resistere a un tale shock oggi?” ossia alla fine del QE che inventerebbe la tendenza dei rendimenti di migliaia di miliardi di debito, che passerebbero dal territorio negativo a quello positivo. La risposta della strategist di Vanguard è vaga.
“A inizio anno sembrava di si”, dice, ma con il passare dei mesi non è più così sicuro. “È una bella domanda e per questo è curioso che la Bce abbia deciso proprio adesso di discutere dell’eventualità di parlare della fine del QE”.
Così facendo la Bce gioca con il fuoco e nei prossimi giorni euro e rendimenti obbligazionari sono destinati a salire ancora di livello, fino forse a raggiungere un punto di ebollizione. A quel punto l’Italia dovrà ricorrere a un bailout e assisterebbe all’arrivo della Troika.
Come ha spiegato bene Mario Monti nel suo intervento al Senato l’altro giorno, nel 2011 è stata evitato tale scenario a suon di misure lacrime e sangue, ma lo spauracchio della “realtà disgustosa” (la Troika) potrebbe tornare se Draghi la prossima settimana non dirà che la Bce deve prendersi del tempo e che nonostante abbia discusso di un ritorno alla normalità delle politiche europee, ancora non è stata presa una decisione sul QE.
Se così fosse l’euro e i rendimenti dei Bond riprenderebbero la strada dei ribassi e il dollaro riprenderebbe la sua corsa.