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Inflazione: se la Bce alza i tassi nel 2022 cosa succede sui mercati?

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Dopo le ultime dichiarazioni dei vertici della Bce sull’inflazione per i mercati finanziari si apre una nuova fase caratterizzata da una maggiore volatilità.

Bce pronta ad alzare i tassi di interesse

Nel corso della conferenza stampa di ieri la presidente della Bce Lagarde ha sorpreso tutti affermando che, a differenza di quanto affermato nelle scorse settimane, adesso c’è tanta preoccupazione per il livello raggiunto dall’inflazione nella zona euro (salita al 5% a dicembre a causa del balzo dei prezzi energetici).

Contrariamente al recente passato, la Lagarde non ha più escluso che i tassi di interesse in Europa non verranno rialzati nel corso del 2022. Secondo la numero uno della Bce considerazioni più approfondite verranno fatte nel meeting del 10 marzo, quando saranno disponibili le nuove stime economiche per la zona euro.

 

La Lagarde ha poi chiarito che i tassi di interesse verranno alzati solo dopo la fine del programma di quantitative easing.

Secondo indiscrezioni circolate al termine della conferenza stampa gli acquisti di titoli di Stato all’interno del piano di qe dovrebbero terminare nel terzo trimestre e il primo rialzo dei tassi della Bce potrebbe arrivare entro dicembre.

Uno scenario condiviso da Antonio Cesarano, strategist di Intermonte, secondo il quale “lo scenario più verosimile potrebbe essere quello di interrompere il qe a settembre, preannunciandolo a marzo, e verificare poi a giugno se le stime di inflazione si posizionano sopra al 2% sull’arco triennale, in modo da avere a disposizione il quarto trimestre per poter eventualmente agire sui tassi”.

Più estrema la visione di Goldman Sachs che prevede per il 2022 due rialzi dei tassi di interesse da parte della Bce di 25 punti base sia a settembre che a dicembre.

Mercati, spread atteso in rialzo con l’inflazione

I primi effetti del nuovo corso della Bce si sono già visti nella seduta di ieri con lo spread Btp/Bund che si portato rapidamente a quota 150 punti.

E’ bene considerare che la Bce nel corso degli ultimi anni ha acquistato titoli di Stato italiani per quasi 400 miliardi all’interno del piano di quantitative easing smorzando così ogni fiammata speculativa sullo spread.
Se questo supporto finirà nei prossimi mesi non sono da escludere significativi rialzi dello spread che si possono ripercuotere negativamente sui costi dell’indebitamento dello stato ma anche dei privati nel caso dei mutui per la casa.

Bene azioni, male bond e liquidità

La maggior parte degli analisti è concorde nell’affermare che in questo scenario sui mercati azionari sono da privilegiare i titoli del comparto finanziario che beneficiano di tassi di interessi più elevati e le società che operano nel mondo del lusso capaci trasferire sul cliente finale i maggiori costi di produzione. Vedi la strategia di Warren Buffet al proposito.

Penalizzati invece i titoli del settore tecnologico che soffrono in una fase di rialzo dei tassi.

In un contesto di rialzo dei tassi da evitare anche il mercato obbligazionario e la liquidità il cui valore verrebbe eroso da un aumento dei rendimenti. Vedi cosa dice il finanziere Ray Dalio a proposito di cash e bond.