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Inflazione, perchè gli investitori devono stare tranquilli per il momento

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In attesa del dato mensile sull’inflazione di aprile negli Usa, che sarà reso noto nel pomeriggio di mercoledì 12 maggio, i mercati azionari di tutto il mondo stanno vivendo le ultime sedute all’insegna della volatilità.
Gli investitori sono preoccupati del fatto che un eventuale aumento dell’inflazione potrebbe spingere la Fed ad alzare i tassi di interesse e di conseguenza mettere in discussione le attuali valutazioni di molti titoli azionari a Wall Street. Un eventuale aumento dei tassi di interesse renderebbe più interessanti i titoli di Stato (il rendimento del Treasury a 10 anni ora è circa all’1,7%) rispetto alle azioni per la maggior parte sopravalutate rispetto alle medie storiche.
Ne abbiamo parlato con Alan Levenson, capo economista della società di gestione T. Rowe Price.

Come potrebbe reagire la Fed se l’inflazione negli Usa raggiungesse un livello superiore al target per il mese di aprile?

La Fed non sarà assolutamente preoccupata in caso di una sorpresa al rialzo dell’inflazione di aprile. Infatti, ha già fatto intendere che considererà come transitorio qualunque aumento dei prezzi legato (1) al rimbalzo della domanda di servizi high-touch come hotel e viaggi aerei o (2) alla disruption delle catene di approvvigionamento, come per i veicoli a motore.
Più in generale, dato che l’inflazione è rimasta al di sotto del 2% per un lungo periodo, la Fed accoglierebbe favorevolmente un rafforzamento nel breve termine.

Qual è il suo outlook per l’inflazione USA e come crede che evolverà nel tempo?

Mi aspetto che il tasso di inflazione annuale passi dal 2,6% di marzo al 3,4% ad aprile, per raggiungere il picco a 3,6% a maggio, con l’uscita di scena delle letture molto depresse di un anno fa e il venir meno quindi del cosiddetto ‘effetto base’.
Allo stesso modo, mi aspetto che il tasso core a 12 mesi, esclusi quindi food & energy, salga dall’1,6% di marzo al 2,2% ad aprile, per toccare il +2,4% a maggio. Più in generale, mi aspetto che l’inflazione nel complesso acceleri a +2,7% nei quattro trimestri a fine giugno 2022, posto che i prezzi di energy, food e commodity rimangano sui livelli attuali. Intanto, l’indice core è atteso in aumento a +1,8% nello stesso periodo.

Ci sono delle conseguenze per l’inflazione e per l’outlook delle politiche della Fed riconducibili al recente report sul mercato del lavoro, che ha disatteso le aspettative?

Non per l’inflazione. Per la Fed, questo report è risultato quasi certamente al di sotto della soglia fissata per constatare “ulteriori progressi”, e ciò sposta le tempistiche per confermare che il mercato del lavoro è sulla buona strada per “ulteriori progressi sostanziali”, e quindi per segnalare che la Fed sta valutando di iniziare il tapering da lì a sei mesi.
Mi aspettavo che questo segnale arrivasse al meeting del Fomc di giugno, con l’annuncio del taper a dicembre. Questo report rende il messaggio di giugno meno probabile, anche se ciò potrebbe cambiare con dei dati sull’occupazione più solidi a maggio.