Proprio quando mancano pochi giorni al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, a Piazza Affari si rinfocolano i timori sui titoli bancari. Nuovo giro di giostra di sospensioni al ribasso: oggi sono coinvolte Banca Carige, Mps e Pop Milano. La parola che spaventa gli investitori globali è sempre la stessa: capitale.
Le banche italiane ne hanno a sufficienza per far fronte alla questione spinosa dei crediti deteriorati e osservare i dettami della Bce di Mario Draghi? Nelle ultime ore, oltre alle novità che riguardano Mps, è scoppiata sui mercati un’altra bomba: quella della fusione tra BP e BPM, che sembrava ormai un capitolo chiuso. Niente di tutto questo, invece, se si prendono in considerazione le indiscrezioni riportate da Il Sole 24 Ore.
Anche le banche europee sono colpite dalle vendite oggi in Borsa. In questo caso a pesare sono le nuove proposte della Commissione Europea per un livello di indebitamento del 3% e per un innalzamento dei cuscinetti di capitale tale da poter assorbire eventuali choc di liquidità a breve termine. La notizia ha spedito il settore bancario europeo in calo dell’1% (indice EuroStoxx 600 Banks).
Tutto questo, mentre proseguono le vendite sui bond subordinati di Mps. Stando a quanto riporta l’agenzia Askanews, “i bond-people di Mps, ovvero piccoli risparmiatori che hanno puntato sul bond subordinato Mps 2008-2018, continuano a vendere il titolo. Sulla piattaforma DDT il prezzo del titolo segna un nuovo minimo a 58,5 euro, il rendimento lordo a scadenza supera il 40%. Volumi abbastanza sostenuti pari a 1,3 milioni corrispondenti a 772mila euro, ieri la giornata si era chiusa con scambi pari a 5,9 milioni nominali corrispondenti a un controvalore di 3,5 milioni di euro”.
Tornando al dossier BP-BPM, secondo l’inchiesta del Sole 24 Ore, BP (Banco Popolare) potrebbe essere costretto a fare ulteriori accantonamenti sui crediti deteriorati. In particolare, nell’ambito dell’ispezione da parte della Bce che va avanti, “a ballare sarebbe una cifra che oscilla tra uno e due miliardi“.
Banca Popolare di Milano sarebbe dunque preoccupata per l’impatto dell’esito dell’ispezione della Bce presso la banca con cui deve unirsi nel processo di fusione. Al Sole 24 Ore risulta che, seppur preliminarmente, il capo ispettore Ferdinando Cutino abbia rilevato ulteriori problemi di “sottocopertura” dei crediti deteriorati, i cosiddetti Npl. BPM teme di fatto che la Bce decida di fissare a un livello più alto “il minimo di capitale da detenere a fronte dei rischi, pur non richiedendo necessariamente una ricapitalizzazione che passi dal mercato”.
E’ proprio questo tuttavia che il mercato teme. Che, oltre ai prossimi appuntamenti cruciali del sistema bancario italiano – il cui calendario dipende soprattutto nel caso di Mps dal referendum costituzionale, oltre dunque all’operazione di aumento di capitale della banca senese e a quella di Unicredit, ora c’è anche lo spettro di una ricapitalizzazione di Banco Popolare. Banche KO sull’ indice Ftse Mib di Piazza Affari, mentre arriva anche la nota dell’agenzia di rating, S&P.
Così Jean-Michel Six, capo economista Emea di Standard & Poor’s.
“L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è una crisi politica in Italia, ci sarebbe un governo tecnico che potrebbe durare anche a lungo prima di arrivare a nuove elezioni. Con il No avremmo sicuramente un po’ di turbolenze sui mercati ma la differenza importante è che oggi abbiamo sopra la testa l’ombrello nucleare dell’Omt della Bce, del ‘whatever it takes’ di Draghi e questo fa una grossa differenza, per questo non credo ci sarà una ripetizione di quanto avvenne nel 2010″. Tuttavia, “quanto preoccupa davvero i mercati sono le banche e la situazione degli Npl. Una vittoria del no probabilmente ritarderebbe la soluzione di questi problemi ancora di più, perché l’attenzione si sposterebbe più sulle questioni politiche che finanziarie”.
Bce, Mps sotto ispezione
E a proposito di ispezioni, occhio oggi anche alle precisazioni di Mps nell’integrazione richiesta dalla Consob sui punti all’ordine del giorno dell‘assemblea straordinaria che è stata convocata per domani per varare l’aumento di capitale. La nota è relativa al primo punto all’ordine del giorno (riduzione del capitale sociale a 7,3 miliardi).
Mps comunica che “sono in essere da diverse settimane attività ispettive” da parte della Bce. L’ispezione, che è in corso dalla primavera di quest’anno, interessa “la quasi totalità del portafoglio” dei crediti e gli esiti non saranno resi noti prima del primo semestre del 2017. Insomma, un’altra incognita per l’istituto senese. Mps ricorda che la Bce “invia team di ispezione presso gli istituti finanziari da essa regolati secondo piani definiti annualmente per ogni singola banca. Le attività in essere stanno procedendo regolarmente nello spirito di collaborazione che contraddistingue il rapporto tra Mps e Bce”.
Ecco le novità emerse nelle integrazioni richieste dalla Consob. La Consob ha richiesto a Mps “di integrare, a partire dalla prossima relazione finanziaria al 31 dicembre 2016, le relazioni finanziarie annuali e semestrali e i resoconti intermedi di gestione, “con le informazioni riguardanti lo stato di implementazione del piano industriale approvato in data 24 ottobre 2016, evidenziando gli scostamenti dei dati consuntivati rispetto a quelli previsti”:
- Mps stima di raccogliere 1.043 milioni di euro dall’offerta di acquisto dei bond subordinati e successiva conversione dell’importo in nuove azioni Mps. L’offerta riguarda bond per un valore nominale di 4,289 mld, ci si attende una adesione al 57% dai bondi perpetui (At1) corrispondente a un corrispettivo di 221 milioni, al 34% dal bond subordinati Lower Tier2 corrispondente a un corrispettivo di 614 milioni, al 10% dai subordinati Upper Tier2 corrispondente a un corrispettivo di 208 milioni.
- Dai bond-people, gli investitori retail che avevano investito nel Bond subordinato Upper2 2008-2018, il Monte dei Paschi si attende a un corrispettivo di 208 milioni da convertire poi in azioni di nuova emissione Mps. L’offerta sul bond 2008-2018 riguarda un ammontare nominale di 2,062 miliardi, 100 milioni in meno dell’intera offerta. Probabile che il gap (100 milioni) rifletta la parte massima riacquistabile da Mps in relazione ai suoi obblighi di market maker sul titolo trattato sulla piattaforma DDT di Mps Capital Services.
- La cartolarizzazione delle sofferenze nette di Mps scende da 9,102 a 8,947 miliardi. Nel dettaglio la tranche Senior, quella con maggiori probabilità di rimborso, scende da 4,9 a 4,6 miliardi. Scende anche la tranche Mezzanina junior da 1.591 a 1.526 milioni. Salgono la tranche Mezzanina senior da 955 a 1.171 milioni e la tranche Junior, quella più rischiosa, da 1.583 a 1.600 milioni.
- La tranche junior della cartolarizzazione delle sofferenze, la cosidetta tranche equity, da 1.583 milioni che sarà sottoscritta da Mps e distribuita agli azionisti “è attualmente oggetto di valutazione da parte di un perito esterno. Le stime preliminari incluse nei prospetti consolidati conducono a un fair value di 427 milioni di euro che, tuttavia potrebbe discostarsi rispetto alla valutazione finale che il perito rilascera”.
- I costi vivi dell’operazione di risanamento di Mps si attesteranno a 448 milioni di euro. Nel dettaglio: l’aumento di capitale costa 170 milioni, la cartolarizzazione 69 milioni, la conversione dei bond subordinati 22 milioni, il Piano industriale 2 milioni, altre voci 6 milioni, poi altri 179 milioni relativi a cartolarizzazione-perdita di due prestiti subordinati.
- Ad oggi, non sono allo studio operazioni alternative.