
TOKYO (WSI) – Due tifoni si sono abbattuti sul Giappone: uno reale, Lan, e uno politico: ieri la terza economia al mondo ha chiamato alle urne i cittadini dopo che il premier Shinzo Abe ha indetto lo scorso 25 settembre elezioni anticipate. La coalizione guidata dal leader Abe ha vinto con un ampio margine di vantaggio. L’esito del voto, con Abe che ha ottenuto 312 seggi su 465, consentirà al premier di portare avanti le sue politiche di Abenomics. Abe ha promesso di usare i soldi ottenuti con l’incremento dell’Iva per poter aumentare le spese fiscali.
La decisione del premier di indire elezioni anticipate nasce da uno scandalo che ne aveva intaccato la popolarità, ma ben presto – anche grazie alla crisi innescata dalla Corea del Nord e la risposta dura proprio di Abe – il premier nipponico ha riconquistato consenti salendo nei sondaggi e il 25 settembre ha deciso per le elezioni anticipate con l’obiettivo di sfruttare l’alto indice di gradimento per cambiare la costituzione pacifista e poter rispondere alla minaccia nucleare della Corea del Nord.
Una scommessa che è apparsa per tutti rischiosa considerando la confusione politica che stava vivendo il Giappone con la nascita del partito della Speranza guidata dalla governatrice della città di Tokyo Yuriko Koike. Come aveva sottolineato Christophe Dumont, Macro-Economist di Candriam Investors Group, proprio o cambiamenti nei ranghi dell’opposizione dovrebbero permettere all’LDP – partito che guida il Giappone quasi senza interruzione dal 1955 e dal 2000 insieme al suo alleato Komeito, il Partito del governo pulito – di mantenere la maggioranza.
I numeri danno ragione a Dumont. Secondo le proiezioni il Partito liberal democratico di Abe vince e avrà almeno 283 seggi sul totale di 465 della Camera bassa della Dieta. Agli alleati di governo del Komeito sono attribuiti 29 deputati. Insieme la coalizione raggiunge quota 312. Il resto all’opposizione: una cinquantina a testa al Partito democratico costituzionale (centro-sinistra) di Yukio Edano e al Partito della Speranza (centro-destra) della signora Yuriko Koike.
Giappone: cosa significa per l’economia la vittoria di Abe
La vittoria della coalizione di governo del premier Abe ha aperto la strada ad una politica monetaria più semplice che ha portato i titoli azionari giapponesi al livello più alto degli ultimi due decenni e ha aiutato la seconda economia asiatica a registrare una più grande espansione per sei trimestri consecutivi. Oltre alla modifica della Costituzione, Abe ha promesso novità in campo lavorativo con aumenti dei salari e un rinnovo del mercato del lavoro.
Dal punto di vista economico, secondo Luke Bartholomew, Investment Strategist di Aberdeen Standard Investments, dopo che la scommessa di Abe è riuscita “possiamo aspettarci un proseguimento dell’attuale strategia. Haruhiko Kuroda sarà probabilmente riconfermato a governatore della banca centrale e il rialzo della tassa sui consumi nel 2019 andrà avanti come pianificato”.
“Ciò che delude è che probabilmente Abe non userà il capitale politico conquistato vincendo le elezioni per riformare l’economia. La cosiddetta terza “freccia”/“punta” dell’Abenomics è stata in gran parte una delusione perché Abe ha scelto di non affrontare i dogmi e i diritti acquisiti che ostacolano l’economia giapponese. Questo non cambierà”.
La deflazione rimane il più grande nemico di Abe e si dimostrerà molto più difficoltosa della sua campagna elettorale. “Il primo ministro userà probabilmente il forte risultato per spingere per le riforme costituzionali e le priorità di politica estera, specialmente vista la spavalderia della Corea del nord ultimamente. Ciò detto, i mercati amano leader forti con mandati solidi quindi è facile che accolgano con favore il risultato”.