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Grecia in default introdurrebbe una seconda moneta, virtuale

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NEW YORK (WSI) – In bancarotta la Grecia introdurrebbe una seconda moneta, virtuale.

Mentre la situazione del paese indebitato si fa sempre più grave e la possibilità di uscita dall’area euro diventa un’ipotesi che il mercato dà ormai all’80%, la Bce ha analizzato lo scenario in cui Atene, finita la liquidità, iniziasse a pagare i suoi dipendenti con IOU (acronimo di “I Owe You” in inglese, traducibile in “ti devo ripagare”), ovvero delle cambiali da distribuire nella nazione.

Il modello creerebbe di fatto una seconda moneta virtuale all’interno dell’Eurozona. Lo riporta l’agenzia Reuters, che già aveva anticipato che nelle cassa di Atene ci sarebbero ora solo 2 miliardi di euro. Notizia quest’ultima smentita seccamente dal Governo di Atene.

In ogni caso per il governo Tsipras si avvicina il momento della verità quando dovrà pagare crediti in scadenza per 2,5 miliardi di euro all’Fmi tra maggio e giugno e le due rate di bond della Bce da 7,5 miliardi tra luglio e agosto.

Tra i rischi maggiori, che fanno notare diversi analisti finanziari, è che la Banca centrale europea (Bce) a questo possa staccare la spina della liquidità emergenziale, ovvero l’Emergency liquidity assistance (Ela) per la mancata adozione delle riforme strutturali promesse dal Memorandum of understanding (Mou).

I funzionari della Bce temono tuttavia che tale azione potrebbe spingere Atene a corto di liquidità a pagare fino al 30% i dipendenti pubblici in cambiali per evitare l’utilizzo degli euro, già scarsi. Uno scenario del genere, secondo l’analisi, oltre a non evitare una crisi e l’uscita della Grecia nella zona euro, rappresenterebbe solo un’ulteriore pressione sulle banche greche, perché i lavoratori finirebbero per assottigliare i loro risparmi.

Le banche sarebbero quindi costrette a attingere ulteriori quantità crescenti di finanziamento dal fondo di liquidità di emergenza o aumentare la loro base di capitale. “Ma le banche non possono usare le cambiali come garanzia per il credito di emergenza in quanto la BCE non li accetterebbe” conclude lo studio, mettendo in evidenza i forti limiti di uno scenario del genere. (mt)