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GEAB 94: petrolio al centro della crisi greca

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NEW YORK (WSI) – Il residuo dell’arcaismo della Grecia deriva dal fatto che i greci non sono mai stati in grado di liberarsi dal peso della Guerra Fredda con la Turchia. Ma la situazione si sta schiarendo ora, in un periodo in cui influiscono i cambiamenti enormi che sono in atto. Tra questi, l’ultimo rapporto GEAB, il 94, cita i giacimenti di petrolio presenti nelle coste orientali del Mediterraneo. Nessuno ne parla ma potrebbero essere la chiave per risolvere la crisi greca.

Dopo 200 anni di conflitto con la Turchia, il paese ellenico è de facto sotto una sorta di tutela militare. È colpa dell’influenza ‘ottomana’ nell’area, che è stata particolarmente evidente durante la dittatura dei colonnelli in Grecia (1967-1974) e che non è mai veramente sparita dopo la caduta della giunta militare.

È il motivo per cui Atene, anche in periodo di crisi, spende il 2,5% del Pil nell’esercito e la Difesa. È la percentuale più alta di tutti i paesi Ue. Francia e Regno Unito seguono con il 2,2%, il Portogallo ha il 2,1% (un’altra aberrazione).

Il leader mondiale in questa categoria è l’Arabia Saudita (9%), Israele è secondo con il 6%, mentre gli Stati Uniti spendono il 4,7% del prodotto interno lordo, la Russia il 4,2% e la Cina il 2,1% (sono dati che risalgono a fine 2013).

Solo dal 2010, ‘grazie’ alle misure di austerity, la Grecia ha iniziato a ridurre le spese. Ma l’inevitabile conflitto di interessi tra le forze politiche istituzionali e l’esercito non ha consentito di apportare grandi tagli alle spese nella Difesa.

L’Unione Europea non fa molto per aiutare la Grecia a uscire da questa situazione paradossale, dal momento che Germania (25% del totale) e Francia (12%) sono i massimi fornitori di armi di Atene.

C’è un altro elemento che è fondamentale per capire la tragedia della Grecia: al centro della crisi del debito ci sono le risorse di petrolio della parte orientale del Mediterraneo. I media non ne parlano, ma la Grecia siede su enormi depositi di idrocarburi.

Il governo precedente aveva preso in considerazione l’ipotesi di usare le risorse energetiche epr risolvere la crisi economica e geopolitica. Ha firmato accordi per concedere appalti a contractor canadesi, britannici, europei (società italiane e irlandesi) a maggio dell’anno scorso.

Ma l’entusiasmo è stato ridimensionato leggermente quando ha notato che anziché calmierare le tensioni con la Turchia come sperato, il progetto ha alzato il nervosismo e peggiorato i rapporti tra i due paesi vicini.

La Grecia non è peraltro l’unico paese ad aver scoperto preziosi depositi di idrocarburi nella parte orientale del Mediterraneo: nelle coste israelian, siriane, libanesi, cipriote, albanesi e persino nella costa Adriatica.

Dei paesi sopra citati l’unico paese che ha incominciato ad approfittare dei nuovi giacimenti è stato Israele. Le operazioni di esplorazione sono così rischiose in trmini geopolitici che i progressi sono estramente lenti.

Lo sfruttamento dei depositi di idrocarburi in Grecia al confine con i Balcani e il Medioriente hanno tutti gli ingredienti per fare scoppiare una mega contesa interregionale.

(DaC)