Economia

Fuoriuscita capitali da banche italiane, Bce ha torto

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Guardando ai flussi di capitale degli investimenti in Europa, si nota da un po’ di tempo una fuoriuscita continua di soldi dalle banche italiane. Secondo la Bce è “colpa” del Quantitative Easing, il programma di acquisto di titoli della banca centrale, mentre per Pier Carlo Padoan le norme sul bail-in introdotte a inizio gennaio non c’entrano, ma studi accademici e dati statistici raccontano tutt’un’altra storia.

Se si calcola l’andamento dei flussi di capitali prendendo come parametro di riferimento il Target 2, in quanto “misura eccellente per monitorare la fuga di capitali da un paese dell’Eurozona a un altro della stessa area”, si scopre che da agosto 2014 a settembre 2016 è in atto una fuoriuscita massiccia di capitali dalle banche italiane.

L’ipotesi della Bce è che la banche centrali dell’area periferica dell’area euro, quella meno virtuosa di cui fa parte anche l’Italia con il suo debito galoppante, comprano bond nazionali in massa da investitori stranieri, accendendo al sistema di pagamenti Target2 tramite le banche centrali dell’area più finanziariamente solida, come la Bundesbank.

Questi flussi in entrata di capitali farebbero scattare un incremento delle passività Target2 dei paesi del sud dell’Eurozona come l’Italia, la Spagna, la Grecia o il Portogallo. Secondo una ricerca dell’Università Cattolica di Lilla, tuttavia, la “spiegazione è completamente inappropriata nel caso italiano”.

La Banca d’Italia ha comprato titoli di Stato quasi esclusivamente per investitori italiani e non stranieri. Gli investitori si sono serviti della somma incassata dalla vendita di bond italiani per comprare asset stranieri. Avrebbero potuto invece preferito reinvestire il denaro in asset italiani, ma così non è stato.

Esaminando Target2 emerge fuga capitali dalle banche italiane
Esaminando Target2 emerge evidente aumento delle passività della Banca d’Italia nei confronti dell’Eurozona negli ultimi due anni

Il fenomeno, spiegano gli accademici, fa parte del riassetto di investimenti finanziari iniziato prima dell’avvio del programma di Quantitative Easing e che ha portato a un alleggerimento delle posizioni negli asset italiani a favore di attivi stranieri. L’ammontare dei capitali in uscita è molto più alto in Italia che altrove.

Il piano di acquisto di bond della Bce non ne è la causa, bensì “non ha fatto altro che contribuire a un fenomeno che in realtà era già in atto”, secondo la Scuola di Business IESEG della città francese. Da parte sua, l’introduzione del regime del bail-in ha alimentato la paura di insolvenza di alcune banche ma non è la sola causa della fuga di capitali.

Tutto ciò significa una cosa molto semplice: da due anni gli investitori italiani hanno perso fiducia negli asset italiani, come bond e titoli delle banche quotate. Questo pessimismo, sostiene il paper accademico, è dovuto probabilmente alle “scarse prospettive di crescita economica del paese”.

I problemi delle banche degli ultimi tempi, come quelli patrimoniali di Mps e UniCredit, oppure la montagna gigantesca di crediti inesigibili in portafoglio (superiore ai 300 miliardi di euro), hanno sicuramente partecipato alla fuoriuscita di capitali dai bond emessi dal settore finanziario italiano.

Come spiega anche PIMCO, il Target 2 (Trans-European Automated Real-time Gross Settlement System) è il sistema di pagamenti interbancario che elabora in tempo reale i bonifici inviati da un paese all’altro.