Economia

Fed mai così confusa, costretta a rilanciare il QE?

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ROMA (WSI) – Una cosa è certa. Da quando è iniziata l’era della normalizzazione dei tassi di interesse Usa, sotto l’egida di Janet Yellen, i messaggi della Fed si sono fatti piuttosto confusi. Tant’è che spesso, in concomitanza con le parole del numero uno dell’istituto, a salire sono stati oro e Treasuries, asset che in teoria dovrebbero scendere in un contesto di politica monetaria restrittiva, ovvero di aumento dei tassi.

E ora le minute della Fed appena pubblicate e relative alla riunione del 26-27 gennaio – quando il Fomc ha annunciato di aver lasciato i tassi di interesse invariati – non fanno altro che dimostrare che Yellen & Company hanno perso la bussola. La prova del nove arriva dalle dichiarazioni che sono state rilasciate dallo stesso James Bullard, presidente della Fed di St Louis che, dopo aver detto appena un mese fa di essere a favore di ben quattro aumento dei tassi nel 2016, ha ammesso che sarebbe “non saggio” per la Fed continuare ad alzare i tassi. Aggiungendo, anche. che la Fed ha “ancora molti margini di allentare la politica monetaria, se necessario”.

Bullard ha alimentato le speculazioni sul caos in cui si troverebbe la Fed.

“Ritengo che non sia saggio continuare a portare avanti una strategia di normalizzazione in un contesto in cui le aspettative di inflazione sono in calo”. Ancora, Bullard ha fatto notare che un altro “pilastro” della decisione dell Fed di alzare i tassi a dicembre si è indebolito, dal momento che le condizioni finanziarie più rigide e il calo dei prezzi delle azioni hanno reso il rischio di formazione di bolle di asset “meno preoccupante“.

L’esponente della Fed è andato avanti nel suo discorso, precisando anche, nel corso di un discorso a un gruppo di analisti finanziari, che il tasso di inflazione scontato in alcuni prezzi dei bond è sceso di quasi -50% rispetto alla metà del 2014, e che lui stesso non si sentirà pronto ad accettare una nuova manovra restrittiva della Fed, almeno fino a quando i bond indicizzati all’inflazione non segnaleranno che gli investitori scommettono una crescita dei prezzi al tasso del 2%, target della Fed.

Continui rialzi dei tassi, in una situazione in cui il target sul tasso di inflazione al 2% rimane ancora un obiettivo molto difficile da centrare, metterebbero a rischio secondo Bullard la credibilità della Fed. E il punto è che:

“Le banche centrali devono difendere la loro credibilità. E’ per questo che il contesto è così preoccipante”. 

Ecco i punti principali emersi dal documento sulle minute della Fed, da cui trapela la confusione in cui versa l’istituto:

  • I membri del Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed – hanno affermato che i dati che arrivano dal fronte macro, sono troppo confusi per permettere una chiara valutazione dei rischi che incombono sull’outlook.
  • Allo stesso tempo i funzionari della Fed continuano a prevedere una politica monetaria restrittiva graduale.
  • Ma contestualmente molti esponenti del Fomc hanno rilevato a gennaio un aumento dei rischi al ribasso.
  • Alcuni esponenti della Fed hanno mostrato preoccupazioni riguardo al freno sull’economia Usa che potrebbe arrivare dalla Cina.
  • E’ inoltre probabile che il petrolio e il dollaro zavorrino l’inflazione per un periodo di tempo più lungo.
  • La maggior parte degli esponenti continua a credere in una crescita moderata degli Usa.

In definitiva, nell’ultimo meeting di fine gennaio, gli esponenti del Fomc hanno espresso la preoccupazione che le condizioni finanziarie globali possano deragliare la ripresa dell’economia americana.

Non solo: dalle minute è emerso che i membri della Fed hanno considerato anche l’opzione di riconsiderare le mosse di politica monetaria decise per il 2016.

“Se il recente irrigidimento delle condizioni finanziarie globali si confermasse sostenuto, potrebbe amplificare i rischi al ribasso” sull’economia.

A gennaio si è discusso nonostante questo anche della possibilità di alzare i tassi Usa nello stesso mese e la maggior parte dei componenti del Fomc ritiene ancora che la politica monetaria restrittiva proseguirà. Tuttavia, dopo lunghe discussioni sui rischi globali, la Fed ha stabilito che le condizioni finanziarie più restruttive nel mondo potrebbero già di per sé “equivalere” a nuovi aumenti dei tassi. E dopo l’alert di Bullard, forse le tensioni all’interno della Fed si acuiranno ulteriormente, in una fase in cui la credibilità della Fed è stata già messa seriamente in discussione.