Economia

Febbre oro. Lme autorizza Goldman & Co. a stampare moneta

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E ora oltre alle banche centrali, anche le banche ‘normali’ potranno stampare moneta. E’ questa l’interpretazione che alcuni economisti hanno dato all’accordo, siglato poche ore fa, tra il London Metal Exchange (LME), la piattaforma londinese dove sono quotati i contratti sulle commodities, e alcuni istituti di credito, al fine di sostenere gli scambi degli imminenti nuovi futures sull’ oro che saranno scambiati a Londra.

Stando a quanto spiega Reuters, i punti principali dell’accordo sono i seguenti:

  • Le banche acquisiranno quote nei contratti Lme sull’oro attraverso un consorzio ad hoc.
  • Garantiranno liquidità e in cambio riceveranno il 50% dei guadagni provenienti dagli scambi.
  • La presenza di una maggiore liquidità permetterà alla piattaforma dell’Lme di competere in modo più agguerrito contro le altre piattaforme di scambio delle materie prime.

Questi i punti i principali dell’accordo che l’Lme avrebbe raggiunto, stando a quanto riportato da alcune fonti, con una società fondata appunto da un gruppo di banche per promuovere le operazioni di trading dei nuovi contratti futures sull’oro. I nomi delle banche sono altisonanti: si tratta di Goldman Sachs, di ICBC Standard Bank, di Morgan Stanley, di Natixis e Société Générale.

Nel fornire liquidità tali colossi creeranno praticamente moneta. Non solo: per la loro dimensione e la loro importanza sistemica hanno già alimentato negli ambienti finanziari qualche dubbio sulla formazione di un oligopolio che estrometterebbe attori minori nel palcoscenico del market-making.

Ci sarebbbero altri vantaggi di non poco conto per i colossi bancari: le attività di compensazione sui contratti sull’oro potrebbero giustificare infatti eventuali deroghe alle norme fissate dalle autorità di regolamentazione, e consentire agli istituti di detenere anche minori cuscinetti di capitali, come ha fatto notare il responsabile di una società di brokeraggio a Londra:

“Per ogni posizione aperta che una banca ha con i suoi clienti, è necessario l’accantonamento di un certo capitale. Ma (se le banche) compensano (la posizione) sull’Lme non saranno esposte e dunque non saranno soggette a richieste di capitale”.

Se la liquidità apportata darà i suoi frutti, il team riceverà la metà dei guadagni. L’intesa tra le controparti si basa dunque su uno schema di incentivi, per garantire che i contratti siano credibili ed efficienti fin dalla loro nascita. L’Lme punta infatti a superare lo scetticismo sul successo del lancio dei nuovi contratti, che avverrà a giugno (a essere lanciati saranno anche nuovi futures sull’argento).

Il consorzio a cui hanno dato vita Goldman Sachs & CO. si chiama EOS Precious Metals, fondato insieme al trader delle commodities OSTC e allo stesso World Gold Council. Analisti e trader sentiti da Reuters prevedono che gli azionisti dell’EOS potrebbero arrivare a controllare fino al 50% delle operazioni sull’oro che avvengono sul mercato OTC (gli scambi sull’oro a Londra sono al momento dominati soprattutto da attività OTC).

Stando agli accordi riferiti da una fonte, le banche facenti parte del consorzio EOS pagheranno una commissione all’Lme su base annua e acquisteranno e venderanno oro e argento, al fine di facilitare le operazioni di trading.

Di solito – fa notare Reuters – le piattaforme ricorrono a semplici consultazioni quando pianificano nuovi contratti che hanno per oggetto materie prime o strumenti finanziari. In questo caso, l’Lme ha optato per un radicale allontamento dalle pratiche tradizionali.

La posta in gioco, d’altronde, è alta, visto che il London Metal Exchange vuole avere una fetta di quella torta di scambi sull’oro che a Londra ha un valore di $5 trilioni ogni anno.

L’LME, di proprietà di Hong Kong Exchanges and Clearing, mira a competere in particolare con le piattaforme americane CME Group e ICE. Anche perchè, sembra che le scommesse sull’oro si stiano trasferendo soprattutto in Occidente.

Il CME al momento offre a Londra contratti su oro e argento al fine di creare un legame tra Londra e la piattaforma che ha già a New York. L’ICE indice a Londra aste sull’oro fissando così il prezzo benchmark globale ed è attiva anche con un contratto giornaliero che permette ai partecipanti di compensare le loro attività di trading.

Tuttavia, nessuno di questi contratti è stato scambiato dal lancio avvenuto a gennaio. L’Lme vuole fare dunque la differenza.