Economia

Brexit, il diktat di Draghi a Ue e Italia

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ROMA (WSI) – Mario Draghi si prepara ad attivare il paracadute anti Brexit per mettere in salvo le banche, in particolare quelle disastrate italiane. Un documento Ue ottenuto da Bloomberg e ripreso dalla stampa italiana mostra tutti e cinque i punti principali che la Bce intende affrontare per risolvere la crisi apertasi dopo la vittoria dei no all’Europa nel referendum del 23 giugno.

Secondo i calcoli di Draghi il materializzarsi della Brexit porterĂ  a una contrazione del Pil dello 0,5% nell’area europea. La Bce prevede una flessione della crescita per tre anni di tempo. La recessione provocata dalla Brexit avrĂ  un impatto negativo nei mercati valutari e spingerĂ  le banche centrali ad adottare svalutazioni concorrenziali.

La lista – anzi il diktat di Draghi – esordisce con un nuovo “whatever it takes” per poi proseguire on l’esigenza, giĂ  attuata, di aumentare la cooperazione delle banche centrali sul mercato valutario. La parte piĂą importante del documento riguarda però le banche: secondo il banchiere centrale è giunto il momento di affrontare e risolvere per tutte le vulnerabilitĂ  del settore. In Italia l’allarme è giĂ  suonato.

Draghi si dice poi pronto a “fare tutto il necessario per mantenere la stabilitĂ  dei prezzi“. Al contempo i leader devono  fare di piĂą per rilanciare la crescita, viste le crisi che potrebbero aprirsi ora che il Regno Unito avvierĂ  la procedura di abbandono dell’Ue.

“Vedo rischi di turbolenze – afferma il presidente della Bce – e un fattore importante è la percezione che l’Ue possa divenire ingovernabile”.

Draghi chiede a Renzi piano salva banche

I cinque punti del piano dovevano restare segreti ma sono stati pubblicati dalla stampa. Non dev’essere un caso che proprio nel momento in cui Draghi chiede di fare qualcosa subito per le banche, il premier Matteo Renzi sembra si sia attivato per mettere a punto un maxi piano da 40 miliardi di euro che attingerĂ  le risorse dal fondo salva-Stati e quindi potrebbe fare arrivare in Italia la troika dei creditori.

Oltre alle richieste avanzate ai leader, Renzi in primis, di fare qualcosa per “la vulnerabilitĂ  delle banche”, “non possiamo permetterci di non farlo”. Suona come un imperativo piĂą che un appello. Un altro aspetto importante riguarda la riforma delle economie e anche delle istituzioni europee con l’obiettivo di renderle piĂą efficaci e gestibili.

Draghi rinnova inoltre le pressioni perchĂ© vengano apportate modifiche alla “politica di bilancio” che va “orientata maggiormente verso gli investimenti”. Per come si sono messe le cose, secondo Draghi, restare fermi può essere un doppio danno. 

La contrazione del Pil si stima sia compresa fra lo 0,3% e lo 0,5% nei prossimi tre anni per l’Eurozona. Vorrebbe dire che la crescita in media sarebbe appena superiore al punto percentuale, “troppo poco” secondo La Stampa “per ridare la carica che serve al motore dell’economia per curare davvero la piaga della disoccupazione a due cifre”. Le stime “forse sono pessimistiche”, ha concesso il banchiere centrale, ma sono dovute al fatto che il Regno Unito rappresenta un partner commerciale di primo piano.

Il timore di Draghi è che tutti i mercati finanziari saranno influenzati, soprattutto quelli dei cambi. “Sono inoltre preoccupato dai tentativi di altri paesi di intervenire su quelli che non sono considerati livelli di cambio non ottimali”. Di qui la paura delle turbolenze e che l’Europa sia giudicata ingovernabile.

 

Dopo la vittoria del fronte del Leave con il 52% dei consensi nel voto popolare indetto dal governo e promesso dal premier uscente Cameron – grande sconfitto del referendum – in campagna elettorale, il leader del paese dovrĂ , prima di andarsene a ottobre come ha annunciato, invocare l’articolo 50 che definisce la procedura perchĂ© un paese possa lasciare volontariamente l’Europa Unita.

Era stata la stessa Londra a volere inserire l’articolo nel trattato di Lisbona, il quale dice che ogni stato membro è libero di ritrarsi dall’Unione conformemente alle sue norme costituzionali. Per farlo deve informare il Consiglio europeo – ieri si è svolto il primo senza il Regno Unito – della sua intenzione di negoziare un accordo sul divorzio, stabilendo così le fondamenta giuridiche per quello che sarĂ  il nuovo rapporto con il blocco.

 

Fonte: Street Insider / Bloomberg