Festeggiamenti anticipati per le Borse mondiali. Le piazze finanziarie europee seguono la scia del rally globale dei listini azionari degli ultimi due giorni e scambiano in buon rialzo. In Asia l’indice della Borsa di Hong Kong è salito sopra i 30 mila punti ai massimi di dieci anni. L’indice S&P 500 ieri in avvio aveva superato quota 2.600 per la prima volta nella storia. Sul mercato valutario il won sudcoreano viaggia ai massimi di due anni, mentre il peso messicano guadagna terreno in seguito agli ultimi sviluppi positivi sulle trattative per il patto commerciale NAFTA. Il dollaro Usa è ancora in perdita mentre la curva dei rendimenti dei Treasuries Usa continua ad appiattirsi nel contesto di un incremento dei prezzi dei bond sovrani in tutto il mondo. Lo spread tra tratto breve e lungo dei rendimenti è ai minimi di 10 anni. Il petrolio si appresta a in oltre due anni.

E secondo Goldman Sachs i rialzi delle Borse non sono finiti, anzi: citando una crescita degli utili grazie alla riforma del fisco e una robusta attività economica in Usa, gli analisti prevedono che assisteremo ad altri tre anni di mercato rialzista nelle Borse, andamento mosso da un comportamento degli operatori che sarà scandito da una “esuberanza razionale”. A parte l’S&P 500, anche Dow Jones e Nasdaq-100 hanno raggiunto massimi record ieri. Forte di un progresso dello 0,6% l’indice MSCI della regione Asia Pacifico ha aggiornato i massimi del 2007. In rialzo hanno chiuso anche le Borse di Tokyo e Sidney.
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Dati nel complesso deludenti quelli giunti dall’altro versante dell’Atlantico. A sorpresa gli ordini di beni durevoli si sono contratti dell’1,2% il mese scorso negli Stati Uniti: la variazione negativa è decisamente peggiore delle attese che erano per un risultato positivo dello 0,3%. La revisione al rialzo timida allo 0,2% dei dati precedenti non è sufficiente a fare dimenticare la delusione per i dati di ottobre.
Gli ordini di prodotti ‘core’ sono aumentati dello 0,4, anche in questo caso facendo peggio delle aspettative. Ma la revisione dei dati precedenti in questo caso è stata più importante (+1,1% contro lo 0,7% riportato in precedenza). Depurando i dati dei settori Difesa e Aereospazio, gli ordini sono diminuiti dello 0,5% a fronte di un incremento della stessa ampiezza previsto.
Sul Forex il dollaro si è indebolito leggermente, mentre i future sui principali indici di Borsa continuano a scambiare in rialzo, sebbene con un po’ meno slancio rispetto alla fase antecedente la pubblicazione dei dati macro alle 14.30 italiane.
Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono calate leggermente nell’ultima settimana, attestandosi a 239 mila unità contro le 240 mila attese e dopo le 252 mila della settimana prima (dati rivisti al rialzo da quota 249 mila). Sono i dati comunicati dal Dipartimento del Lavoro Usa.
La media a quattro settimane dei sussidi di disoccupazione è tuttavia salita a 239,75 milioni da 238,50 milioni. Anche i sussidi continuativi sono aumentati, in area 1,904 milioni contro gli 1,88 milioni previsti e dopo i 1,868 milioni del mese precedente (dato ritoccato da 1,86 milioni).
Il segretario delle Finanze britannico Hammond ha cercato di presentare il bilancio come lungimirante ma in realtà si sta preparando ad affrontare le avversità, secondo gli economisti di Aberdeen Standard Investments. “C’è un turbinio di politiche in qualunque ambito, dalla matematica all’intelligenza artificiale ai collegamenti dei trasporti”, commenta Lucy O’Carroll, Chief Economist del gestore. “Ma il fatto che l’Office for Budget Responsibility abbia rivisto al ribasso le previsioni dimostra che la portata delle sfide che il Regno Unito ha davanti a sé è del tutto preponderante rispetto all’impatto delle misure che ha delineato”.
“Intanto i fondi per la guerra del Ministro si sono ridotti a 14 miliardi di sterline. Hammond ha cercato di inquadrare il tutto come una sua scelta ma è la conseguenza di una dura realtà economica. Si tratta anche di uno scarso margine di manovra se si considera che il gettito fiscale totale e la spesa pubblica si attestano a centinaia di miliardi all’anno. La misura inattesa che ha annunciato è stata l’imposta di bollo per chi acquista per la prima volta. L’offerta è il vero problema per il mercato immobiliare residenziale nel Regno Unito e l’annuncio di Hammond rischia semplicemente di alimentare la domanda e quindi i prezzi”.
“Hammond è come Davide che lancia sassi ad un Golia che impersona le sfide di produttività e di crescita che il Regno Unito si trova ad affrontare dopo la Brexit. Quella di oggi avrebbe potuto essere un’ottima opportunità per farsi un’opinione precisa e a lungo termine del futuro del Paese, per prendere di petto la performance in termini di produttività del Paese. Un’economia in espansione sosterrebbe la fiducia, la spesa e il gettito fiscale, e da ultimo anche le finanze pubbliche ne trarrebbero beneficio.
Sfortunatamente il ministro manca del capitale politico necessario ad avere un approccio così dinamico e data la sua natura cauta probabilmente l’ha considerato soltanto parzialmente. Ha perso quindi la chance di trasformare un bilancio evolutivo in uno rivoluzionario”.
Le scorte di petrolio settimanali si sono ridotte meno del previsto negli Stati Uniti: di 1,855 milioni e non di 2 milioni e 200 mila barili. Il dato precedente aveva visto un incremento di 1,854 milioni di unità. Le scorte di benzina sono cresciute di 44 mila unità, molto meno del milione atteso. Le scorte di distillati sono invece aumentate di 269 mila barili, contro un calo di 1 milione previsto. La capacità di utilizzo degli impianti di raffineria è salita dello 0,3% e non dello 0,4% come era atteso.
Sui mercati i future WTI sul petrolio tengono bene e scambiano in progresso dell’1,25% a 57,54 dollari al barile al momento, sotto il picco degli ultimi due anni toccato a inizio mattinata oltre 58 dollari (+2,2% a 58,05 dollari al barile), ma comunque in buon rialzo.
La Fed di Atlanta continua a essere ottimista sull’attività economica degli Stati Uniti: le previsioni parlano di una crescita del Pil del 3,4% nel quarto trimestre del 2017. Dopo gli ultimi dati macro pubblicati dalle autorità della prima economia al mondo, le stime della Fed di Atlanta per l’incremento degli investimenti nei prodotti non residenziali sono aumentate dal 14,1% al 14,2%, mentre le aspettative per il contributo che gli investimenti nelle scorte daranno al Pil sono scese dallo 0,06% allo 0,02%”.
Le previsioni degli esperti della banca sul Pil Usa dell’ultimo quarto dell’anno hanno subito variazioni consistenti, spaziando dal minimo del +2,8% al massimo del +4,5%, ma d’altronde ci vorrà ancora del tempo e diverse altre cifre macroeconomiche prima che i dati ufficiali vengano pubblicati.
Restando in tema macro, tra gli altri dati di rilievo pubblicati in Usa si segnalano la fiducia dei consumatori, i sussidi di disoccupazione e gli ordini di beni durevoli. L’indice della fiducia dei consumatori americani misurato dall’università del Michigan è risultato più alto delle previsioni, sebbene sia sceso dai massimi di quasi 14 anni. Il dato definitivo di 98,5 punti si confronta infatti con i 98 punti attesi.
Il punteggio si confronta con la lettura preliminare di 97,8 e con il dato precedente pari a 100,7 punti, il livello più alto da gennaio 2004. Le condizioni attuali sono state pari a 113,5 punti contro i 113,6 inizialmente riportati. Le attese si sono attestate a quota 88,9 contro gli 87,6 punti comunicati in precedenza. L’inflazione a un anno `e vista al 2,5% e non più al 2,6%, mentre quella a 5-10 anni al 2,4% e non 2,5%.
Deludono invece – e di molto – i dati sulla domanda di beni durevoli Usa. A sorpresa gli ordini di beni durevoli si sono contratti dell’1,2% il mese scorso negli Stati Uniti: la variazione negativa è decisamente peggiore delle attese che erano per un risultato positivo dello 0,3%. La revisione al rialzo timida allo 0,2% dei dati precedenti non è sufficiente a fare dimenticare la delusione per i dati di ottobre.
Gli ordini di prodotti ‘core’ sono aumentati dello 0,4, anche in questo caso facendo peggio delle aspettative. Ma la revisione dei dati precedenti in questo caso è stata più importante (+1,1% contro lo 0,7% riportato in precedenza). Depurando i dati dei settori Difesa e Aereospazio, gli ordini sono diminuiti dello 0,5% a fronte di un incremento della stessa ampiezza previsto. Sul Forex il dollaro si è indebolito leggermente dopo i dati.
Passando al mercato del lavoro americano, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono calate leggermente nell’ultima settimana, attestandosi a 239 mila unità contro le 240 mila attese e dopo le 252 mila della settimana prima (dati rivisti al rialzo da quota 249 mila). Sono i dati, sostanzialmente in linea con le aspettative quindi, comunicati dal Dipartimento del Lavoro Usa.
La media a quattro settimane dei sussidi di disoccupazione è tuttavia salita a 239,75 milioni da 238,50 milioni. Anche i sussidi continuativi sono aumentati, in area 1,904 milioni contro gli 1,88 milioni previsti e dopo i 1,868 milioni del mese precedente (dato ritoccato da 1,86 milioni).
I prezzi del petrolio si sono portati sui massimi da giugno 2015, favoriti dai guai ad alcuni giacimenti petroliferi in Canada. Un guasto a un grande oleodotto del paese ha compromesso le consegne canadesi agli Usa, dove le scorte sono in calo. A metà seduta i future sul WTI con consegna gennaio ha toccato i 58 dollari al barile, il valore più alto in due anni e mezzo, prima di ripiegare a 57,86 dollari.