Le Borse trovano a mala pena la forza di correre il giorno dopo la riunione della Fed, che ha deciso di passare alla linea dura. Il listino di Londra Ftse 100 ha oltrepassato i 7mila punti mentre il Dow Jones si avvicina a quota 20mila. Finita l’era dei tassi zero, i bond sono in difficoltà, mentre le ultime azioni della banca centrale Usa sembrano favorire per il momento le classi di asset più rischiose, come i titoli azionari. Il dollaro forte penalizza le materie prime e i metalli preziosi denominati in biglietti verdi.
In Asia l’indebolimento di yen e yuan ha favorito Tokyo e Shanghai. In Italia l’attenzione è tutta rivolta a Mediaset e al settore bancario in difficoltà. Il governo Gentiloni ha pronto un decreto per fornire 15 miliardi di aiuti pubblici alle banche in crisi. Oltre a Mps potrebbero essere salvate con i soldi dei contribuenti anche Veneto Banca, Pop Vicenza e forse Banca Carige. Mps si gioca le ultime chance di portare a termine l’aumento di capitale da 5 miliardi tra oggi e giovedì: sono partite infatti le sottoscrizioni al piano.
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Avvio contrastante in Europa per i principali listini azionari. Tra le piazze principali, il rally di Natale continua solo a Londra, che scambia intorno ai 7mila punti, e a Milano, dove il listino Ftse MIB avanza dello 0,45% sopra 19.080 punti. L’EuroStoxx 600 di riferimento è pero in marginale calo dello 0,08%.
I rendimenti a breve termine del Bund tedesco continuano a restringersi. I tassi hanno toccato il -0,8% in mattinata, un minimo di tutti i tempi. Le banche comprano debito governativo sicuro come quello della Germania per paura di una mancanza di liquidità nell’obbligazionario.
Stando all’andamento dei future sui principali indici di Borsa Usa, l’azionario dovrebbe salire ancora un po’ e il Dow Jones dovrebbe riuscire a registrare senza problemi la sua sesta settimana consecutiva di guadagni. Il listino dei blue chip si sta avvicinando a quota 20mila punti.
Con i rialzi di oggi le Borse europee si stanno riavvicinando da parte loro ai massimi del 2016. L’indice EuroStoxx 600 è l’1,72% sotto i massimi dell’anno.
Il listino Ftse MIB si porta sui livelli massimi di periodo. Secondo gli analisti tecnici di Lombard Report, “la Borsa ci sta dicendo che sopra 20.834 del Ftse All Share dovremo prendere atto che siamo al rialzo”.
Nel mese di novembre, i nuovi cantieri sono crollati del 18,7% a una quantità annua di 1,09 milioni di unità. Brusca decelerazione rispetto al ritmo di crescita della costruzione di nuove case di ottobre, rivisto al rialzo a 1,34 milioni. Non solo: i nuovi cantieri di novembre si sono confermati in calo del 6,9% su base annua. Il dato è stato peggiore delle stime, con gli economisti intervistati da MarketWatch che avevano previsto un valore, su base annua, di 1,24 milioni.
Performance dei futures sugli indici Usa. Mancano 158 punti affinché il Dow Jones testi quota 20.000.
La parità tra euro e dollaro sul Forex è “ormai solo una questione di tempo“. Lo sostengono gli analisti di ING, che citano l’ampliarsi delle divergenze di politica monetaria tra Eurozona e Stati Uniti. Ieri l’euro ha toccato i minimi da agosto 2003 in area 1,0364 dollari.
La forza del dollaro è il catalizzatore principale dell’andamento dei mercati valutari ed è favorita dalla decisione della Federal Reserve di adottare una linea dura da qui in avanti nella sua strategia monetaria. La banca centrale ha annunciato che imporrà tre strette nel 2017 dopo quella della riunione di dicembre conclusasi giovedì.
Allo stesso tempo la Bce ha appena annunciato di aver prorogato di nove mesi il piano di acquisto di titoli di Stato, che permetterà di iniettare altri 540 miliardi di euro nel programma straordinario di Quantitative Easing e ravvivare economia e inflazione. Gli analisti di ING sottolineano che con l’inflazione che tarda a salire in area euro, e con il calo della moneta unica in area 1,030, la parità è più vicina all’orizzonte.
“Con l’economia Usa che accelera e con l’obiettivo del 2% dell’inflazione alla portata, le pressioni al ribasso sull’euro dollaro non faranno che intensificarsi”.
Avvio positivo per la Borsa americana, con il Dow Jones e l’S&P 500 che inanellano nuovi record.
Anche i listini dell’azionario europeo continuano a essere ben intonati.
Volatile l’andamento del petrolio, influenzato dalla forza del dollaro nelle ultime sedute. Gli investitori stanno cercando di digerire le ultime notizie provenienti dal fronte della produzione e dei fondamentali, mentre Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le sue stime di prezzo.
L’outlook per il secondo trimestre dell’anno prossimo è ora di $57,50 al barile, più dei 55 dollari stimati l’ultima volta che la banca si è espressa sull’andamento della materia prima. Il Brent è visto arrivare in area 59 dollari, più su dei $56,50 al barile pronosticati in precedenza.
Oltre al petrolio c’è un altro asset denominato in dollari che è stato appesantito dal rafforzamento del biglietto verde iniziato dopo l’elezione di Trump e il cui andamento è andato consolidandosi con l’ultima riunione della Fed: l’oro.
Oggi il bene rifugio per eccellenza prova a reagire ma resta di poco sopra i minimi di dieci mesi e mezzo, toccati sotto i 1.130 dollari l’oncia. Al minimo di giovedì di 1.124 l’oro era un 5,6% di variazione negativa di distanza dall’erodere tutti i guadagni accumulati quest’anno. A gennaio valeva $1.060.
Oltre al petrolio c’è un altro asset denominato in dollari che è stato appesantito dal rafforzamento del biglietto verde iniziato dopo l’elezione di Trump e il cui andamento è andato consolidandosi con l’ultima riunione della Fed: l’oro.
Oggi il bene rifugio per eccellenza prova a reagire ma resta di poco sopra i minimi di dieci mesi e mezzo, toccati sotto i 1.130 dollari l’oncia. Al minimo di giovedì di 1.124 l’oro era solo a un 5,6% di variazione negativa di distanza dall’erodere tutti i guadagni accumulati quest’anno. A gennaio valeva $1.060 l’oncia.
I mercati continuano a correre e gli investitori sono rialzisti sull’azionario. Tanto che il Dow Jones si sta avvicinando a quota 20mila punti. Se il livello di Borsa viene confrontato con la mediana di forza relativa a 14 giorni (RSI) si scopre che il listino delle blue chip è più ipercomprato persino rispetto al culmine della bolla Internet e della crisi dei mutui subprime.
I mercati continuano a correre e gli investitori sono rialzisti sull’azionario. Tanto che il Dow Jones si sta avvicinando a quota 20mila punti. Se il livello di Borsa viene misurato con la mediana di forza relativa a 14 giorni (RSI) si scopre che il listino delle blue chip è più ipercomprato persino rispetto al culmine della bolla Internet e della crisi dei mutui subprime.
Il Ftse Mib ha chiuso la giornata di contrattazioni in lieve rialzo, +0,11% a 19.014,75 punti. Banche contrastate, con MPS +1,31%, BPM +1,39%, BP +1,08%, Bper Banca +0,83%, FinecoBank sotto pressione con -0,91%; male anche Intesa SanPaolo -1,31%, Mediobanca -1,15%, UniCredit +2,64%. Tra i titoli di altri settori male A2A -1,08%, Brembo -1,64%, Buzzi Unicem -1,65%, Enel -1,37%, FCA +1,01%, ritracciamento per Mediaset -0,51%, Luxottica -2,02%, Ferragamo +2,90%, Saipem +2,88%, Prysmian -0,86%, Italgas -1,05%, Telecom Italia +1,83%, Unipol -0,59%, Yoox -1,26%.
La performance di alcuni indici azionari europei nel corso della settimana.

La performance degli indici azionari Usa degli ultimi sei mesi di contrattazioni.

L’andamento da inizio anno delle tre principali banche d’Italia. Mps oggi guadagna l’1,45%, mentre Unicredit cede lo 0,93%.