La grande notizia di giornata è l’accordo stretto tra Regno Unito e Unione Europea sulla prima critica tappa dei negoziati sulla Brexit. È stata trovata un’intesa su diritti dei cittadini, sul conto per il divorzio e sul confine tra le due Irlande: ora si passerà ai colloqui ancora più delicati sui rapporti commerciali tra i due blocchi. Secondo gli strategist di Societe Generale, la sterlina potrebbe risalire in area 1,35 dollari e ha il potenziale per spingersi ulteriormente in rialzo alla lunga. Sul Forex rispetto all’euro la divisa britannica sfiora quota 1,15.
Il dollaro da parte sua sarà influenzato dalle possibilità di uno shutdown dei servizi federali del governo Usa, che per ora è stato rimandato di almeno due settimane. Il Congresso ha votato infatti a favore di un prolungamento del credito per il bilancio federale fino al 22 dicembre. Il mercato si posiziona lungo sul biglietto verde. Sul breve la domanda da porsi è quanto la riforma fiscale americana avrà un impatto sull’economia. Sul fronte macro l’attenzione è rivolta al rapporto occupazionale mensile Usa.
A livello settoriale tecnologici, finanziari, industriali ed energetici sono richiesti. In calo solo i gruppi al consumo di beni di prima necessità. I Bond subiscono una serie di ribassi generalizzati, con i trader che stanno vendendo titoli a reddito fisso per reinvestirli in Borsa. I rendimenti obbligazionari europei e americani sono in rialzo. In Europa tra i titoli più positivi ci sono le banche BNP Paribas, Societe Generale, Lloyds e Banco Santander. L’indice settoriale delle banche europee guadagna l’1,5% dopo le novità sulla Brexit dopo che è arrivato il via libera alle nuove norme di Basilea 3 (la revisione viene chiamata Basilea 4) con la stretta che poggia su basi più morbide del previsto.
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In novembre il mercato del lavoro Usa si è rivelato più robusto delle previsioni. Gli Stati Uniti hanno infatti creato 228mila nuovi posti di lavoro, più dei 200mila impieghi previsti in media dagli analisti. Così dice il rapporto governativo del settore non agricolo. I numeri di ottobre sono stati invece ritoccati al ribasso a 244mila posti creati dalle 261mila unità riportate in precedenza.
Il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 4,1%, percentuale che rappresenta i minimi di oltre 17 anni. Un’altra componente attentamente monitorata dai mercati, i salari medi orari, hanno registrato un incremento dello 0,2% dopo la variazione positiva dello 0,1% del mese precedente. In questo caso le aspettative, che erano per un rialzo dello 0,3%, sono state deluse.
I mercati finanziari per ora hanno reagito positivamente alla notizia, con l’azionario che dovrebbe aprire in rialzo a Wall Street e che continua a guadagnare terreno in Europa. I rendimenti dei Bond governativi americani sono sempre in rialzo.
Salgono le speranze di approvazione della maxi riforma fiscale Usa – che prevede tra le altre cose un abbattimento della corporate tax al 20% dal 35% – e con esse sale anche il valore del dollaro. Il biglietto verde si appresta a chiudere la settimana con il rialzo più imponente delle ultime sei settimane. L’indice del dollaro, che offre un andamento rispetto a un paniere di valute rivali, è in progresso dello 0,2% a quota 93,95 ed è in rialzo di più dell’1% da lunedì: si tratta della performance migliore da fine ottobre.
I Repubblicani al Senato hanno accettato di intavolare colloqui con i rappresentati della Camera sul testo di legge. È un segnale di come i congressman abbiano la volontà di trovare un punto di incontro su un testo unico prima della scadenza che i parlamentari Usa si sono fissati (il 22 dicembre). Il passaggio della legge e i dati economici positivi dovrebbero convincere la Fed ad accelerare il ritmo di rialzo dei tassi l’anno prossimo, una possibilità alla quale i mercati obbligazionari non sembrano preparati. La Fed alzerà il costo del denaro la prossima settimana, ma i mercati si aspettano meno di due strette monetarie nel 2018.