Una Federal Reserve meno aggressiva del previsto per quanto riguarda il 2018 sta aiutando i mercati obbligazionari questa mattina, mentre il dollaro viene penalizzato dall’esito della prima riunione da presidente di Jerome Powell e dalle rinnovate tensioni commerciali. Anche se le stime su crescita economica e traiettoria dei tassi in Usa sono state riviste leggermente al rialzo, il comitato di politica monetaria della Fed ha confermato un numero complessivo di tre strette del costo del denaro quest’anno, e non quattro, come aveva iniziato a scontare buona parte del mercato. Gli analisti spiegano che all’azionario non sono evidentemente piaciuti i dot plot.
“La revisione al rialzo delle prospettive sulla crescita non è stata una notizia inattesa ma, visti i bassi livelli di inflazione, le ulteriori aspettative sui rialzi dei tassi per il 2019 sono state una mossa decisamente più aggressiva rispetto a quanto stimato”, dice Michael Metcalfe, responsabile globale macro strategy di State Street Global Market. “Il tasso di disoccupazione stabilmente al di sotto del suo livello di lungo periodo implica che la Federal Reserve debba normalizzare i tassi di interesse a una velocità regolare e graduale. Forse l’elemento che disturba di più il mercato è il rialzo delle proiezioni di lungo periodo dei Fed funds, fattore che creerà dei dubbi sull’effettivo aumento dei tassi di interesse, qualora l’economia andasse nella direzione prevista dalla Fed”.
Sul Forex l’euro (che punta dritto a quota $1,24) e la sterlina si rafforzano salendo ai massima di seduta rispetto al dollaro. Le Borse sia in Europa sia negli Stati Uniti sono invece danneggiate dalla minaccia di una guerra commerciale a tutto campo tra Cina e Usa. Il conflitto internazionale a colpi di dazi viene considerato il rischio principale per i mercati dal 40% degli investitori e gestori interpellati da Bank of America Merrill Lynch. Sul Nasdaq è sempre in difficoltà Facebook, nonostante le rassicurazioni del suo amministratore delegato Mark Zuckerberg. A Piazza Affari pesa la debolezza del settore bancario.

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Alla paura legata al futuro del settore tecnologico si uniscono i timori di una guerra commerciale a tutto campo dopo che Donald Trump ha imposto 50 miliardi di dollari di dazi contro i prodotti importati dalla Cina. E così le Borse cedono quota. Lo scenario più pessimista si sta avverando: la Federal Reserve ha assunto un approccio più aggressivo del previsto sul lungo termine, dal 2019 in poi, mentre Cina e Usa sono impegnati in un conflitto commerciale senza esclusione di colpi.
Il Dow Jones ha perso quasi 500 punti, con Caterpillar, 3M e Boeing che sono i titoli più colpiti dalle vendite. L’S&P 500 cede l’1,8%, con i settori tecnologico e finanziario che lasciano sul campo più del 2%. Il Nasdaq, appesantito dai ribassi di Facebook, travolta dallo scandalo datagate, ripiega di due punti percentuali. Il settore hi-tech conta per il 26% della capitalizzazione dell’S&P 500. Come era lecito aspettarsi i cali di Wall Street stanno avendo un impatto negativo anche nelle contrattazioni in Europa.
Sul secondario i rendimenti dei BTP decennali continuano a viaggiare al di sotto della soglia del 2%, a fronte di uno spread che oscilla sui 133 punti base. Ciò che stupisce, mette in evidenza un articolo di Reuters, è che i tassi italiani sono inferiori ai rendimenti dei Treasuries decennali Usa di quasi 100 punti base.
Eppure, il rating sul debito italiano si trova nella fascia bassa dell’ “investment-grade”, nella categoria della tripla B, mentre quello dei Treasuries, almeno di Moody’s, è pari invece alla tripla AAA. Il trend dei tassi, riporta Reuters in un articolo, è praticamente specchio della distorsione che si è creata sul mercato dei bond sovrani, a causa del QE lanciato da Mario Draghi, e nonostante l’esito delle elezioni politiche italiane, che non hanno dato nessun vincitore.
Alla paura legata al futuro del settore tecnologico si uniscono i timori di una guerra commerciale a tutto campo dopo che Donald Trump ha imposto 50 miliardi di dollari di dazi contro i prodotti importati dalla Cina. E così le Borse cedono quota. Lo scenario più pessimista si sta avverando: la Federal Reserve ha assunto un approccio più aggressivo del previsto sul lungo termine, dal 2019 in poi, mentre Cina e Usa sono impegnati in un conflitto commerciale senza esclusione di colpi.
Il Dow Jones ha perso quasi 500 punti, con Caterpillar, 3M e Boeing che sono i titoli più colpiti dalle vendite. L’S&P 500 cede l’1,8%, con i settori tecnologico e finanziario che lasciano sul campo più del 2%. Il Nasdaq, appesantito dai ribassi di Facebook, travolta dallo scandalo datagate, ripiega di due punti percentuali. Il settore hi-tech conta per il 26% della capitalizzazione dell’S&P 500. Come era lecito aspettarsi i cali di Wall Street stanno avendo un impatto negativo anche in Europa.