Economia

BofA: “Il mercato Toro è morto”

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Il prossimo futuro, per il mercato azionario statunitense, non riserverà le stesse soddisfazioni degli anni post-2008. Ad aggiungersi al numero degli analisti che già hanno prospettato uno scenario di questo tipo è ora Michael Harnett, chief investment strategist di BofA Merrill Lynch. Il titolo della nota diffusa ai clienti riassume efficacemente il concetto “Il grande toro è morto: la fine della liquidità in eccesso = la fine dei ritorni in eccesso”.

La tesi Harnett parte da premesse ormai ben note: le banche centrali, che hanno immesso liquidità per 12mila miliardi di dollari nel sistema e hanno compiuto 713 tagli dei tassi hanno contribuito in modo determinante alla ripresa del mercato azionario: lo S&P 500 è cresciuto, dai minimi post crisi, del 335% – ben più che quadruplicato. Ma la musica delle banche centrali, a partire dalla Federal Reserve, sta cambiando.

“La Fed è ora nel bel mezzo di un ciclo di restringimento monetario, ignorando la deflazione strutturale, concentrandosi sull’inflazione ciclica”, ha scritto Harnett, “fino al termine del ciclo di rialzi della Fed, sospettiamo che i rendimenti assoluti da attività finanziarie rimarranno sottili e instabili”. Secondo il responsabile della strategia della banca americana il mercato starebbe sottostimando la risolutezza con la quale la Fed procederà con la sua scalata (che ha già inanellato sette rialzi dei tassi dal dicembre 2015).

“Una Fed molto più aggressiva del previsto sarà il catalizzatore più probabile per nuove perdite sui mercati”, ha dichiarato Harnett. Al restringimento monetario va aggiunto un altro fattore di rischio secondo Harnett, il debito. I tassi a lungo tenuti bassi, infatti, hanno alimentato un massiccio aumento del debito globale dai 172mila miliardi di dollari del periodo pre-crisi ai 247mila attuali.

Finora lo stimolo fiscale adottato dall’amministrazione Trump ha permesso agli Usa di superare in termini di performance i mercati globali. Ma il monito di Harnett basato sull’esperienza storica di tagli fiscali analoghi, è che si potrebbe arrivare a un “rincaro della valuta, a un surriscaldamento del mercato interno e massicci ‘scismi’ nei mercati globali”.