Azionario drogato di eroina. Peggior scenario prevede crollo -73%

di Laura Naka Antonelli
1 Aprile 2016 17:25

ROMA (WSI) – Nel peggiore dei casi, l’azionario Usa potrebbe assistere a un tonfo dell’indice S&P 500, rispetto ai livelli attuali, pari a -73%. E’ la previsione del guru di mercato John Hussman, ripresa dal sito The Burning Platform di Jim Quinn.

Quinn non risparmia critiche alla Federal Reserve e agli stessi esperti dell’alta finanza che hanno una visione “bullish” sui mercati. Esperti che definisce propagandisti trasvestiti da giornalisti, il cui compito è quello di “farvi rimanere confusi, mal informati e ignoranti”. L’esperto di finanza parla di un “mercato toro di proporzioni epiche”, di “valutazioni a livelli osceni se si considerano i precedenti storici” e di una visione propinata dai cosiddetti esperti che è totalmente falsa.

“Gli utili delle aziende sono scesi per tre trimestri consecutivi, i salari reali dei lavoratori ristagnano ai livelli del 1988, e i prezzi delle case stanno volando a massimi irrangiungibili grazie ai flussi che arrivano dalla Cina e dagli hedge fund di Wall Street (…) Le spese dei consumatori, che incidono sulla nostra economia per il 67%, sono morte in un contesto in cui l’Obamacare, il balzo degli affitti, l’aumento dei prezzi dei beni alimentari e l’interesse pari allo zero per cento che viene percepito sui conti bancari drenano risorse dalle famiglie che appartengono alla classe media. L’americano medio (non i banchieri di Wall Street, i burocrati del governo o altri parassiti dell’establisment) sta vivendo una recessione da anni”.

Dalla fine del QE della Fed a oggi

Ancora, Quinn fa notare che lo S&P 500 è arrivato a volare al record di tutti i tempi, con un guadagno di ben +40% nel periodo compreso tra il lancio del terzo Quantitative easing da parte della Fed e la fine della manovra, nell’ottobre del 2014.

“Così come un drogato di eroina, Wall Street ha sperimentato crisi di astinenza da allora, e ora elemosina altre iniezioni di politica monetaria espansiva”.

Ma il punto è che:

l’azionario scende sempre durante una recessione e noi siamo entrati in recessione, che sia stato comunicato dai mezzi di informazione controllati dalla Corporate America o no. Gli ultimi 17 mesi hanno offerto al pubblico una opportunità di uscire da livelli vicini ai massimi. Qualunque investitore che non abbia sfruttato questa opportunità si pentirà in un futuro non troppo lontano. Con le valutazioni che sono il doppio rispetto alla norma storica, l’unica strada è quella dei ribassi”.

Anche perché:

“in tutta la sua storia il mercato azionario ha attraversato fasi di mercati toro e orso secolari, in cui le valutazioni sono passate da livelli estremamente sopravvalutati a livelli estremamente sottovalutati. Il mercato orso secolare durato dal 1966 al 1982 è stato seguito da un mercato toro secolare dal 1982 al 2000. Negli anni 2008/2009 ci stavano avvicinando al minimo secolare, ma la Fed è intervenuta per salvare Wall Street dalla bancarotta. Il sistema non venne così purgato dai suoi eccessi. Il risultato è che i minimi secolari non sono stati ancora testati”.

 

Wall Street è salita troppo, dovrebbe scendere di almeno -33%

Viene citato il recente articolo scritto dal guru dei mercati John Hussman, che illustra la sua previsione basandosi sul rapporto tra Capitalizzazione di mercato e PIL – una metodologia che ha in passato ricevuto il plauso dello stesso oracolo di Omaha Warren Buffett -. Rapporto che al momento si aggira a 1,2:

“al fine di testare il minimo secolare dei corsi azionari, dovremmo far fronte a una perdita -73% dai livelli attuali. Cercate di notare che  ritorni attesi sull’azionario di circa il 6% sono stati storicamente associati a un ratio capitalizzazione di mercato/Pil pari a 0,8. La norma storica associata con un ritorno sull’azionario del 10% è stata associata a 0,6. Nei minimi secolari che sono stati toccati nel 1949 e nel 1982 i ratio sono stati pari a 0,33. Dunque, un completamento del ciclo corrente dovrebbe portare il mercato a cedere almeno -33% rispetto ai livelli attuali (0,8/1,2 -1); in media, il completamento del ciclo dovrebbe provocare un tonfo -50% circa, mentre nello scenario peggiore il mercato dovrebbe cedere -73% circa per testare la valutazione minima secolare nel ciclo di mercato corrente”.

PER APPROFONDIMENTI LEGGI

Dettagli sul calcolo del ratio Capitalizzazione di mercato/PIL

Il guru di mercato Hussman, nel suo sito, fa notare che lo S&P 500 si trova allo stesso livello dell’inizio di novembre del 2014, mentre il Nyse Composite Index è invariato rispetto all’ottobre del 2013. Il mercato azionario, spiega:

“continua a tracciare un grande arco che dovrebbe essere riconosciuto, in retrospettiva, alla stregua della formazione top della terza bolla finanziaria in 16 anni. Il grafico (di cui sotto) mostra le barre mensili dell’indice S&P 500 a partire dal 1995. E’ difficile immaginare che la situazione attuale possa finire bene, mentre è molto facile perdere la prospettiva del ciclo completo quando l’attenzione viene focalizzata così tanto sulle fluttuazioni giornaliere. Gli episodi ripetuti di natura speculativa che si sono verificati a partire dal 2000 hanno portato le misurazioni delle valutazioni storicamente affidabili a livelli estremi, visti in precedenza soltanto nel picco testato nel 1929 e, in misura minore, a quello del 1937 (che è stato seguito anch’esso da una perdita dei mercati del 50%). Guardando alla storia, in corrispondenza di ogni momento di livelli estremi di valutazioni – certamente nel 2000, nel 2007 e oggi – gli investitori hanno guardato con favore alle elevate valutazioni, nella convinzione che essere potessero rappresentare un nuovo, moderno e accettabile “normale”. E non sono riusciti a riconoscere la corrispondenza pari praticamente a 1 a 1 tra le valutazioni elevate e risultati successivi negativi”.

Così ricorda Quinn:

Il QE 1 è iniziato nel settembre del 2008, e ha portato il bilancio della Fed a balzare da $900 miliardi a $2,3 trilioni entro il giugno del 2010. Tale mossa ha aiutato a frenare il crash dell’azionario e ha portato lo S&P 500 a salire fino a +50% rispetto ai minimi del marzo del 2009. Il QE2 è stato lanciato nel novembre del 2010 e ha aumentato il bilancio della Fed a $2,9 trilioni entro la fine del 2011. Ciò è risultato in un rialzo inaccettabile del 10% per lo S&P 500, tanto da portare la Fed a lanciare la madre di tutte le operazioni di Quantitative easing, con il QE3 che ha gonfiato il suo bilancio a $4,5 trilioni entro l’ottobre del 2014, quando la Fed ha poi posto fine alla sua campagna “Salvate i Banchieri di Wall Street”.

Le stime elaborate da Hussman nel 2000, si sono dimostrate corrette. E ora bisogna solo sperare che quelle di oggi non lo saranno.