Mario Draghi continua a camminare in equilibrio precario sul filo della retorica, barcamenandosi tra l’ottimismo economico da un lato e l’atteggiamento non troppo aggressivo di politica monetaria dall’altro.
L’economia dell’area euro si sta espandendo con forza, più delle previsioni, e la BCE prevede che l’inflazione di fondo tornerà gradualmente ad allinearsi sui valori desiderati dalle autorità di politica monetaria. Tuttavia gli stimoli monetari sono ancora necessari per garantire stabilità. Così ha spiegato Draghi parlando davanti al Parlamento europeo.
Allo stesso tempo i prezzi al consumo devono ancora dare segnali più convincenti di essere impostati per un andamento sostenuto in rialzo. Tenuto conto dell’incertezza relativa alle risorse, di lavoro e di capitale, inutilizzate, i numeri reali potrebbero essere più alti di quelli stimati. Il rapporto tra crescita e inflazione rimane in gran parte intatto, anche se si è momentaneamente indebolito.
Parlando in un’audizione alla Commissione sugli Affari Monetari ed Economici del Parlamento Ue, il presidente della Bce ha inoltre continuato a mettere in guardia dai pericoli di un’ondata protezionista, pur negando che ci sia una guerra valutaria e commerciale mondiale in atto. Nel commentare le politiche dell’amministrazione Trump, Draghi ha detto che la maxi riforma del fisco rimodellerà lo scenario fiscale mondiale, aiutando senza dubbio le aziende Usa. “È troppo presto per dire se le conseguenze in Eurozona saranno significative”.