Economia

Fed alza i tassi, ma per gli analisti è l’ultima volta nel 2017

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La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse per la terza volta in sei mesi. L’aumento è di un quarto di punto, a un livello compreso fra 1% e 1,25%, e la decisione non è stata unanime. È la prima volta dal crac di Lehman Brothers che il costo del denaro torna sopra la soglia dell’1%. Tuttavia sui mercati i dati economici fiacchi hanno pesato ultimamente e anche oggi sul dollaro e sui rendimenti dei titoli di Stato Usa. I prezzi al consumo hanno subito il quarto rallentamento mensile consecutivo, attestandosi all’1,7% in maggio.

Stando alla tabella di marcia del braccio di politica monetaria della Fed, c’è da attendersi un altro aumento del costo del denaro nel corso dell’anno, ma non sono stati dati indizi su quando potrebbe avvenire di preciso. Anche perché, per quanto la banca centrale sottolinei i miglioramenti di economia e mercato del lavoro, i dati macro economici ‘hard’ (numeri e grafici quantificabili) sono stati deludenti rispetto a quelli cosiddetti ‘soft’ (stime influenzate da opinioni personali, cifre difficili da misurare). È il motivo per cui gli analisti scommettono che, nonostante le dichiarazioni, la Fed non imporrà un’altra stretta quest’anno.

Per Lee Ferridge, responsabile multi-asset strategy per il Nord America di State Street Global Markets, “sebbene i dot della Fed indichino un altro rialzo nel corso di quest’anno, probabilmente bisognerà aspettare fino a dicembre” per un nuovo rialzo dei tassi. Secondo Keith Wade, Chief Economist e Strategist di Schroders, “serviranno segnali evidenti dell’incremento di crescita e inflazione“, affinché si realizzi una stretta monetaria quest’anno.

Tassi più alti significano anche costi maggiori per consumatori e investitori che vogliono prendere denaro in prestito e minori per chi vuole risparmiare. Il messaggio della presidente Janet Yellen è che l’economia degli Stati Uniti, dopo quasi nove anni di ripresa dopo la Grande recessione del 2008, è stabile e presenta un basso rischio di ricadere in una situazione di crisi.

Anche se la crescita procede a ritmo lento e l’inflazione aumenta meno del previsto, restando sotto il 2%, la Fed crede che la situazione andrà migliorando su entrambi questi fronti. Non è detto che questo avvenga. Il mercato è scettico e non si aspetta una stretta monetaria  almeno fino al terzo trimestre dell’anno prossimo.

Fed non ha alcuna fretta di alzare ancora i tassi nel 2017

Le prospettive di crescita degli Usa nel 2017 sono state riviste al rialzo: il Pil è previsto in aumento del 2,2% contro il precedente 2,1%. Cambiate anche le previsioni sulla disoccupazione che alla fine dell’anno sarà del 4,3% invece che dal 4,5% e nel 2018 -19 al 4,2%. Detto questo, gli analisti come Anna Stupnytska, global economist di Fidelity International, prevedono che quello di oggi sarà l’ultimo rialzo dei tassi dell’anno. L’economia attraversa una fase turbolenta, in particolare per i consumi. A preoccupare l’economista sono anche i deboli dati su salari e inflazione.

Una qualsiasi accelerazione su questi due fronti – sostiene Stupnytska – “sarà in ogni caso graduale, il che significa che la Fed non avrà alcuna fretta di imporre una stretta monetaria nei prossimi mesi”. Nella seconda parte dell’anno la banca centrale “si concentrerà piuttosto sui cambiamenti da apportare al programma di reinvestimento del bilancio”, che per l’economia equivarrà comunque a una piccola stretta monetaria.

La Fed ha annunciato i piani per cominciare “relativamente presto” a ridurre il suo bilancio gigantesco nei prossimi mesi, in modo da provocare un rialzo dei tassi di interesse di lungo periodo e un ritorno alla normalità dopo anni di credito facile come risposta alla crisi maggiore dagli Anni 30.

Ci sarà una riduzione iniziale mensile di sei miliardi in titoli del Tesoro e di quattro miliardi in titoli garantiti da mutui. Successivamente questi numeri arriveranno rispettivamente fino a punte massime di 30 e 20 miliardi. Secondo la presidente Yellen alla fine il portafoglio di asset sarà “nettamente inferiore all’attuale”, ma non sono stati comunicati i livelli esatti. A Washington, mentre salgono i rischi di incertezza politica e di rallentamento economico, rimane tutto ancora preoccupantemente vago.