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Bce, Draghi: presto per alzare piede dall’acceleratore

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La Bce segue i passi della Banca del Giappone, che ha mantenuto invariate le sue politiche di espansione monetaria. Per Mario Draghi è ancora troppo presto per ridurre gli interventi di aiuto al sistema, sebbene i segnali di una ripresa dell’economia siano arrivati a inizio 2017. Il problema riguarda l’inflazione. “La Bce non è ancora abbastanza fiduciosa” in una sua avanzata verso l’obiettivo del 2% per poter ridurre le misure di sostegno. Draghi ha al contempo puntualizzato come l’economia sia sempre piĂą robusta, dicendo che “i rischi al ribasso sono diminuiti ulteriormente” per la crescita nell’area euro.

In precedenza oggi ka Banca del Giappone ha dato la descrizione piĂą ottimista dell’andamento dell’economia degli ultimi nove anni. Per la prima volta dal 2008 Kuroda ha infatti usato la parola “espansione” per definire lo stato di salute dell’economia giapponese, mandando un chiaro segnale che presto non ci sarĂ  piĂą bisogno di stimoli monetari. I mercati si stanno iniziando a muovere di conseguenza, per adattarsi a quello che Mohammed El-Erian di Janus Capital chiamerebbe il “new normal”.

Bce, il commento degli analisti

Secondo Timothy Graf, responsabile della macro strategy di State Street Global Markets, la Bce non è ancora disposta a modificare nettamente il proprio corso. Questo perchĂ© “l’inflazione core bassa sta sicuramente pesando sull’atteggiamento dell’istituto e ciò suggerisce che la cautela dei policymaker proseguirĂ  almeno nei prossimi incontri. Mentre la seconda metĂ  dell’anno potrebbe risultare piĂą interessante qualora i dati positivi dovessero continuare e l’inflazione core iniziasse a salire, i livelli di acquisti degli asset e i tassi di riferimento rimarranno probabilmente stabili almeno per le prossime riunioni. Con i rendimenti tedeschi che sono stati corretti al rialzo dopo il risultato delle elezioni francesi, gli strumenti obbligazionari bear sono probabilmente un po’ delusi dal fatto che la BCE non voglia prendere in considerazione una politica monetaria piĂą restrittiva”.

Il suo collega Brendan Lardner, responsabile EMEA della gestione di portafoglio del team Active Global Fixed Income di State Street Global Advisors, sottolinea che “negli ultimi mesi la BCE è stata maggiormente sotto esame, dato che ha affrontato una serie di forze opposte: una solida crescita economica, l’accelerazione dell’inflazione primaria e lo spettro del populismo che quest’anno aleggia sulle elezioni nell’area euro”.

“Oggi il consiglio direttivo ha mantenuto l’atteggiamento prudente in atto per gran parte dell’ultimo anno, segnalando che l’attuale pacchetto di incentivi rimarrĂ  invariato fino a fine anno, data la mancanza di un’inflazione core in grado di autoalimentarsi. Un ulteriore fattore alla base della decisione politica di aprile è il rischio populista in atto in Francia; come prevedibile Mario Draghi e il consiglio direttivo hanno mantenuto invariato il regime di politica monetaria, nell’attesa della conclusione del duello per la presidenza francese di Emmanuel Macron e Marine Le Pen”.

Guardando alla seconda metĂ  dell’anno, e “supponendo di esser usciti indenni dall’ostacolo delle elezioni francesi”, secondo Lardner “i mercati potrebbero ricominciare a prezzare un’accelerazione della normalizzazione della linea politica della BCE, specialmente se i dati domestici continueranno a sorprendere in positivo. Tuttavia, se la futura accelerazione dei dati non sarĂ  accompagnata da piĂą alte aspettative di crescita dell’inflazione e dall’aumento dell’inflazione core, la BCE potrebbe deludere i mercati mantenendo l’attuale linea politica”.

Stefan Isaacs, Deputy Head of Retail Fixed Interest di M&G Investments, ha ricordato che la debolezza del cambio Euro/Dollaro e i rendimenti piĂą bassi dei titoli di Stato dell’Eurozona sembrano suggerire che il mercato abbia interpretato la conferenza di stampa di Mario Draghi con un tono dovish. “Tuttavia, Draghi ha riconosciuto che la ripresa economica dell’area Euro sta “diventando sempre piĂą solida e che i rischi di ribasso sono ulteriormente diminuiti, un quadro questo del tutto in linea con quella che consideriamo sarĂ  l’evoluzione del contesto economico dell’Eurozona”.

“Il Consiglio Direttivo della BCE è chiaramente a conoscenza di come l’impulso economico stia migliorando. La disoccupazione è in continuo calo, gli indicatori di fiducia sono solidi e la ripresa è sempre piĂą ampia. Ciò comporterĂ , infine, una crescita salariale e un rafforzamento dei prezzi: questi due aspetti sono stati entrambi ampiamente assenti e sono ancora pezzi mancanti del puzzle. Fino ad allora, sembra che la BCE stia aspettando il momento opportuno, probabilmente alla luce di lezioni apprese in precedenza quando si è mostrata eccessivamente incline all’aumento dei tassi. Di conseguenza, siamo ancora convinti che la BCE continuerĂ  il proprio programma di acquisto di asset fino alla fine del 2017, prima di iniziare a contemplare il primo rialzo dei tassi d’interesse nel 2018. Nel frattempo, i rendimenti dei bond governativi tedeschi continuano ad apparire vulnerabili, soprattutto nella parte piĂą breve della curva”.

Bce, parla Draghi: euro schizofrenico

Dopo che Draghi ha lodato i miglioramenti sul fronte economico l’euro è salito fino a 1,0932 dollari. Ma quando il governatore della Bce ha iniziato a osservare che il board non ha discusso di una potenziale strategia di uscita, e nemmeno di opzioni sul tavolo per la riunione di giugno, l’andamento si è invertito completamente. Questo perchĂ© la Bce “non è abbastanza fiduciosa” che l’inflazione sia ben impostata per raggiungere l’obiettivo del 2%.

I rendimenti dei bond dell’area euro erano in rialzo in attesa della riunione della Bce. L’appuntamento veniva visto come l’ultimo veramente accomodante prima di un cambio di strategia possibile a giugno. Gli ultimi dati macro potrebbero infatti aprire la strada a una politica piĂą rigida, che passerebbe prima per una riduzione del programma di acquisto di titoli di Stato e bond societari, e poi per un incremento dei tassi guida e di deposito, che sono ancora sotto zero (-0,4%).

La Bce ha confermato la politica ultra accomodante oggi, ma ha fatto cenno alle prospettive economiche in miglioramento e una crescita piĂą generalizzata: i mercati a giugno potrebbero assistere a una variazione della strategia e una politica piĂą ferma. Draghi potrebbe per esempio decidere di ridurre il valore di bond acquistati e cambiare i termini del QE dal 2018, piĂą difficile che vengano alzati i tassi. Si tratta di decisioni che spingerebbero in rialzo i rendimenti obbligazionari e l’euro.

Nei giorni scorsi, citando funzionari interni al board, Reuters aveva pubblicato indiscrezioni secondo le quali alla riunione di giugno nel caso di dati positivi e una diminuzione delle incertezze politiche la Bce potrebbe pensare anche a un tapering, ossia alla riduzione del programma di Quantitative Easing. Sono bastati questo elemento e l’esito del primo turno delle elezioni francesi per rafforzare la moneta unica sul Forex questa settimana.

Bce preoccupata per banche ma non se gente perde soldi

David Lloyd della società di gestione M&G Investments ritiene che a giudicare dalle conversazioni tra gli esponenti del Board, si può dedurre che la Bce non sia troppo preoccupata dalla reazione dei mercati finanziari nel caso in cui debba decidere un irrigidimento delle sue politiche monetarie.

“Un qualsiasi segnale di rischio sistemico, come la vulnerabilitĂ  delle grandi banche” farebbe paura al direttorio della Bce. Se invece “il mercato obbligazionario subisce perdite massicce e la gente perde i propri soldi, rimarrebbero completamente tranquilli e sereni”, dice Lloyd, head of institutional portfolio management di M&G.

Sull’obbligazionario i rendimenti sui Bund tedeschi sono saliti di due punti base attestandosi allo 0,37% oggi, tornando sui massimi di 14 mesi dello 0,51% toccati prima dell’ultima riunione di politica monetaria della Bce, nella quale Mario Draghi ha segnalato come si fosse ridotta da parte della Bce l’urgenza di intervenire a sostegno di economia e mercati.

Sul mercato dei tassi di cambio, l’euro al momento decelerava prima del saliscendi durante la conferenza di Draghi. Ieri e nei giorni scorsi si è irrobustito nei confronti del dollaro, principalmente per via delle indiscrezioni su una ‘stance’ piĂą aggressiva della Bce. Nonostante la debolezza degli ultimi mesi, i giorni successivi al primo turno delle elezioni presidenziali francesi hanno favorito la moneta unica. Gli analisti staranno molto attenti ora ai possibili segnali di cambiamento nelle politiche monetarie della Bce. Per questo però l’idea generale è che bisognerĂ  aspettare il mese di giugno.

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