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Wall Street, Fidelity: c’era da aspettarsi simile tracollo, ecco cosa fare

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Gli investitori stanno correndo a liquidare le posizioni nell’azionario, in un contesto di repentino tracollo dei prezzi di Borsa: si tratta di uno scenario che secondo Fidelity International non dovrebbe però stupire. C’era da aspettarsi, dice Paras Anand, Responsabile dell’asset management per l’area Asia Pacifico del gruppo, che prima o poi la difesa di Wall Street e dell’economia negli Stati Uniti sarebbe venuta meno.

“Il brusco sell-off negli Usa probabilmente non ha colto nessuno di sorpresa. Gli investitori avrebbero piuttosto dovuto chiedersi come, a dispetto di una politica monetaria più restrittiva, un mercato del lavoro in contrazione e un prezzo del petrolio in aumento, gli Stati Uniti avessero continuato a essere così resilienti”.

Le spiegazioni possibili dietro all’uragano di vendite che si è abbattuto su Wall Street sono “miriadi”, osserva il gestore, ma la considerazione principale da fare riguarda il cambio di paradigma nelle strategie di investimento. Secondo Anand l’andamento dei prezzi del 2018 rinforza l’idea che “sia gli investitori attivi sia il numero crescente di strategie passive e sistematiche abbiano avuto un approccio ‘long momentum/short volatility'”.

Detta in altre parole, “gli investitori sono preoccupati delle previsioni di incertezza sul piano politico ed economico e hanno scelto le asset class e i settori che sembrano offrire fondamentali più solidi e hanno dimostrato un andamento dei prezzi più prevedibile”.

In questo momento, “il concetto di valore è divenuto secondario rispetto all’attenzione sui possibili alti e bassi del percorso. Al contrario, abbiamo visto significative cadute in parti del mercato in cui l’incertezza resta alta, come i mercati emergenti, la Cina e il Regno Unito, che stanno tutti scambiando ai minimi storici in questo momento”.

Dato che la previsione di medio termine per l’economia globale resta forte e che il graduale azzeramento dello stimolo monetario da parte della Federal Reserve è “un segno di ritorno a condizioni più normali, la risposta giusta per gli investitori ai segnali del mercato statunitense – che sta alla fine perdendo il momentum – è di andare a cercare valore in aree che hanno già subito vendite molto importanti“.

In una delle sedute peggiori dell’anno, il Dow Jones ha chiuso perdendo più del 3,10%, mentre il Nasdaq ha ceduto il 4,08%. In profondo rosso anche l’indice allargato S&P 500 che ha lasciato sul terreno il 3,27%. Sono i cali più intensi da febbraio, periodo che è stato caratterizzato da un mini flash crash che ha ricordato il crollo a candela del 2010 e che è stato segnato dall’implosione delle puntate short sull’indice della volatilità VIX.

I mercati sono innervositi dal balzo dei rendimenti dei Treasury decennali oltre la soglia del 3,25%. L’incremento del costo del denaro dopo anni di tassi zero sta già frenando la domanda di mutui e potrebbe pesare presto anche sugli investimenti delle aziende, nonché sui consumi degli americani – che sono fondamentali per l’espansione della prima economia al mondo.

Un altro fattore negativo è quello relativo all’escalation della guerra commerciale tra Usa e Cina. Donald Trump ha minacciato di imporre ulteriori dazi contro Pechino. Intanto le tariffe già adottate iniziano a farsi sentire, come dimostrano gli avvertimenti giunti nelle ultime ore dai conti deludenti del colosso francese del lusso LVMH e del gruppo Usa di vernici PPG Industries.