Investimenti

Tassi negativi mettono in crisi anche i conti delle banche centrali

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NEW YORK (WSI) – Dai piccoli risparmiatori tedeschi arrivando fino alle grandi società dell’assicurazione vita e del credito, sono in tanti a essersi lamentati con le politiche monetarie espansive che hanno schiacciato i rendimenti a zero o negativi. Ma c’è un altro gruppo che sta pagando le conseguenze delle condizioni distorte attuali: le banche centrali.

La strategia ultraespansiva deve ancora sortire gli effetti sperate in paesi come il Giappone e regioni come l’Europa, tanto che i banchieri centrali non sanno più quali misure adottare per rilanciare la crescita e rinfocolare l’inflazione. Addirittura governatori come Mario Draghi (Bce) e l’ex presidente della Federal Reserve Ben Bernanke hanno aperto la porta alla possibilità di dare soldi direttamente a imprese e cittadini (“helicopter money“) se vogliono evitare di essere responsabili dello scoppio di una nuova crisi.

Nel frattempo non solo investitori e banche, ma anche gli istituti centrali che sono all’origine delle politiche di tassi sotto zero, ne subiscono l’impatto negativo. I gestori delle riserve sono chiamati a correre qualche rischio in più per conservare il patrimonio. Per farlo devono giocoforza adeguare le loro strategie di investimento e di portafoglio al nuovo contesto, dando la caccia ai pochi rendimenti disponibili in giro, acquistando titoli rischiosi.

Da un sondaggio condotto tra i gestori delle riserve di 77 banche centrali, che sono responsabili di un patrimonio complessivo pari a 6mila miliardi di dollari, è emerso che la stragrande maggioranza degli interpellati sta cambiando la propria strategia di portafoglio e sta comprando asset sempre più rischiosi.

“Siccome una delle missioni delle banche centrali è quella di difendere e conservare il capitale, investire in titoli che le costringono a perdere denaro non ha molto senso”, spiega al Financial Times Christian Deseglise, head of central banks, sovereign wealth and public funds presso HSBC, che ha condotto il sondaggio.

“Devono agire con un approccio più aggressivo se vogliono generare rendimenti e in alcuni casi questo vuol dire prendere maggiori rischi”. È proprio quello che sta accadendo.

Sebbene il ruolo più noto delle banche centrali sia quello di stabilire il livello dei tassi di interesse e stampare denaro, gli istituti sono anche tra i maggiori investitori al mondo. Secondo i calcoli del Fondo Monetario Internazionale le riserve in gestione a fine 2015 erano del valore astronomico di 10.900 miliardi di dollari.

I risultati del sondaggio curato dalla banca britannica e da Central Banking Publications dicono che i gestori delle riserve stanno comprando o “prendendo in seria considerazione” l’idea di acquistare crediti, cartolarizzati in titoli obbligazionari Abs, oppure quella di uscire dal mercato delle valute che sono maggiormente penalizzate dai tassi negativi.

 

Fonte: Financial Times