Economia

Superbonus, chi si salva con le deroghe?

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Incapienti, Onlus, case popolari e super sismabonus sono le quattro deroghe allo stop alla cessione del credito legato al Superbonus che potrebbe valutare il Governo.

Superbonus: stop immediato alla cessione del credito

Il governo dal 17 febbraio 2023 ha eliminato la possibilità di fruire, in luogo della detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi, della cessione del credito o dello sconto in fattura per i lavori edilizi. Una facoltà che resta solo per gli interventi in corso per i quali, prima del 17 febbraio, sia stato già presentato il titolo abilitativo.

Una novità che ha causato inevitabilmente una lunga serie di polemiche e proteste da parte delle associazioni di categoria considerando il problema dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi.

Il vicepresidente di Ance, Stefano Betti, in audizione presso la commissione Finanze della Camera ha parlato di situazione esplosiva, così come il presidente di  Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa secondo cui è necessario “consentire fino al 30 aprile l’utilizzo della cessione del credito e dello sconto in fattura e mantenere questo meccanismo per gli interventi nelle unità immobiliari indipendenti, che riguardano nel 2023 le famiglie a basso reddito”.

“I bonus edilizi avevano creato un effetto allucinogeno”. A sostenerlo è il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

“E’ come quando uno dipende da una droga: ne chiederà sempre di più. Allora devi interromperla e semmai gli dai il metadone…”quei 110 miliardi di crediti qualcuno li dovrà pagare”. E dato che “riconosceremo i diritti acquisiti di chi ha già presentato un progetto o una comunicazione asseverata di inizio lavori entro il 25 novembre 2022”, ci sarà anche “altro debito fiscale […] Quel meccanismo del Superbonus aveva generato un’illusione: certi cittadini e certe imprese hanno iniziato a dare per scontato che lo Stato avrebbe pagato subito a tutti l’intero costo dei lavori, non a rate in cinque anni. Ma questo non è mai stato un diritto. Abbiamo dovuto riportare un po’ di ordine, mi pare che tante persone abbiano capito. […] C’è gente che ha vergogna di averlo usato. […] Iinevitabile che ci sia un impatto del bonus sul debito pubblico. Nella Nadef avevamo stimato un utilizzo forte dei crediti d’imposta, ma non così forte come poi si è manifestato”.

Però “la reazione del mercato e delle autorità europee mi sembra positiva, perché tutti apprezzano che si sia fatta chiarezza e si sia tirata una riga. Nel frattempo l’Istat ha incolpato il Superbonus dell’aumento del deficit degli anni scorsi, circa 80 miliardi di quelle spese fiscali, che in tutto valevano 110 miliardi a fine 2022.

Le possibili deroghe allo studio

Momentaneamente accantonata l’ipotesi della compensazione con gli F24 delle banche relativi ai versamenti delle imprese e degli istituti di credito, il governo starebbe studiano altre soluzioni per i crediti incagliati connessi alla cessione del Superbonus. In particolare, sarebbero quattro le categorie di deroghe allo stop alla cessione del credito.

Una delle ipotesi sul tavolo del ministero è quella di riaprire agli incapienti, ossia chi ha redditi bassi e dunque versa meno imposte, magari per un periodo di tempo limitato, la possibilità di cedere ad altri il credito a cui si avrebbe diritto. Poi c’è la categoria del Sismabonus ordinario, che consente di portare in detrazione le spese sostenute per effettuare i lavori di riduzione del rischio sismico, migliorando la classe sismica dell’immobile oggetto dell’intervento. Il bonus si può richiedere fino al 31 dicembre 2024 e l’aliquota della detrazione può andare dal 50 all’85% in base a determinati parametri e alla tipologia di lavoro compiuta sull’edificio. L’idea allo studio sarebbe quella di prolungare i termini di scadenza.

Infine, il capitolo onlus e case popolari. Il Superbonus 110% per i lavori di riqualificazione relativi agli istituti autonomi delle case popolari ha avuto la proroga sul termine dei lavori al 31 dicembre 2023, ma a condizione che siano stati eseguiti entro il 30 giugno dello stesso anno almeno il 60% dei lavori. Dunque, il governo potrebbe decidere di prorogare ulteriormente.