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Spread scende da quota 300, in Usa scatta allarme curva di Phillips

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Lo spread di rendimento tra Italia e Germania si è riaffacciato in area 300 punti base prima di scendere poco sopra quota 290. I mercati sono incerti sulla direzione da prendere in un contesto particolarmente delicato per l’economia e la finanza mondiale, tra Brexit, guerra commerciale, continuo braccio di ferro sui conti pubblici italiani e ripresa economica globale in forse. In Europa la seduta delle Borse principali è incerta, mentre in Asia l’azionario è positivo ma senza grande slancio, a parte Pechino che guadagna l’1% circa. La speranza del mercato è che Pechino intraprenderà misure a sostegno dell’economia. Inoltre si apre uno spiraglio di pace nella sfida a colpi di dazi tra le prime due potenze al mondo. I trader ultimamente incontrano una certa difficoltà nel decifrare i segnali contrastanti sulle prospettive della disputa commerciale sino americana. Ma l’idea che Donald Trump e Xi Jinping ceneranno insieme sabato – evento che per la Casa Bianca rappresenta “una grande opportunità”, favorisce il sentiment.

Sul mercato obbligazionario secondario i Btp a due anni in compenso hanno recuperato molto terreno nelle ultime sedute come conseguenza dell’apertura del governo all’Ue sul piano di bilancio. I rendimenti hanno perso 80 punti base in una manciata di giorni, ossia da quando l’esecutivo giallo verde si è detto pronto a venire incontro ad alcune delle richieste della Commissione europea sul rapporto deficit Pil e sulle misure giudicate troppo espansive e compromettenti per la stabilità del debito pubblico, il terzo più alto al mondo. Tuttavia il vice presidente dell’organo esecutivo Ue, Valdis Dombrovskis, ha fatto sapere intervistato da La Stampa che la correzione da apportare alla legge di bilancio deve essere ancora più consistente di quella proposta dall’Italia.

Intanto in Usa si inizia a temere per un rallentamento della crescita portentosa americana degli ultimi tempi. Le misure di stimolo fiscale di Trump stanno per venire meno e il mercato del lavoro è particolarmente “tight”. Tanto è vero che si torna a parlare di Curva di Phillips, quella teoria secondo cui il rapporto tra tasso di disoccupazione e inflazione è molto forte e inversamente proporzionale. Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione è sceso a ottobre al minimo dal 1969, mentre l’inflazione ha iniziato a surriscaldarsi. In caso di bassi livelli di disoccupazione, le aziende fanno fatica a trovare la forza lavoro di cui avrebbero bisogno quindi sono pronte a offrire salari più alti, che tuttavia generano un aumento dei prezzi. Questa condizione preoccupa gli investitori che preferiscono in linea generale non prendere troppi rischi e chiudere qualche posizione rischiosa prima della fine dell’anno.